Tag
amori adolescenziali, c'e' anche un po' d'Italia, cinecomics, Cobie Smulders, Jacob Batalon, Jake Gyllenhaal, Jon Watts, Marisa Tomei, Marvel, Samuel L. Jackson, supereroi con superproblemi, Tom Holland, Zendaya
Che il modello Marvel funzioni ormai è un fatto assodato, tanto che spesso lo si dà per scontato, quasi fosse un risultato tutto sommato semplice portare a casa bene o quantomeno dignitosamente ogni film supereroistico su cui si mette mano, grande o piccolo, prequel o sequel, super blockbusterone dai costi vicini a una manovra finanziaria o cauto esperimento finanziato con il minimo sindacale.
Con l’acquisizione di Marvel e FOX da parte di Disney diventa sempre più rara l’occasione fornita da Spider-Man: Far From Home: la possibilità di vedere il modello Marvel usato da terzi con le stesse facce e le stesse storie. Attori dell’ecosistema MCU impegnati in un progetto che sulla carta è il più possibile ricalcato su quella famosa formula infallibile, ma che anche qui evidenzia uno scarto, una distanza minima ma percepibile rispetto a quando Marvel Studios è totalmente in controllo della lavorazione e non coinvolta fino a un certo punto, come supervisore e consigliere sul campo. È in quello scarto minimo che si nasconde il valore aggiunto dei Marvel Studios, quel quid che rende i film visti da spettatori come spontanei, semplici e quasi intuitivi, ma che in realtà sono quasi l’esatto opposto. Lo testimonia la pila di epigoni Warner Bros/DC, per cui quell’intercapedine tra modello e riproposizione si è rivelata spesso un baratro.
Continua a leggere