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Bradley Cooper, David O. Russell, Jacki Weaver, Jennifer Lawrence, la forza salvifica dell'Ammmore, Oscar, Oscar 2013, Robert De Niro
Certo che a volte sono davvero cretina. Mentre ero al cinema a vedere Silver Lining Playbook la mia opinione sintetica era “Cioè, in pratica è The Fighter in chiave commedia con il ballo”. 122 minuti di film e secondo voi mi ha mai sfiorato anche solo il dubbio che il regista potesse essere lo stesso? No. Ehm.
Lo scrivo prima del cut perché so come la gente approda qui da Google: Silver Linings è un modo di dire inglese che significa vedere il lato positivo anche le situazioni più drammatiche. Playbook invece credo sia una raccolta di schemi, in questo caso di ballo.
Quindi sì, il titolo italiano è azzeccato, anche se vorrei sperticarmi in lodi per quello del libro da cui è tratto…cosa c’è di più aulico e sognante de “L’orlo Argenteo delle Nuvole”?
Stavolta, quasi telegrafica.
Silver Linings Playbook è un piccolo film delizioso, che parla di disagio mentale senza tutto l’approccio dal film PESO che uno focalizza nel cervello alle parole “film sul disagio mentale”.
Gli evidenti problemi dei protagonisti infatti tendono a sbiadire nella memoria con il passare del tempo, mentre rimangono i loro battibecchi, il loro avvicinarsi fatto di piccoli tradimenti, ripicche e sotterfugi, che coronano in una prova di fiducia reciproca commovente e molto liberatoria, qualcosa di simile alla versione di adulta e di coppia del buffo climax di “Little Miss Sunshine”.
Di contorno, le loro incasinatissime e soffocanti famiglie, l’eco più forte dal precedente film di David O. Russel. Sono famiglie intrise di tenerezza e vera affezione, il tutto però espresso in modo così sbagliato e impacciato da rendere necessario per i protagonisti uno spazio loro, una valvola di sfogo.
Così Pat, appena dimesso dall’ospedale psichiatrico dopo problemi di bipolarismo, e Tiffany, divisa tra il lutto per la morte del marito e la lotta contro una sex addiction, finiscono per concentrarsi su una gara di ballo a cui lei vuole partecipare e questo strano legame riequilibra tutti i complicati rapporti tra parenti che ingarbugliavano la pellicola.
Il film ha una trama discreta e una buona regia, ma fa il vero salto di qualità con la scelta degli interpreti, veramente capaci di incarnare un’America lontana dall’immagine patinata o drammatica che spesso da di sè. Sono persone oltremodo comuni, talvolta volgari, che colpiscono per la loro dissonanza nel vestiario e nell’atteggiamento con la messa in scena, rendendo evidente come in altre pellicole questi aspetti siano accuratamente abbinati al tono dell’opera.
Sono tutti veramente encomiabili, persino un redivivo Robert De Niro, al fianco di una sempre gradevole Jacki Weaver. Personalmente non amo molto Bradley Cooper, ma credo sia perlopiù dovuto al fatto che il tipo di personaggi che porta sullo schermo sono quelli che mi fanno sentire fortemente al disagio, come nel caso di Pat.
Jennifer Lawrence un po’ a sorpresa con questo film ci ha vinto un Oscar: forse un riconoscimento che meritavano di più altre nominate, ma sicuramente la sua Tiffany non l’ha fatta sfigurare. Una parte impegnativa, che richiede un impegno anche fisico, una continua taratura che faccia convivere il lato emotivo e fragile del personaggio con quello prorompente e disinibito. Dai tempi di “Winter Bones” la Lawrence si fa notare dall’Academy con ruoli femminili piuttosto forti, legati all’America più autentica e selvaggia. Certo che Tiffany è veramente un personaggio inconsueto e la credibilissima spontaineità con cui Lawrence copre e scopre il suo corpo, così come copre e scopre le sue intenzioni nei confronti di Pat, non sono poi così comuni.
Lo vado a vedere? Silver Linings Playbook è davvero un bel film da recuperare, se ve lo siete lasciato sfuggire. Credo sia la pellicola dell’anno scorso che più si merita la definizione di “autentico”.
Nonostante subodori di dramma, in realtà risulta parecchio comico, ma è anche caldo, rassicurante, pieno di emozioni veramente sentite. Non è il mio genere, ma potrebbe essere il vostro. Se vi piace la Lawrence, lo dico da donna: qui è ipnotica.
Ci shippo qualcuno? Direi di no.
Bellissimo, si ride tanto, ci si innervosisce tantissimo – il disagio dei personaggi non scade mai nel lezioso, fa male davvero – e ti lascia felice ma anche un po’ col magone. Insomma, si amano tantissimo, ma sono tutti disoccupati! Ce li vedi a lavorare nel ristorante del padre? Un bipolare, un maniaco ossessivo e una manipolatrice…mah!