Tag

, , , , , , , , , , ,

Potevo parlarvene settimane fa quando, grazie a un colpo di fortuna micidiale, mi sono aggiudicata due biglietti gratuiti per l’anteprima (perché aggiungere questa informazione inutile? Perché talvolta mi piace far rosicare la gente, dato che di solito lo faccio io). Il tempo però è stato tiranno e sono riuscita a malapena ad anticipare la validità del film su twitter.
Faccio la brava e metto fuori dal cut l’informazione davvero importante: Ralph Spaccatutto è l’ennesima riprova che per chi cerca i nuovi film della Pixar, bisogna bussare in casa Disney (e viceversa). Un’ottima pellicola Pixar, che però gioca molto su un terreno già battuto in passato. Ma se avete diciamo tra i 25 e i 40 anni, la adorerete (specie se frequentate postacci come l’Angolo di Farenz).
Avendo abbassato drasticamente le possibilità che qualcuno continui a leggere, mi lancio nelle elucubrazioni del caso.

Ralph Spaccatutto Ralph Vanellope

La visione di Ralph Spaccatutto è esaltante, per tutta una serie di motivi. Innanzitutto è preceduto da un corto (ehi, ma aspetta, questa storia dei corti non era della Pixar? APPUNTO!), Paperman, all’altezza delle aspettative. Oddio, a voler essere proprio sincera mi ha parecchio irritato che il protagonista possa avere il nasone mentre la protagonista sia la classica tipa plain-gnocca (perché quella non è una plain jane manco per sbaglio). Ok il bianco e nero, ok la poesia, ok il rossetto rosso, però sarebbe anche ora che in certe romanticherie anche a lei fosse concesso di avere un qualche tratto somatico non perfetto.

Il film, tecnicamente, mette i brividi. Quello che stupisce non è il livello di singole pellicole, ma proprio quello medio dei più recenti film d’animazione computerizzata. Qui non era poi difficilissimo, dato che a scenari stile videogioco sparatutto o alla coccoloseria dolciaria di Sugar Rush (mondi tecnicamente più impegnativi) si alternano ambientazioni più classicamente pixellose e meno impegnative dal punto di vista poligonale.
Più che approfittarne però, il film sfrutta questa alternanza di design accentuandola il più possibile e creando un orizzonte d’immaginario visivo dalla varietà spiazzante. In questo momento vorrei ricordare tutti i poveretti asiatici che per mesi hanno animato gli scenari pastello-flashanti di Sugar Rush, il videogioco tutto colori pastello, glitter e dolciumi da cui proviene Vanellope; il vostro sacrificio e il vostro tasso glicemico valgono ben una menzione. Per darvi un’idea del livello di delirio coccoloso del gioco, vi dico solo che sono le AKB48 a cantare la canzone fasulla dedicata al videogioco. Ecco.

Ralph Spaccatutto vanellope cart

D’altronde lo si era già capito dal promo mesi fa (che non a caso aveva generato un’aspettativa più che discreta): la storia della pellicola, ancorché interessante, era quasi un pretesto per costruire una carrellata micidiale di gag, easter egg, citazioni, rimandi ed effetti nostalgia potentissimi per il mondo video-ludico ai suoi albori. Certo, questo non assicurava che il risultato sarebbe stato spassoso e perfettamente funzionante come invece si è poi rivelato, ma la strada era già ampiamente spianata. Non è la prima volta, quest’anno, che si parla di film ad effetto nostalgia. Stavolta il sottobosco è quello delle sale da giochi, delle prime console della Nintendo, di un certo modo di essere adolescenti un paio di decenni fa (sebbene il film sia ambientato nel nuovo millennio).
Non mancano di certo rimandi al mondo video-ludico contemporaneo (vedi il neanche troppo mascherato Heroes Duty), ma è evidentemente un fortissimo intento perculatore nei confronti degli stessi, generato proprio dallo sguardo di chi è cresciuto con giochi come Felix aggiustatutto rispetto a chi sta crescendo con i survival games o gli sparatutto in prima/terza personaLa scelta è vincente; a patto di masticare un po’ di trame tipo Call of Duty, Metal Gear Solid e affini, uno dei personaggi più autenticamente esilaranti è proprio quello del sergente Tamora Jean Calhoun, accompagnata dal pesante fardello del suo passato. Il fatto che poi il personaggio sia la copia carbone della vera Jane Lynch (che presta anche la propria voce) non fa che aumentare l’effetto comico.

Ralph spaccatutto Ralph heroes duty Ralph Spaccatutto è esaltante proprio perché ha una sceneggiatura che spacca (chiedo perdono, non sono riuscita a trattenermi). Tutti i valori positivi e il ribaltamento dei ruoli (il cattivo che si vuole conquistare una medaglia e veder riconosciuto dai colleghi di videogioco il proprio contributo) da sempre protagonisti dei film Pixar sono intervallati a un quantitativo allucinante di citazionismo retrò che ora arriva all’intero pubblico in sala (chi non conosce Pac-Man?) ora è diretto verso chi si è slogato i pollici anni addietro nelle sale giochi. E’ il classico film che richiede una visione col pollice sul tasto pausa del lettore dvd, per poter cercare tutte le apparizioni e le ospitate sullo sfondo.
Il citazionismo non si limita però al mondo dei videogiochi, ma coinvolge un numero impressionante di brand alimentari, giocattolari e via dicendo. Forse il lavoro migliore è stato quello faraonico del settore marketing, in grado di ottenere un numero ragguardevole di autorizzazioni ad usare questo e quel marchio, quasi sempre per aumentare il tono comico della pellicola. Dove il marketing ha fallito, la somiglianza, i rimandi laterali e le allusioni ovvie hanno fatto il resto. Non paghi, si sono anche costruiti interi nuovi territori su cui mettere in moto la grande macchina dell’oggettistica e del collezionismo. Mentre lo vedevo non potevo fare a meno di pensare come un film del genere, con la sola Sugar Rush, rappresenti una manna dal cielo per l’impero Disney e le sue ramificazioni Disney Store. Io, per esempio, vorrei tantissimo uno dei pop corn che stavano sugli spalti del videogioco.

Sui personaggi non starò nemmeno a dilungarmi, sono le classiche figure che la Pixar sa rendere memorabili anche con il minutaggio di una singola pellicola. Ralph, Vanellope, Felix (modellato su e doppiato da Jack McBrayer, il Kennett di 30Rock!) Calhoun ma anche tanti, tantissimi personaggi che appaiono solo di sfuggita ma che poi si rivelano fondamentali per lo sviluppo della trama (vedi i condomini di Felix Aggiustatutto). Quando poi un personaggio potrebbe camminare e muoversi normalmente, ma lo fa “a scatti” come in un videogioco ed emette pure gli effetti sonori tipici dello stesso, non si può non percepire l’amore e il coinvolgimento di chi ha lavorato a questo progetto.

Ralph Felix balla

Lo vado a vedere? Ralph Spaccatutto merita davvero una visione, nonostante il pubblico italiano l’abbia sostanzialmente snobbato per andare a vedere altro (e non voglio nemmeno indagare su altro cosa). All’uscita dalla sala l’umore è decisamente alto, così come il monte risate/ghignate durante la visione. Certo, tornandoci su a mente fredda è difficile non considerare come si tratti nei fatti di una forma nobile di riciclaggio del passato. Voglio dire, un protagonista grosso e burbero, la sua spalla un po’ pasticciona, una bambina che sembra un problema e invece riesce a rivelare il lato tenero del burberone, creando un legame affettivo fortissimo tra i due. Dice niente? Eh sì, Monsters & Co. Il dubbio è sempre più pressante: esauriti i ricicli e le vecchie glorie in sequel, Pixar riuscirà a sfoderare di nuovo la sua carica innovativa?
Ci shippo qualcuno? Mhhh, no. Ralph e Felix? Eh, adesso che mi ci fate pensare, potrebbe essere, ma nel qual caso, siete veramente in uno stadio avanzato di sottotestismo acuto.
Coefficiente musichina della vittoria di Final Fantasy? Uhhhh, insuperabile!