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vanishing waves locandinaQuando ci si lamenta di una certa asfitticità del panorama cinematografico, specie se paragonato alla produzione televisiva, si tende a scordare un piccolo grande particolare: non c’è solo l’America. Indubbiamente l’immaginario americano è il più prominente e pervade ogni nazione con una sala cinematografica attiva, ma è anche vero che nelle pieghe delle cinematografiche nazionali più sconosciute si nascondono produzioni inimmaginabili altrove.
Vanishing Waves è un film così anomalo da aver attirato l’attenzione di chi è alla spasmodica ricerca di storie elitarie con cui riempirsi la bocca: lungometraggio lituano, genere fantascientifico, forte ascendente erotico, scritto e diretto da una donna. Sembrava essere il candidato più forte per la corsa agli Oscar 2013, ma la commissione lituana (non nuova a scelte inaspettate) ha dirottato su altro. Nel frattempo però ne avevo già sentito parlare e grazie ai potenti mezzi della scienza e della tecnica, ho finito per vederlo.


Conosciuto anche con il titolo meno evocativo di “Aurora”, questo lungometraggio è sicuramente un’esperienza visiva rara, almeno nella produzione cinematografica più accessibile. Kristina Buozyte è alla prima prova importante e si nota subito dalla voglia di metterci dentro quanto di più artistico e sofisticato riesca ad elaborare con un budget nemmeno troppo contenuto e sfruttato alla stragrande. Il risultato è un film che osa come pochissimi altri, specie sul lato più artistico e visivo, sconfinando ora nel lirismo del cinema d’autore più ricercato ora nell’involontario senso del ridicolo di quando ti prendi sul serio e invece era una pessima idea.

vanishing vaves aurora house

Alla regista vanno però riconosciuti diversi meriti. Innanzitutto di aver sfornato un film tutto sommato contenuto ma decisamente ambizioso; non solo per la storia, anche le immagini e, per quanto possibile, il versante tecnico fanno di tutto per occutare la provenienza “povera” da una delle cinematografie meno sviluppate dell’est europeo, che quest’anno però pare abbia sfornato diverse pellicole interessanti.
La storia richiama la fantascienza dove la scienza è un solido punto di partenza per parlare di relazioni umane. Lukas (Marius Jampolskis), uno scienziato coinvolto in un rapporto che non lo infiamma, fa da cavia a un primo test volto a indagare le dinamiche dello scambio d’informazioni a livello neuronale. Viene scelto un soggetto comatoso per evitare che la quantità di informazioni sopraffaccia lo scienziato e gli viene raccomandato di impattare al minimo sui sensi del donatore. Lukas si attiene così meticolosamente alle direttive che la prima volta che vede un altro essere umano durante gli esperimenti, lo limona. La ragazza, Aurora (Jurga Jutaite), si rivela presto essere il soggetto comatoso, teoricamente in grado di svegliarsi ma bloccata da qualcosa. In uno scenario virtuale di sensi ovattati e pulsioni a briglia sciolta, Lukas pian piano indaga per immagini allegoriche cosa sia veramente successo alla ragazza.

vanishing waves jurga aurora

Questa storia è condotta con ben poche concessioni al romanticismo da parte della cosceneggiatrice, anzi, dato il punto di vista adottato per raccontare Aurora anche sul piano della passione carnale, avrei scommesso su un regista di sesso maschile. Pur essendo una storia sentimentale “Aurora” è tagliente, minimalista fino ad essere freddo, persino nelle numerose scene di nudo. Forse in questo concorre una certa tara geografica, oltre a innumerevoli richiami artistici da mezza Europa. Buozyte parla di Antonioni, difficile però non sentire echi di Bergman e Cronenberg innanzitutto, più altri che si perdono in un’allure da film d’autore europeo degli anni ’60 e nella mia oggettiva scarsa familiarità con quest’epoca cinematografica.
La forza della regista è l’approccio adottato, mimetico a quegli anni in cui i condizionamenti sul regista potevano essere esclusivamente artistici. Bouzyte persegue la sua visione d’insieme fino a risultare ridicola (la scena dei protagonisti che rotolano nudi sul parquet è tremenda, ma anche la scena del banchetto risulta parecchio WTF) ma senza mai aver paura di farlo, senza mai essere troppo impegnata a risultare ricercata per trattenersi. Zero autocompiacimento e tanta voglia di parlare per immagini, una dote rarissima.

Sfortunatamente la Lituania ha deciso di non giocare questa carta, anche se il film si era già assicurato una minuscola release in America. Non so quanto abbiano pesato su questa decisione la deriva pesantemente erotica e la buona fetta di dialoghi in inglese (oddio, inglese…i sottotitoli per le battute pronunciate in inglese non sarebbero risultati così superflui), tuttavia è un peccato perché sarebbe bello vedere la Buozyte alle prese con budget decenti e attori più blasonati dopo essersi fatta notare con questo titolo, come accade ciclicamente per tanti esordienti ambiziosi.

vanishing waves aurora lukas

Lo recupero? Assolutamente sì se sei un cultore della roba strana o del titolo sconosciuto da sfoderare nelle discussioni per mettere a tacere la concorrenza. Il film è sempre lì lì tra l’esperimento ambizioso e la vaccata cosmica, ma è sicuramente un’esperienza abbastanza rara nel cinema di oggi.
Possibilità di vederlo in Italia? Data la mancata candidatura, meno di zero.
Si potrebbe fare in Italia? Non ne sarei così sicura e non mi riferisco solo alla naturale refrattarietà dei nostri produttori e del nostro mercato per ogni genere che non sia il poliziesco. Anche nel comparto degli effetti speciali non ha molto da invidiare a un “La Grande Bellezza” (là i fenicotteri, qui la libellula ovulofaga) che gode di ben altra produzione.