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Gardy the problem solver, Oscar, Oscar 2014, vincitore di premio a forma di qualcosa di un metallo solitamente dorato
Dato che vi ho tanto parlato degli Oscar, dei loro retroscena e del complesso e talvolta illogico sistema normativo che li regola e dato che per gioco partecipo a un gruppo di previsione con tanto di premi e penitenze, ho pensato di sbilanciarmi anche sul blog, facendo qualche previsione e rivelandovi chi invece vorrei trionfasse.
Insomma, il solito post dall’argomento teoricamente serio che sfocia in un po’ di sanno gossip cinematografico tra me e voi. Mi raccomando, non fateci troppo affidamento perché nonostante abbia visto molto e conosca tanti dei meccanismi (o proprio per questo motivo), faccio letteralmente pena e ogni anno ci azzecco pochissimo.
VINCITORI PREDETTI CORRETTAMENTE: 21/24
Legenda:
Il nominato che vincerà
Il nominato che avrei votato
Writing (Adapted Screenplay)
“Before Midnight” – Richard Linklater, Julie Delpy and Ethan Hawke
“Captain Phillips” – Billy Ray
“Philomena” – Steve Coogan and Jeff Pope
“12 Years A Slave” – John Ridley
“The Wolf of Wall Street” – Terence Winter
Le prime due sono in assoluto le categorie più aperte della serata, in cui a poche ore dalla premiazione davvero nessuno può prevedere con un certo grado di sicurezza cosa succederà.
Ai WGA ha vinto Captain Phillips, e lì raramente si sbagliano. Tuttavia non era nominato 12 Anni Schiavo, che ha dalla sua anche la riscoperta della storia di Solomon Northup e la sua introduzione come lettura nelle scuole. L’anno scorso però l’ha spuntata lo script di Django Unchained e quei votanti che hanno premiato l’irriverenza e il turpiloquio là potrebbero parteggiare qui per Terence Winter e il suo sboccatissimo script, per cui parteggerei se non fosse per la pochezza dei personaggi femminili . Before Midnight non è poi da escludere, chiudendo una trilogia ignoratissima dai premi ma molto amata dai cinefili e, come vi dico sempre, queste sono le categorie dove si premiano i film più anticonvenzionali, per cui…
Writing (Original Screenplay)
“American Hustle” – Eric Warren Singer and David O. Russell
“Blue Jasmine” – Woody Allen
“Her” – Spike Jonze
“Nebraska” – Bob Nelson
“Dallas Buyers Club” – Craig Borten and Melisa Wallack
Anche qui sfida del tutto insondabile, ad esclusione di DBC che è stato nominato tra lo stupore generale. Her sembrava pronto a vincere, ma via via il suo posto da favorito è stato eroso da American Hustle, che gode di uno script stile rullo compressore e che potrebbe essere votato di ripiego (abitudine odiosissima ma di cui bisogna tener conto) per non mandare a casa a mani vuote una pellicola che ha raccolto tanto in fase di nomination. Occhio però a Nebraska, che laggiù non manca di estimatori e per cui si può ripetere lo stesso discorso del film di David O. Russell, con in aggiunta il fascino di quell’America lì. Allen non sembra poter impensierire nessuno, ma chiamarlo fuori a priori con un film tanto amato sarebbe avventato.
Visual Effects
“Gravity”
“The Hobbit: The Desolation of Smaug”
“Iron Man 3”
“The Lone Ranger”
“Star Trek Into Darkness”
Ovvero il ghetto dei film di genere, come potete notare dalla selezione. Quest’anno però non c’è proprio trippa per gatti: Gravity vincerà al 99,9%.
Sound Mixing – Miglior missaggio sonoro
“Captain Phillips”
“Gravity”
“The Hobbit: The Desolation of Smaug”
“Inside Llewyn Davis”
“Lone Survivor”
Le vere categorie per intenditori, perché qui azzeccarci è davvero difficile, a meno che la serata non si apra da subito con una razzia di Gravity (che rimane comunque lo scenario più probabile). Chi potrebbe fregare i suoni dello spazio (sì, l’ho detto apposta per farvi incazzare) è Captain Phillips, che zitto zitto ha un’ottima prestazione da offrire.
Music (Original Score) – Miglior Colonna Sonora
“The Book Thief” – John Williams
“Gravity” Steven Price
“Her” – William Butler and Owen Pallett
“Philomena” – Alexandre Desplat
“Saving Mr. Banks” – Thomas Newman Music
Anche qui la sfida potrebbe essere più aperta del previsto. Teoricamente è ancora tutto un Gravity favorito, ma John Williams è uno con parecchi Oscar in tasca e che non vince da un po’. Inoltre ottiene una nomination con un film così slegato dall’ambito musicale (a differenza di “Saving Mr.Banks”) e che non ha suscitato impressioni di sorta (chi altri tre sono tutti candidati nella categoria di Miglior Film): sono due segnali forti, che potrebbero risultare risolutivi per Williams.
Music (Original Song) – Miglior brano inedito
“Let it Go” – “Frozen”
“Ordinary Love” – “Mandela: Long Walk to Freedom”
“Despicable Me 2” – “Happy”
“The Moon Song” – “Her”
Vorrei dire che nonostante il fattaccio di “Alone Yet Not Alone”, Let it go non teme rivali, ma purtroppo non è così: quel cavolo di tributo piangerone a Mandela l’ha già fregata una volta. Io voglio ben sperare che nel frattempo si sia rinsaviti. Se proprio proprio vogliono fare il sorpresone, che diano il premio a Karen-O, che dopo quella cover di “Immigrant Song” amerò per sempre.
Makeup and Hairstyling – Miglior Trucco&parrucco
“Dallas Buyers Club”
“Jackass Presents: Bad Grandpa”
“The Lone Ranger”
Ho visto solo il film con Jared Leto travestito. Gli altri contro una cosa del genere non hanno speranze, nemmeno con il più elaborato dei progetti.
Foreign Language Film
“The Broken Circle Breakdown” – Belgium
“The Great Beauty” – Italy
“The Hunt” – Denmark
“The Missing Picture” – Cambodia
“Omar” – Palestine
Sono a parlarne mi sale un’onda di emozione, perché sono mesi che seguo questa categoria con trasporto, sin da quando era solo una lista infinita di candidati dai quattro angoli del globo. Non si sa bene come (data la quasi totale mancanza di promozione) La Grande Bellezza ha fatto una cavalcata pazzesca, entrando tra i nove nella shortlist da assoluto dark horse e, dopo una stagione dei premi dove ha vinto tutto il vincibile, presentandosi a questo appuntamento come la testa di serie, rubando la scena a Il Sospetto, che per mesi e mesi si è pensato avesse la vittoria in pugno. I giochi non sono così chiusi e in effetti a mio parere il film danese è superiore, ma come si fa a non tifare Sorrentino quando incarna l’anche un po’ d’Italia della serata? Ancora un sentito grazie ai francesi per essersi bruciati questo Oscar.
Film Editing – Miglior montaggio
“American Hustle”
“Captain Phillips”
“Dallas Buyers Club”
“Gravity”
“12 Years a Slave”
In questi anni mi sono parecchio interessata a questa categoria perché è una di quelle che mi irrita di più. Il trend di questi anni infatti è quello di premiare film il cui montaggio è minimo e piuttosto canonico, quindi Gravity ancora una volta si propone come favorito. Tuttavia mi chiedo come non si possa non votare in questa categoria un film che fa un uso così millimetrico ed evocativo dell’accostamento delle scene come 12 anni schiavo, che in questo specifico campo è secondo in qualità solo alla sua regia (finendo anche per esaltarla ancor di più). Una menzione se la merita anche Captain Phillips, di certo non favorito dal lavoro tutt’altro che vistoso in questo reparto.
Sound Editing – Miglior montaggio sonoro
“All Is Lost”
“Captain Phillips”
“Gravity”
“The Hobbit: The Desolation of Smaug”
“Lone Survivor”
Anche qui, vince chi teoricamente ha sgobbato meno. Così a occhio, Gravity, sulla carta quello destinato a rastrellare più vittorie tecniche. Le oggettive difficoltà di fare un lavoro del genere sul girato di un film come Captain Phillips temo verranno ignorate.
Short Film (Live Action)
“Aquel No Era Yo (That Wasn’t Me)”
“Avant Que De Tout Perdre (Just before Losing Everything)”
“Helium”
“Pitaako Mun Kaikki Hoitaa? (Do I Have to Take Care of Everything?)”
“The Voorman Problem”
Eccole, le categorie da sparare a caso! Non so cosa dirvi, sinceramente.
Short Film (Animated)
“Feral”
“Get a Horse!”
“Mr. Hublot”
“Possessions”
“Room on the Broom”
Le classiche categorie da sparare a caso, aggiunte solo per costruire e mantenere l’audience per tutta la serata. Scelgo Get a Horse! perché suona troppo bene.
Production design – Miglior scenografia
“American Hustle”
“Gravity”
“The Great Gatsby”
“Her”
“12 Years a Slave”
Non c’è nessuno contendente che può vantare di aver già la vittoria in pugno ma The Great Gatsby è indubbiamente il favorito. Vale un po’ lo stesso discorso che farò più avanti per i costumi: in questo caso, è tutto oro quel che luccica. Personalmente sono un po’ combattuta tra le ricostruzioni affascinanti e iconiche di American Hustle e il sottile lavoro mimetico di 12 Years a Slave, che ha delle difficoltà dovute all’epoca e alle condizioni climatiche in cui si girava non indifferenti.
Documentary (Short Subject)
“CaveDigger”
“Facing Fear”
“Karama Has No Walls”
“The Lady in Number 6: Music Saved My Life”
“Prison Terminal: The Last Days of Private Jack Hall”
Puro esercizio di stile, dato che non ne so nulla. Le voci di corridoio dicono quello lì, mi fido.
Documentary (Feature) – Miglior documentario
“The Act of Killing”
“20 Feet from Stardom”
“Cutie and the Boxer”
“Dirty Wars”
“The Square”
Una delle pochissime categorie in cui mi muovo per sentito dire perché non ho (ancora) visto nulla. Si tratta di una corsa a due che potrebbe coronare con la vittoria di 20 Feet for Stardom semplicemente perché più accessibile come tematica e stile, causando l’ira funesta dei cinefili. Infatti The Act of Killing è di gran lunga (lunghissima) il documentario di cui si è parlato di più in quest’annata, accolto come un autentico capolavoro e spesso finito tra i migliori film dell’anno in generale. Non manca perfino chi rivendicava una nomination nella categoria di miglior film, per dire. Capite dunque perché non veda l’ora di vederlo e intanto tifi per lui.
Directing – Miglior regia
Alfonso Cuarón – “Gravity”
Steve McQueen – “12 Years A Slave”
Alexander Payne – “Nebraska”
David O. Russell – “American Hustle”
Martin Scorsese – “The Wolf of Wall Street”
Una delle categorie su cui si può anche rischiare il metodo Muzio Scevola. Nonostanre McQueen e Scorsese abbiano sfornato pellicole che in altri anni avrebbero garantito loro una vittoria schiacciante, Alfonso Cuarón ha fatto lo stesso e in più ha apportato una strabiliante serie di innovazioni nel territorio ancora parzialmente inesplorato delle riprese in 3D e con la forte interazione della CG. Avendo già vinto ai DGA, è praticamente una certezza.
Costume Design – Migliori costumi
“American Hustle”
“The Grandmaster”
“The Great Gatsby”
“The Invisible Woman”
“12 Years a Slave”
Qui già la lista degli esclusi è scandalosa. Tutti a parlare di razzismo quando ci sono pochi nominati non caucasici, ma mai nessuno che si lamenti per lo strapotere di paillette e crinoline in questa categoria. A meno di non intentare qualcosa a livello del kitsch imperiale di “Priscilla” (pailettes, appunto), se si lavora su film contemporanei semplicemente non si hanno speranze di puntare nemmeno a una nomination. Il Grande Gatsby combinando i ruggenti anni ’20 con un quantitativo spropositato di paillette non dovrebbe avere rivali, però vorrei lanciare un allarme Oscar: Patricia Norris è nata nel 1931, è alla sesta nomination e paga la sua scelta di dedicarsi a period movie dove impera la miseria della schiavitù sullo sfarzo dei costumi aristocratici. Io però sono una merda umana e finirei per votare American Hustle, perché no un debole per i costumi così esagerati, anche se così urlati e sfacciati nel farsi ammirare.
Cinematography – Miglior fotografia
“The Grandmaster”
“Gravity”
“Inside Llewyn Davis”
“Nebraska”
“Prisoners”
Naaaa, io le vittorie in questa categoria di film creati principalmente con il green screen proprio non le concepisco. Gravity dovrebbe spuntarla facilmente, il che mi rode dentro perché anche soprassedendo al lavoro magnifico e iper fighetto fatto sulle luci e ombre e sulle saturazioni di “A proposito di Davis”, *bestemmia*, quello che è riuscito a fare Roger Deakins con il fuoco e la pioggia in Prisoners non può essere ignorato, specie dopo essere stato ignorato l’anno scorso per forse la sua miglior fotografia di sempre, quella di “Skyfall”, per premiare una fottuta piscinetta diventata oceano con la computer grafica! Inaccettabile! Sarà anche compiaciuto a dei livelli pazzeschi, ma quest’uomo è del 1949, è alla undicesima nomination senza aver mai vinto (take this Sad Leo!) ed è un fottuto maestro. #TEAMDEAKINS
Animated Feature Film – Miglior film d’animazione
“The Croods”
“Despicable Me 2”
“Frozen”
“The Wind Rises”
“Ernest & Celestine”
Premesso che la nomination a “Cattivissimo me 2” la prendo come un insulto, non vedo inciampi nella vittoria di una Disney capace di piantar lì un film che si prospetta in tutto e per tutto un nuovo classico del canone. Sul messaggio rivoluzionario di Frozen io continuo ad avere qualche dubbio e continuo a voler un film diretto solo da una donna, però avendo visto solo i due film citati, non ho dubbi.
Actress in a Supporting Role – Miglior attrice non protagonista
Sally Hawkins – “Blue Jasmine”
Jennifer Lawrence – “American Hustle”
Lupita Nyong’o – “12 Years A Slave”
Julia Roberts – “August: Osage County”
June Squibb – “Nebraska”
Tra le quattro categorie attoriali, questa è quella dove i giochi sono più aperti. Il fatto che l’Academy sia follemente innamorata di Jennifer Lawrence mi porta ad essere parecchio preoccupata per Lupita Nyong’o, che ha dalla sua il fatto di essere bella almeno quanto la rivale (perché conta tantissimo essere su un estremo di bruttezza o bellezza) e di essere nera, perché la Lawrence può essere rutilante quanto vuole ma il politically correct in un 2014 in cui il rischio di premiare quattro caucasici conta eccome. La perfomance in questione per me è sostanzialmente inattaccabile, mentre quella della Lawrence no. Pur essendo notevole è troppo piaciona e condita da scene cacciate lì per attirare l’Academy, senza contare la vigliaccata di considerarla attrice non protagonista per non farsi concorrenza con la Adams (o venire annientata tra la Bullock e la Blanchett). Senza dimenticare che ha vinto l’Oscar l’anno scorso!
Actress in a Leading Role – Miglior attrice protagonista
Cate Blanchett – “Blue Jasmine”
Sandra Bullock – “Gravity”
Judi Dench – “Philomena”
Meryl Streep – “August: Osage County”
Amy Adams – “American Hustle”
Altra superfavorita alla vittoria, anche se in una categoria in cui non mancano rivali di peso che potrebbero presentare il conto a Cate Blanchett. In realtà fino a poco prima dei Saturn Awards la Bullock era data come contendente in grado di impensierire la musa di Woody Allen, mentre la corsa della Dench si è esaurita poco dopo Venezia. Non avendo ancora recuperato “Blue Jasmine”, tra le rimanenti voterei Amy Adams, capace nell’essere emotiva, fragile e toccante in un ruolo super sexy e adombrato dall’altro personaggio femminile, tagliato sulle esigenze dell’Academy. Senza contare la rinuncia al reggiseno per mesi e mesi, toccante quasi quanto i dimagrimenti delle categorie maschili.
Actor in a Supporting Role – Miglior attore non protagonista
Barkhad Abdi – “Captain Phillips”
Michael Fassbender – “12 Years A Slave”
Jared Leto – “Dallas Buyers Club”
Bradley Cooper – “American Hustle”
Jonah Hill – “The Wolf of Wall Street”
Altra vittoria quasi scontata, quella di Jared Leto. Rispetto alla categoria che segue però qui pesa tanto la tipologia di ruolo (il travestito, drogato, magrissimo, col father issue e un dolore esistenziale dentro, per la serie vincere facile) rispetto a un’interpretazione comunque buona. Dopo la vittoria ai Saturn Awards direi che non sussistono dubbi, ma sono comunque sorpresa che la carriera non ineccepibile dello stesso non abbia arginato un tale plebiscito. Personalmente voterei Jonah Hill che mi ha impressionato per la sua capacità drammatica e per le sfumature date a un ruolo tanto sopra le righe.
Actor in a Leading Role – Miglior attore protagonista
Bruce Dern – “Nebraska”
Chiwetel Ejiofor – “12 Years A Slave”
Matthew McConaughey – “Dallas Buyers Club”
Christian Bale – “American Hustle”
Leonardo DiCaprio – “The Wolf of Wall Street”
Una categoria praticamente blindata, in cui rimane uno spiraglio minuscolo solo ricordando il fattaccio di Mickey Rourke su “The Wrestler” (Sean Penn passò metà dell’acceptance speech a scusarsi con lui). Oltre a un’interpretazione oggettivamente stellare, qui abbiamo il carico da novanta della trasformazione fisica estrema (che ha anche Christian Bale, in senso opposto) e la progressiva accettazione del mondo omosessuale e trans. Matthew McConaughey avrebbe potuto vincere con un ruolo così anche non recitando tanto magnificamente. In realtà tra i nominati trovo difficile fare una scelta perché sono tutti veramente sullo stesso livello. Per dire, escluderei per primo Leonardo DiCaprio (Sad Leo face!) perché il più artificioso della cinquina. Mi immedesimo molto nella giurata attenta alle minoranze dell’Academy e voto Chiwetel Ejiofor (che non vincerà per non far fare due volte brutta figura a chi presenta il premio e deve pronunciarne il nome), anche se è stato difficile acquietare il razzismo che mi suggeriva di votare il bianco Christian Bale e il suo personaggio che ho amato molto.
Best Picture – Miglior Film
“12 Years A Slave”
“American Hustle”
“Dallas Buyers Club”
“Her”
“Nebraska”
“Captain Phillips”
“The Wolf of Wall Street”
“Gravity”
“Philomena”
Di solito è una categoria abbastanza facile da azzeccare, ma quest’anno ci sono almeno due contendenti che giocano ad armi pari. Sarà un testa a testa tra 12 anni schiavo e “Gravity”, in cui spero prevalga il primo, ma non ne sono poi così convinta. Con le sue 9 nomination infatti, il film di Steve McQueen rischia di rimanere a bocca asciutta, mentre “Gravity” parte già con un notevole traino nel comparto tecnico. A decidere chi la spunterà non saranno tanto i sostenitori di una o dell’altra pellicola, ma chi voterà come prima scelta un altro candidato, per esempio quel “American Hustle” che si candida come terzo contendente. Infatti in questa categoria non si ha la votazione secca di un solo nominato, bensì un voto di preferenza. Finiranno per pesare i voti di chi prediligerà le altre pellicole, a seconda di chi posizioneranno nel secondo e terzo posto. Non è del tutto escluso che nella lotta tra i due più probabili la possa spuntare proprio il film di David O. Russell, se saprà guadagnarsi un gran numero di secondi piazzamenti.
Per l’ Oscar al miglior attore é una lotta a due tra Di Caprio e McConaughey. Se dovessimo giudicarli in base alla carriera non ci sarebbero dubbi, l’ Oscar dovrebbe andare al primo; se invece dovessimo basarci sulla singola interpretazione, probabilmente McConaughey avrebbe una marcia in più.
C’é un altro elemento che influenza moltissimo la scelta dei giurati: alcuni di loro non votano l’ attore, ma il personaggio. In questo senso, McConaughey interpreta un attivista per i diritti civili, e Di Caprio un truffatore che si tuffa a pesce nel mondo del sesso, droga e rock’n’roll: Leo é candidato per un personaggio molto più antipatico, quindi difficilmente incontrerà il favore dei giurati che votano con questo criterio (avrebbe avuto molte più chances se l’ avessero candidato per Il grande Gatsby). E’ uno degli Oscar più incerti di quest’ anno, dipenderà tutto da come ragioneranno i giurati.