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È tutto sommato complicato valutare quanto sia qualitativamente buono questo Year’s Best SF 14 (anno 2009), specie in rapporto a “Graffiti nella Biblioteca di Babele”, corrispondente al volume 16 (anno 2011), l’ultimo volume proposto da Urania prima di “Nove Inframondi” e il primo a uscire in ebook, risultando quindi tuttora reperibile.
Oltre ad essere profondamente diversi per tipologia di storie selezionate, “Nove Inframondi” vanta un parterre di firme decisamente più blasonato del suo predecessore. Tuttavia la scelta abbastanza infelice di dividere il volume 14 in due parti rende impossibile (per ora) dire se questa prima parte sia la migliore e le ciofeche si nascondano nella seconda o se, effettivamente, la raccolta del 2009 curata da David G. Hartwell e Kathryn Cramer testimoni uno anno davvero fecondo per la produzione di storie brevi a tematica fantascientifica.

La prima differenza lampante tra le raccolte 14 e 16 è che la prima raccoglie racconti più vicini alla fantascienza “pura”, mentre “Graffiti nella Biblioteca di Babele” era un prisma di ibridazioni tra fantascienza e altro, i cui risultati erano parecchio altalenanti. Invece Nove Inframondi presenta nove mondi evidentemente futuristici, dove la tecnologia (specie le branche dell’informatica) hanno compiuto un evidente balzo rispetto allo stato dell’arte attuale. La raccolta è molto ricca di androidi, viaggi spaziali e alieni, anche se l’importanza crescente delle nanotecnologie e della manipolazione genetica imprimono un respiro decisamente poco retrò ai racconti presentati.
Anche le riflessioni che gli autori distillano dai loro setting immaginari sono piuttosto canoniche rispetto al genere di partenza, andando a parare sulle angosce esistenziali del genere umano, sulla caducità della vita e sulla capacità sempre crescente delle macchine di spiarla e manipolarla. Le distopie e i mondi dalla dittatura opprimente sono numerosi e in generale è percepibile una vena di angoscia e preoccupazione verso il futuro e il progresso dell’Umanità in quanto tale, in un 2009 vessato dalla prima frustata di una crisi economica che ha mietuto parecchie vittime anche nella nicchia letteraria dove sopravvivono riviste ed editori del genere.
In generale comunque è innegabile che Nove Inframondi sia una (prima parte di) raccolta ben superiore alla media, dove racconti mediocri sono assenti e la scelta dei migliori ricade semplicemente sui gusti del singolo lettore. D’altronde viene un po’ a mancare il fine di “trampolino di lancio” che il numero 16 aveva ricoperto, dato che Bacigalupi, Gaiman e Chiang (un terzo della raccolta) sono ben oltre l’aver bisogno di presentazioni, anche tra il pubblico meno avvezzo. Insomma, andare sull’usato sicuro (e pescare il restante da Asimov’s, la rivista più famosa, che attrae i racconti migliori) paga sempre.

Arkfall di Carolyn Ives Gilman ★★★★½
Presentare una storia molto lunga a inizio raccolta paga sempre in termini d’impatto ma credo non sia un caso che i curatori abbiano deciso di aprire con Arkfall. Gilman è  semplicemente strepitosa, in grado di bilanciare perfettamente le parti tecniche più spinte (il funzionamento delle arche, a cavallo tra piccoli sottomarini supertecnologici e meduse dotate di autopoiesi), il contesto sociologico di un mondo di difficile colonizzazione e la straziante vicenda umana di Osaji, costretta in un difficile rapporto di dipendenza con Mota, la nonna non più autosufficiente che con il suo atteggiamento passivo-aggressivo la tiene legata a sè.
Meravigliosamente scritto, attentamente gestito e, nonostante le tematiche tutto sommato abbastanza deprimenti, regala un notevole sense of wonder. Forse il migliore della raccolta.

Il segreto della vita sta nell’avere un’identità permeabile, non per non essere chiari su chi si è, ma per sovrapporsi un po’ agli altri ai bordi.

Arancione di Neil Gaiman ★★½
Più che un racconto, un esercizio di stile ottimamente condotto. Raccontare una storia attraverso le 70 risposte brevi a un questionario è un notevole sfoggio di bravura, ma la storia è quasi inesistente e decisamente dimenticabile.

Memocane di Kathleen Ann Goonan ★★★½
Altro notevole racconto, capace di essere profondamente fantascientifico pur sistemandosi in un bellissimo setting naturale, una sorta di cuore selvaggio americano, un cottage perduto tra le montagne. Anche qui i contenuti non sono certo leggeri: rapporti distrutti dalla morte di un figlio, repressione sociale della libera informazione, purghe dittatoriali, di nuovo l’assistenza a una persona non più autosufficiente. L’aspetto migliore è che tutta la tecnologia inserita da Ann Goonan serve solo a mostrare quanto lo strazio di un genitore che perde un figlio renda ridicolo e senza senso il continuo rincorrersi della violenza a fini dispotici.

L’uomo è ancora nemico di se stesso, e deve ancora trovare Dio dentro di sè per superare il desiderio di uccidere. E prima, deve trovare sbagliato uccidere.

La pompa sei di Paolo Bacigalupi ★★★★
Bacigalupi è l’autore che mancava al genere: capace di conclusioni amarissime sull’involuzione a cui è destinata un’umanità sempre più incapace di riconoscere il merito dei singoli, con uno stile graffiante, scanzonato, piuttosto diretto e tutto fuorché compassato. Forse il migliore per chi non è particolarmente amante del genere. Sicuramente una firma da tenere d’occhio.

Boojum di Elizabeth Bear e Sarah Monette ★★½
Una bella ibridazione tra pirati e guerre interstellari, con un punto di vista freschissimo di una giovane protagonista, innamorata della nave/creatura vivente Boojum a bordo della quale compie razzie. Dopo tanto pessimismo un bel sospiro di sollievo e avventura. Di certo non imperdibile, ma gradevole e ben scritto.

Espiazione di Ted Chiang ★★★★
Se un nome è particolarmente noto, un motivo ci sarà. Altro sfoggio di bravura e competenza tecnica per un racconto finemente cesellato di un alieno alla ricerca del segreto della sua capacità di ricordare. Non è da tutti descrivere in presa diretta un’auto-lobotomizzazione aliena e non è da tutti farlo con questa eleganza. Forse un filo distaccato rispetto agli altri, ma veramente intrigante.

Traditrice di Mary Rickert ★★★
Rickert è tutt’altro che trattenuta invece. La fantascienza sta al minimo in un raccolto emotivamente potente, dove finalmente il fronte degli oppositori al regime tirannico di turno assume tinte ben più fosche della media. Nel mentre, una terribile storia d’amore tra madri e figlie.

Quello che mi rende debole e strano verrà rimosso con l’ingegneria di Cory Doctorow ★★★
Fin da subito è chiaro che stavolta abbiamo a che fare con un mondo privo di libertà i cui meccanismi sono già assestati in equilibrio: da una parte i persecutori, la Securitat, dall’altra una popolazione oppressa e nel mezzo una sorta di ordine ascetico dedito all’elaborazione dati di cui fa parte il protagonista, Lawrence. L’intero raccolto funziona alla perfezione nel mostrare quanto l’equilibro iniziale sia tutt’altro che privo di ambiguità.

Viaggio su Oblivion di Mary Rickert ★★
Personalmente provo una repulsione fisica verso le commistioni tra fantascienza, mitologia indiana e echi new age, ma questa storia è la decisamente la meno peggio che leggo in questo filone da molto tempo.

Nove Inframondi di AA.VV., a cura di David G. Hartwell e Kathryn Cramer, Urania 1595, 196 pp, 2,99 euro (versione ebook), 2013.