Tag

, , , , , , , , , , , , , ,

europaA mio parere, il miglior film di fantascienza dell’anno appena conclusosi e una delle migliori pellicole dello stesso. Di più, Europa Report mi ha così conquistato che per ora si affianca a Moon e District 9 nell’angolino dei film fantascientifici da ricordare, nonostante gli evidenti limiti di budget, in attesa di vedere come regge sul lungo periodo.
Perché allora ne avete sentito parlare così poco, almeno al di fuori del giro degli appassionati grazie al quale io stessa ne sono venuta a conoscenza? Semplice, perché si tratta di un vero film di fantascienza, senza mediazioni e ibridazioni di sorta. Quello e Sharlto Copley, la musa degli esordi scifi a basso costo.

Compared to the breath of knowledge yet to be known, what does your life actually matter?

Il fulcro di Europa Report è la scienza e l’effetto che produce su coloro che hanno deciso di renderla parte integrante nella propria vita. Erano anni che un film non abbracciava con tanta convinzione il tema scientifico, rendendolo un raro esponente della hard scifi al cinema, come testimonia l’entusiasmo della NASA per le meticolose ricostruzioni e della navetta spaziale e di Europa.

Il film infatti è un resoconto il più possibile realistico della prima missione umana su Europa, enorme luna di Giove su cui si sospetta possano trovarsi delle forme di vita intrappolate nei ghiacciai recentemente scoperti. Viene formato un team di sei membri dopo aver deciso che la presenza umana a bordo diventerà essenziale per fronteggiare l’ignoto e l’imprevisto, soprattutto una volta arrivati sul satellite.
Il film però si apre nel bel mezzo della vicenda e continua a fare avanti e indietro furiosamente nel tempo, offrendoci le testimonianze dalla base di controllo terrestre, i filmati dalla navicella e le registrazioni (i vlog?) degli astronauti. In molti l’hanno liquidato come un found footage spaziale (dove peraltro il far ritrovare il materiale filmato è uno dei problemi dell’equipaggio), dimostrando un approccio preconcetto e superficiale. Se letteralmente si tratta di un girato giunto come testimonianza per quanti sono rimasti sulla terra, è anche vero che la forma è lontana mille miglia dai canoni del genere e dai film a cui è stato ingiustamente accostato.
Sebastián Cordero fa uno stupendo lavoro di regia, riuscendo a coniugare la necessità di uno stile “reality” reso necessario da un budget che non consente di fare altrimenti e un montaggio, una serie di inquadrature simboliche e una fusione con il comparto degli effetti speciali che rendono il film tale, una narrazione che segue le regole e gli stilemi del cinema, cercando di rimanere il più fedele possibile alla realtà ma senza mai voler sconfinare nel documentaristico. Anzi, scene altamente simboliche come l’inquadratura qui sotto (un’efficace narrazione visiva dell’evolversi della missione) e i primi piani dentro i caschi degli astronauti evidenziano la volontà di affiancare una narrazione visiva forte tanto quanto la sua base narrativa.

europa2

La sceneggiatura di Philip Gelatt è così bella che stringe il cuore pensare a che film sarebbe potuto venire fuori se la produzione avesse garantito più libertà espressiva a Cordero. Riuscire a raccontare così bene l’animo umano calandosi nel genere sentimentalmente sterile per eccellenza del hard sci-fi (quello interessato a descrivere le conseguenze di un salto scientifico per ora irrealizzabile seguendo rigidamente la conoscenza scientifica attuale per descriverne i risultati, per intenderci) è già di per sé notevole. Gelatt però riesce anche a costruire l’atmosfera di tensione tipica dei thriller, calibrando alla perfezione i salti temporali e le testimonianze video: sappiamo fin da subito che la missione vive un momento difficile dopo un evento inaspettato e critico, ma solo nel finale ci viene svelato il suo contesto, facendoci rileggere l’intera vicenda alla luce di quanto appreso. Inoltre i problemi di natura tecnica che vessano la spedizione rendono la loro condizione d’isolamento ancora più tangibile, minandone lo spirito e impattando sulle loro azioni. Rispetto però a un approccio più mainstream, l’elemento drammatico è interiorizzato dall’equipaggio, così concentrato sulla propria missione da non lasciarsi andare a scene d’isteria o a confronti violenti. Gelatt poteva andarci pesante, invece l’approccio scientifico sembra renderlo misurato anche qui, senza però risultare mai sterile o anaffettivo verso i suoi personaggi.
Anche qui c’è un ritratto spietatissimo della crudele indifferenza dello spazio, della situazione di morte sospesa che grava su chi vi ci si avventura, qualche mese prima di Gravity e con mezzi decisamente più limitati. Se però Cuaròn è tutto ripiegato sul mondo interiore della protagonista e sull’indagine dell’umano come singolo, Europa Report è decisamente più positivo, senza smettere di essere drammatico, perché mette al centro la forza dell’umanità come comunità di sostegno reciproco.
A quanti hanno liquidato l’intera pellicola come una scemenza per la chiusura che è stata scelta rileggendola come “irrealistica” mentre è l’estremo limitare delle possibilità regalate dal hard sci-fi, non so davvero che dire: la vostra coltre pregiudiziale è troppo forte per essere penetrata da qualsivoglia riflessione. [SPOILER] C’è gente là fuori che parla di monster movie. Dove andremo a finire [/SPOILER]

Le scelte di cast sono poi il punto che rende davvero credibile l’intera vicenda, con un gruppo alla Alien di facce etnicamente variegate e quasi sempre credibilmente “scienziate”, di psicologie affinate senza incasellarle negli stereotipi di genere (cosa che nemmeno i fratelli Cuaròn hanno saputo fare). Un gruppo di attori davvero tale, in cui nessuno primeggia sugli altri in quanto prevale sempre la coralità del racconto, escludendo la prospettiva di Anamaria Marinca, peraltro utilizzata per indurre lo spettatore a ipotizzare eventi mai avvenuti. Personalmente ho apprezzato tanto la prova di Michael Nyqvist (la versione panzuta di Daniel Craig nel Millennium svedese), capace di rivaleggiare con la potenza espressiva della bellissima scena madre di Sharlto Copley, ormai nume tutelare degli esordi fantascientifici a basso budget.

Piccola nota: il film ha avuto una distribuzione cinematografica solo in alcuni Paesi, ma è stato lanciato in contemporanea per il download a pagamento (e per pagamento si intendono veramente spicci!) su molte piattaforme negli stati in cui non si è trovata una distribuzione. Date le cifre irrisorie di cui stiamo parlando, consiglio per una volta di fare i bravi e non passare ai soliti canali alternativi.

europa report 3

Lo recupero? Europa Report è un racconto appassionato della natura strettamente umana della scienza e nel contempo della sua essenza astratta, che rende necessari grandi sacrifici per il singolo per compiere il proprio passo, nella speranza che conduca l’umanità al prossimo balzo in avanti. Se Gravity vi ha entusiasmato per la potenza del racconto del mondo interiore di un singolo, il piccolo ritratto delle spinta sociale dell’umanità come gruppo vi piacerà.
Ci shippo qualcuno? Magari sì, però io ero troppo presa dalla storia per concentrarmi su altro.
Possibilità di vederlo in Italia? Nulle, temo.