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Atom Egoyan, Cannes, Cannes 2014, Jacqueline Durran, Léa Seydoux, Mike Leigh, Nicole Kidman, Nuri Bilge Ceylan, Olivier Dahan, Quinzaine des réalisateurs, Un Certain Regard
Ah! Il sole, il mare, la Croisette! Neanche il tempo di riprendersi dagli Oscar e recuperare i film presentati in Berlinale 2014 (LOL, no) e comincia Cannes 2014, l’incubo di chiunque come la sottoscritta si prefigga di seguire quotidianamente almeno le perfomance dei film in concorso e delle sezioni Un Certain Regard (i film più PESO) e Quinzaine des réalisateurs (dove esordiscono i registi che ameremo in futuro). E poi magari il capolavoro spunta in una delle altre decine di fottute sottosezioni, per dire. Sotto l’egida di una locandina stupenda all’insegna del c’è anche un po’ d’Italia e di un film d’apertura abbastanza tremendo, oggi è cominciata quest’edizione, cui spetta l’ingrato compito di tentare di essere all’altezza della scorsa, straordinaria annata (per rinfrescarvi la memoria, QUI). Due settimane in cui sentiremo parlare dei film che ci accompagneranno per buona parte di questo anno cinematografico, chiuse dal vincitore della Palma d’Oro, assegnata da una giuria la cui presidente è Jane Campion, l’altra metà del cielo cinematografico neozelandese che personalmente ammiro tantissimo. Se avete voglia di seguire giorno dopo giorno quanto succederà sulla Croisette, questo post rimarrà in evidenza per tutta la durata del festival e aggiornato quotidianamente (nel limite dello sviluppo di una parvenza di vita sociale da parte della sottoscritta). Vi ricordo che comunque qui sotto continueranno gli aggiornamenti e le recensioni, perciò usate con saggezza la rotella del mouse. Buona lettura e buon festival di Cannes!
14 MAGGIO
Oggi la sfango con uno schiocco di dita; serata inaugurale, viene presentato fuori concorso Grace di Monaco, spernacchiato senza pietà dopo aver fatto temere il peggio per via dei numerosi slittamenti della data d’uscita. Io l’ho già visto e confermo: una ciofeca. [il trailer] [la recensione]
15 MAGGIO
In concorso: Mr. Turner di Mike Leigh [clip] e Timbuktu di Abderrahmane Sissako. Il primo è un biopic prodotto nel Regno Unito sull’eccentrico pittore inglese, interpretato da Timothy Spall. Il secondo è una produzione franco-mauritana sulla diffusione del fondamentalismo islamico nell’omonima città e su come impatti su una piccola famiglia moderata. Puzza di film PESO da qui. Accoglienza come sempre eclatante da parte della stampa inglese per Mr. Turner. Se pensate che i francesi siano sciovinisti, dovreste seguire lo spudorato endorsement dei giornalisti inglesi per ogni pellicola dal Regno Unito. Durata considerevole (149 minuti) e ambientazione da period drama (you had me at “la costumista è Jacqueline Durran“), dovrebbe coprire 25 anni della vita di un’artista dallo strambo dallo spigoloso nel non scendere mai a compromessi con la critica e con il pubblico nella sua produzione artistica. Scrive e dirige Mike Leigh (“Il segreto di Vera Drake”, “Another Year”), uno che solitamente si muove meglio nel contemporaneo. La critica inglese è in visibilio e in generale pare che a livello tecnico sia notevole (regia, fotografia, set, costumi, tutto da applasi) ma il ritmo lento, il tono pomposo e la lunghezza mastodontica non hanno convinto tutti. Buon film sì, imperdibile per gli amanti del genere, ma sicuramente non ipoteca la palma, anche contando i gusti di alcuni giurati a cui potrebbe molto piacere. Timbuktu è più difficile da decifrare. L’unico film proveniente dall’area araba in concorso è un affresco umanista sull’integralismo islamico che si diffonde lentamente in villaggi islamici aperti e tolleranti. Il responso della stampa si divide tra chi lo ha amato per la sua poetica dolorosa e straziante (su tutti, Variety) e quelli che non hanno gradito l’estetizzazione estrema che banalizza la vicenda umana. Insomma, un bel compitino che si crogiola nel difficile argomento per poi estetizzare con la camera. Sarà, ma insomma, dovranno gridare al capolavoro (o farlo vincere) per convincermi a sottopormi a questo PESO. Un Certain Regard: Party Girl di Marie Amachoukeli, produzione francese incentrata su una barista sessantenne che viene chiesta in sposa da uno dei pochi clienti rimastole. Mi sento di dire anche no, preventivamente. That Lovely Girl di Karen Yedaya è un film PESO israeliano sulla relazione violenta e perversa tra un padre e una figlia. L’allegria che scorre a fiumi, proprio. E complimenti a entrambi per il genericissimo titolo che rende ancora più difficile trovare la gente che effettivamente queste pellicole le ha viste e non parla delle patturnie sue. Quinzaine: Bande de Filles di Céline Sciamma [trailer]. A parte il trailer, che sembra girato dalla Tumblr Social Justice, non ci ho capito granché, sinceramente.
16 MAGGIO
In concorso: Pare sia uno dei papabili alla vittoria Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan. Produzione turco-franco-tedesca, narra il difficile rapporto tra un uomo, la moglie e la di lei sorella quando in inverno i tre rimangono “bloccati” nell’hotel che dà loro lavoro e rifugio. Già la locandina mette addosso l’allegria. [trailer] Segue Captives di Atom Egoyan (quello fuori nei nostri cinema in questi giorni con “Devil’s Knot”), thriller canadese (quindi c’è la neve anche qui) in cui scompare una ragazza di nome Cassandra dopo otto anni zac! riappare e non sa spiegare cosa sia successo. Polizia, protagonisti e Cassandra però sono curiosi come faine e vogliono scoprire la verità, tipo. Prime facce hollywodiane: Ryan Reynolds, Rosario Dawson. [trailer] Il film di Atom Egoyan ha lasciato freddini tutti, il nulla cosmico in formato cinematografico. In effetti è un mistero come il regista canadese spunti fuori in un sacco di eventi importanti come questo senza aver mai tirato fuori un signor film e assestandosi sempre poco oltre il film tv. Primo allarme gossiparo della rassegna: Rosario Dawson si è presentata con quasi la metà della testa rasata. Agevolo foto insieme alla coprotagonista Mireille Enos. Winter Sleep invece viene accolto con ovazioni in sala. Vengono scomodati Shakespeare, Bergman, Cechov e Antonioni: insomma, anche nella comparazione è chiaro che l’elemento portante è il PESO della pellicola che, per inciso, dura 3 ore e 16 minuti. Sarà anche bellissima però al solo pensiero di dover recuperare questa ipotetica palma d’oro (perché a quanto pare non ha deluso le attese spasmodiche della vigilia) mi sento un po’ venir meno. Indiewire raccoglie le reazioni entusiaste della stampa.
Fuori concorso: Il PESO leggendario della pellicola odierna viene bilanciato con l’anteprima mondiale di Dragon Trainer 2, sequel di uno dei film migliori mai realizzati dalla Dreamworks con i protagonisti cresciutelli e drago-muniti. A quanto pare rimane un film carino per la media Dreamworks ma a differenza del primo capitolo ripiega un po’ su svolte classiche, perdendo quella carica innovativa che insieme al drago pucci ci aveva fatto rivalutare la casa di produzione. Un Certain Regard: La Chambre Bleue di Mathieu Amalric e Amour Fou di Jessica Hausner. Parto col secondo perché già son convinta: commedia romantica ambientata nel romanticismo tedesco dove un giovane poeta vuole suicidarsi per seguire l’inevitabile via dell’esaltazione dell’amore attraverso la morte…solo che sua cugina non vuole unirsi a lui e intralcia il suo piano. Period drama ironico? Shut up and take my money, sperando sia bello quanto la premessa lascia intuire. [trailer] La Chambre Bleue invece è l’adattamento francese dell’omonimo romanzo di George Simenon. Una roba francesissima di passione tra amanti clandestini e un crimine dai contorni poco definiti da cui l’amante non sa discolparsi. Giornaliste in visibilio per Amour Fou, tanto mi basta.
17 MAGGIO
In concorso: Primo francese in gara, Bertrand Bonello con Saint Laurent, biopic dedicato al famoso stilista. Ma non c’era appena stato un film
in cui tizi limonavano dedicato allo stesso tema? Sì, non fate domande, decideremo nei prossimi mesi quale dei due risulti più fangirlisticamente soddisfacente. Nel cast c’è la nostra cara amica Léa Seydoux, quindi sapete che red carpet bisognerà tener d’occhio. Segue Relatos Salvajes di Damian Szifron, produzione spagnolo argentina che meriterebbe di essere fischiata per la pomposissima sinossi in cui non si capisce NULLA della trama del film. Amore, violenza, passione e perdita dell’autocontrollo: fatevelo bastare. [trailer] Secondo film sul celebre stilista che suscita l’odio più o meno del mondo. A quanto pare c’è pure una scena inutilmente insistita della morte di un cane che ha spinto molti ad uscire dalla sala. Relatos Slavajes è piaciuto di più, ma in tanti si stanno chiedendo che senso ha includere in competizione questo cinico ritratto umoristico del degrado della società argentina. Almeno (più o meno) abbiamo capito di cosa parli questo film.
Fuori concorso: The Salvation del danese Kristian Levring, western che promette un red carpet da sogno (Mads Mikkelsen ed Eva Green su tutti) [trailer] e il film animato Kahlil Gibran’s The Prophet, diretto da un folto gruppo di cineasti.
Un Certain Regard: BOOM! Due dei nostri favorissimi, James McAvoy e Jessica Chastain, in The Disappearance of Eleanor Rigby di Ned Benson, esordiente fortunello che vanta pure dei comprimari pazzeschi. Produzione americana che un po’ imbroglia, dato che la versione “Him & Her” era già stata presentata a Toronto e per rientrare qui c’è un nuovo montaggio “Them”. Come avrete capito, patemi amorosi visti dai due punti di vista, ma tanto ce l’hanno già venduta con i due protagonisti. Seguono Fehen Isten (White God) di Kornél Mundruczò, produzione europea sulla straziante storia di una bimba costretta a separarsi dal suo cane perché il governo pone una tassa abnorme sui meticci e il padre, come tanti altri, abbandona l’animale. Stavo per alzare gli occhi al cielo, poi ho visto il [trailer] e mi è partito il WTF che svolta la giornata…i cani si ribellano e parte uno scontro umano canino fino ad arrivare alle città abbandonate e ai toni horror. Perla. Anche la trama di RUN di Philippe Lacôte è sopra le righe: l’assassino del primo ministro della Costa d’Avorio è in fuga e ripercorre la sua vita, fatta di continue fughe dai percorsi che gli adulti della sua vita volevano fargli percorrere. Film africano forse da tenere d’occhio non solo per questioni di quote rappresentative. L’esordio di Ned Benson è stato più che ben accolto, soprattutto per l’ottimo cast che presenta almeno un paio di interpretazioni tacciabili di premio. Anche il regista però ha impressionato favorevolmente il pubblico con la sua capacità di seguire entrambi le versioni del dramma amoroso con la propria telecamera. Per non parlare del red carpet, con Chastain e McAvoy assolutamente superbi. Quizanne: Giornata dell’inevitabile documentario fiume: National Gallery di Frederick Wiseman, che sarebbe quello che aveva presentato le sue quattro ore e passa dedicate a Berkley a Venezia, filmato una (lunga) denuncia al sistema universitario. La curiosità ci sarebbe anche, ma la difficile reperibilità e la lunghezza preoccupante non lo portano in cima alla lista.
18 MAGGIO
In concorso: giornata all’insegna del c’è anche un po’ d’Italia con Le meraviglie di Alice Rohrwacher. Dopo la Carrà, invadiamo la croisette con Ambra Angiolini, vai così! [trailer]. Secondo film in gara è The Homesman diretto e interpretato da Tommy Lee Jones, Hilary Swank coprotagonista. Atmosfere western e risvolti drammatici per la strana coppia solitaria donna di fede e bandito fuori legge, impegnata in un lungo viaggio per portare al sicuro tre donne malate di mente. Così ad occhio fotografia bellissima e poetica da selvaggio west. [trailer] Croisette in visibilio per Monica Bellucci, la critica sembra essere più severa in Italia che altrove. L’accoglienza però è tuttalpiù tiepida, quindi l’impressione è che si rimanga piuttosto lontani dai premi. Magari, io la butto lì, portare qualcosa di diverso dal film sulle sperdute campagne italiane e l’infanzia disagiata ma bellissima nelle vite difficili sull’orlo della povertà…ma che palle! Poi ci lamentiamo di ritratti preistorici stile “Mangia, prega, ama”, certo che però se tutte le nostre pellicole hanno quell’orizzonte, non lamentiamoci se all’estero si pensa che non ci sia l’acqua corrente nelle nostre case. Quanti bei piccoli film invidiamo agli altri Paesi europei? Tutti film che si potrebbero girare anche qui, se non permanesse questa assurda fissazione per i film PESO in un contesto disagiato.
The Homesman è un western anticonvenzionale impostato in maniera classica, con grandi interpretazioni e un ottimo livello tecnico. Forse qui si mostra il primo vero concorrente a “Winter Sleep” per i premi più importanti, film più accessibile e molto applaudito. Il limite è che potrebbe essere stato girato anche una trentina di anni fa e sarebbe difficile dimostrare il contrario.
Fuori Concorso: Tra i film più attesi dell’intero festival, arriva oggi sulla Croisette The Rover di David Michôd, con protagonisti Guy Pearce e Robert Pattinson. Film distopico australiano in cui un uomo che ha perso tutto è costretto a una strana alleanza con il fratello di un membro della banda che gli ha rubato l’auto, l’ultimo possesso che l’uomo è pronto a riconquistare con qualunque mezzo. [trailer] Ottimi riscontri dalla critica per il regista dell’australo-fenomeno “Animal Kingdom” e per l’interpretazione fenomenale messa in atto dal duo maschile protagonista. L’impressione è che in concorso avrebbe avuto parecchie possibilità di metter le mani su qualche premio.
Un Certain Regard: giornata affollata di viaggi e scarsa civilizzazione. Il film argentino Jauja di Lisandro Alonso propone un nuovo Viggo Mortensen in compagnia di minore che si avventura fino ai confini della civilizzazione, a caccia di una leggendaria terra dell’abbondanza sudamericana. Turist di Ruben Östlund ha tutto il necessario per essere un filo più rassicurante della media – famiglia svedese in vacanza sulle alpi francesi – ma ovviamente l’inquietudine è dietro l’angolo: durante una situazione di pericolo, il padre molla la famiglia per salvarsi la vita, solo che poi si salvano tutti e l’IMBARAZZO. Scherzi a parte, pellicola su cui più di un addetto ai lavori punta parecchio. Hermosa juventud di Jaime Rosales è il figlio spagnolo che potrebbe essere scambiato per italiano: dramma di una giovane coppia che tenta di sopravvivere alla crisi economica. Spero traspaia il mio entusiasmo allo zero per cento. [trailer]
19 MAGGIO
In concorso: Giornata all’insegna dei grandi nomi americani con Foxcatcher di Bennett Miller e Maps to the Stars di David Cronenberg (che esce praticamente in contemporanea anche da noi). Channing COLLO Tatum, Steve Carell e Marc Ruffalo sono i protagonisti dell’ennesimo film tratto da una storia di poco falsa di quest’annata. Carell è John Eleuthère du Pont, assassino di un atleta di lotta greco-romana in un famoso caso di cronaca degli anni ’90. [trailer] Maps to the Stars è invece l’ultima pellicola caustica di Cronenberg, incentrata sugli scheletri nell’armadio di una famiglia di famosi hollywoodiani. [trailer] Anche qui cast ricchissimo: Julianne Moore, Mia Wasikowska, John Cusack e (di nuovo) Robert Pattinson.
Il film di Bennett Miller, ancora una volta con cornice sportiva, convince soprattutto gli americani ma genera riscontri positivi in generale, soprattutto per la perfomance di uno Steve Carell reso irriconoscibile dal trucco, uno di quegli stilemi che fanno sussurrare “Oscar!” alla gente (ce lo ricordiamo tutti Monster, no?).
Convince meno il nuovo Cronenberg, alle prese con una sceneggiatura scritta un ventennio fa da Bruce Wagner, volta a sottolineare i contrasti feroci all’ombra delle colline hollywoodiane. L’impressione è che il film abbia meno mordente di altre pellicole del regista a tematica simile, insomma, che sia meno incisivo. Tuttavia a me il trailer piace molto e non vedo l’ora di darci un’occhiata.
Un Certain Regard: Bird people di Pascale Ferran è il primo di una lunga serie di progetti a cui parteciperà Josh Charles che soppeseremo alla luce del suo addio a “The Good Wife”, alla ricerca di qualcosa che possa giustificare lo shock a cui ci ha sottoposto e l’abbandono di una delle serie tv più belle in circolazione. [trailer]. Nella zona aeroportuale di Parigi due sconosciuti (un ingegnere pronto a dare una svolta alla sua vita e una cameriera d’albergo alle prese con esperienze soprannaturali) finiscono per collidere in un film che ha generato un’impressionante spaesamento di chi l’ha commentato. Così a occhio, la parte “magica” deve essere strana forte ma non mi pare che nessuno sia impazzito per la bellezza della pellicola.
Superaffollamento anche oggi in questa sezione, dove spicca Xenia di Panos H. Koutras, storia di due ragazzi che scoprono di essere fratellastri non riconosciuti e intraprendono un lungo viaggio alla ricerca del padre per ottenere il riconoscimento. Allerta Carrà che torna a scattare per la presenza di “Rumore” nel [trailer]; sudo freddo nell’attesa che qualcuno sdogani qualche altro pezzone vintage italiano sulla Croisette.
A Girl at My Door di July Jung è il terzo concorrente giornaliero nella sezione e il primo film PESO di questo lunedì. Un’agente di polizia viene trasferita in un paesino costiero ed è subito Broadchurch e si adopera per proteggere una ragazzina vittima delle violenze del patrigno. Il problema è che anche la bimbetta non la racconta giusta. [trailer]
Quizanne: Cold in July di Jim Mickle è già passato al Sundance e ce lo ritroviamo anche qui. Michael C. Hall spara a un uomo introdottosi nella sua casa di notte, uccidendolo. Le cose però prendono una piega parecchio inquietante quando il protagonista non riconosce nel cadavere l’uomo a cui ha sparato e in generale qualcuno comincia a tormentare la sua famiglia.
20 MAGGIO
In concorso: Teniamo duro, siamo praticamente a metà (sì, solo a metà). Che festival di Cannes sarebbe senza almeno un film dei fratelli Dardenne in competizione? Quest’anno è la volta di Deux jours, une nuit, dove una depressa e sfiduciata Marion Cotillard ha solo due giorni e una notte di tempo per convincere i propri colleghi di lavoro a rifiutare il bonus che il capo darà loro se voteranno a favore del suo licenziamento. [trailer] L’altro film in gara è il giapponese Still the Water di Naomi Kayase, ambientato su un’isola nell’estremo sud dell’Arcipelago, dove i rituali legati alla natura resistono nel tempo. Due adolescenti innamorati e sospesi nell’atmosfera magica dell’isola vengono coinvolti nel ritrovamento di un cadavere in riva al mare. [trailer].
Entrambi i film odierni hanno strenui competitori e in generale si ha la sensazione che finalmente Winter Sleep abbia della concorrenza nella corsa alla Palma d’Oro. Il film dei Dardenne è piaciuto tanto a molti commentatori, così come la prova di una Marion Cotillard antieroica, precaria ma priva della forza necessaria per lottare con convinzione contro l’ingiustizia subita. Non manca però un piccolo gruppo che liquida il film come il risultato noioso di un’operazione furba a sfondo realista (i giovani e la crisi signora mia!). I Dardenne però sono degli abituè, amatissimi in Croisette, e aver convinto tanto a fondo li rende automaticamente dei contendenti forti. Anche Still the Water è piaciuto parecchio. Sicuramente ha meno sostenitori, ma per toni e tematiche rischia di tirare dalla sua parte proprio il presidente della giuria, Jane Campion. Facile aspettarsi che amerà e sosterrà un film di questo tipo, senza contare che la regista giapponese è una delle pochissime rappresentanti del gentil sesso dietro la macchina da presa (nei giorni scorsi c’era stata solo la pellicola italiana).
Fuori concorso: Era da un po’ che non riuscivo a parlarne, perciò è con gioia che accolgo il ritorno di Gong Li sugli schermi d’Occidente, peraltro con il suo mentore Zhang Yimou, che presenta fuori concorso Gui Lai (Coming Home). Storia perfetta per le doti recitatative della musa del regista, in questo film moglie di un dissidente che ha perso la memoria e lo attende invano, senza rendersi conto che l’uomo che le vive accanto è proprio Lu, il marito mandato nei campi di lavoro anni addietro. Sono alla disperata ricerca di una foto decente del red carpet e del pacchianissimo Roberto Cavalli da lei indossato. [trailer] In Geronimo di Tony Gatlif invece una giovanne donna fugge da un matrimonio combinato nel sud della Francia insieme al suo amore gitano. Una giovane educatrice si metterà sulle sue tracce, intenzionata a trovarla prima che il fratello di lei cerchi di ucciderla per ristabilire l’onore della famiglia.
Un Certain Regard: Delirio sulla Croisette per l’esordio alla regia di Ryan Gosling, Lost River, che vede protagonista un ricchissimo cast hollywodiano: protagonista la magnifica Christina Hendricks affiancata da Eva Mendes, Saoirse Ronan e Matt Smith. A quanto pare Gosling (e non lo dico solo in virtù della naturale antipatia e mancanza di sex appeal che sembra ispirare solo a me nel mondo intero) si crede Lynch, parte benissimo ma toppa parecchio, beccandosi pure i fischi. Poco male, avremo un red carpet da favola. [trailer] Meno glamour ma più solido l’esordio indiano presentato oggi, Titli di Kanu Behl, un violento affresco dei bassifondi di Delhi e del disperato tentativo del protagonista di sfuggire a un destino di fratellanza criminale. [trailer] Infine The Salt of the Earth, film di Wim Wenders dedicato alla vita e all’opera del fotografo Sebastião Salgado, giusto perché c’era carenza di film biografici in quest’edizione.
Quizainne: Anche qui due titoli da tenere d’occhio: Queen and Country di John Boorman e il vincitore del Sundance Whiplash. Al primo vorrei tributare un applauso perché parte da un presupposto pesissimo (Inghilterra, anni ’50, il protagonista viene richiamato dall’esecito in vista dell’imminente partenza verso il fronte coreano) e ne tira fuori un film romantico, divertente e gradevole, se mantiene le premesse del [trailer]. Tanto dal regista di Excalibur io mi sorbirei qualsiasi cosa (e l’ho già fatto, con risultati assai modesti). Damien Chazelle ha vinto il Sundance con il suo nuovo film a tema musicale (dopo “Il Ricatto”, recentemente approdato nei nostri cinema), stavolta concentrandosi sull’ossessione per la perfezione nel difficile rapporto tra un maestro e il suo dotatissimo allievo, che vuole diventare un batterista jazz.
Waah, anche oggi è fatta!
21 MAGGIO
In concorso: Giornata di grandi firme francesi sulla Croisette. Un grandissimo nome come Jean-Luc Godard presenta Adieu Au Langage, mettendomi in difficoltà perch dal [trailer] e dal sunto non sono nemmeno sicurissima che esista una trama vera e propria. Cose a caso ma cinematograficamente pregnanti. La sinossi è una poesia in rima, direi di finirla qui.
The Search è il nuovo film dell’apprezzatissimo Michel Hazanavicius, dalla trama sicuramente più accessibile ma di un PESO: esiste qualcosa di più temibile su grande schermo della guerra in Cecenia? La presenza di Bérénice Bejo e Annette Bening è solo un tenue palliativo al dramma. Un delegato dell’Unione Europea salva un bimbo ceceno sfuggito ai bombardamenti e alle violenze, mentre la sorella dello stesso lo cerca disperatamente. Allegriaaaa!
Godard come sempre divide il pubblico con il suo cinema sperimentale e provocatorio, stavolta pure in 3D. Le critiche più feroci (e divertenti) arrivano proprio da chi giudica il regista troppo anziano per riuscire a giostrarsi davvero con questa tecnologia. Tweet gerontofobi a profusione, spassosissimi da leggere. Simpatia a profusione del regista, che assente non giustificato alla presentazione del suo film.
The search invece non è stato accolto benissimo (anche se a ben vedere a qualcuno è piaciuto), qualche fischio e in generale un punto basso del concorso. Nessuno però gli nega il coraggio di togliere dall’oblio una guerra ignorata dal grande schermo (con evidente sprezzo del pericolo, dato che non sarà la pellicola preferita da Putin), anche se in molti gli rimproverano di farlo in maniera didascalica, stile compitino, senza vera denuncia e vero mordente.
Fuori concorso: L’Homme Qu’on Aimait Trop di André Téchiné, vede Catherine Deneuve in una pellicola ispirata all’affaire Le Roux. In veste di madre vede la propria figlia innamorarsi follemente del suo avvocato, molto più vecchio e compromesso della giovane, che finisce per scomparire senza lasciar traccia. Insomma, il genere di melodramma in cui Téchiné sguazza. [trailer]. Presentati anche due documentari dal discreto PESO spessore: Of Men and War del francese Laurent Bécue-Renard, incentrato sulle vite dei soldati USA dopo il rientro dal fronte, e Maidan di Sergei Loznitsa, dedicato ai sollevamenti popolari che hanno portato alla caduta del governo ucraino.
Un Certain Regard: Fantasia di Wang Chao è la storia di un padre malato di leucemia (il PESOOOO), di una madre e una sorella noncuranti e di un figlio che lo assiste con tristezza e dolore, trascurato dal resto della famiglia e invischiato nei traffici clandestini di due misteriose figure incontrate su una barca. Segnalo la versione per tromba di “O sole mio” nel [trailer]. Bello leggero anche Snow in Paradise di Andrew Hulme, lungometraggio inglese tratto da una storia vera. Un criminale di strada si converte all’Islam dopo aver erroneamente causato la morte del suo migliore amico. Progetto finanziato su kickstarter e finito diritto in Croisette, senza però sollevare grande ammirazione.
Quizaine: Torna l’animazione dello Studio Ghibli con Kaguyahime No Monogatari di Isao Takahata. Dati i nomi coinvolti, immagino sia un delicato acquerello giapponese e non li dramma di violenza e contrastro che ho tanto amato in altre versioni più crude. [trailer]
22 MAGGIO
In concorso: Giornata di nomi forti che godono di proiezioni convenientemente vicine all’assegnazione delle palme. Mommy è il nuovo lavoro del giovane regista canadese Xavier Dolan (lo so, ho promesso un post, lo so!). Da come lo hanno posizionato qui e a Venezia 70, è abbastanza chiaro che tutti i festival tentano disperatamente di essere i primi a riconoscerne il talento con un premio di peso. Una madre single si ritrova a dover badare al suo problematico figlio, affetto da ADHD, aiutata inaspettatamente dalla loro vicina, una ragazza silenziosa e misteriosa. Dolan guadagna già 10 punti twittando le locandine dei suoi film ed evitando lo sbatti di andare in giro a cercarle.
Altro nome di rilievo, Ken Loach, che presenta Jimmy’s Hall, tra i superfavoriti della vigilia. nel 1921 un libero pensatore nella tesissima Irlanda rurale costruisce una sala da ballo come punto di ritrovo, svago e confronto (in un clima politico caldissimo) per la comunità. [trailer] Sono proprio curiosa di vedere come se la caverà Loach dopo che tutti hanno paragonato il film del Dardenne alla sua tipologia di lavori.
Le prime reazioni sono più che positive; la stampa lo sta adorando e dare un premione a un 25enne consacrandolo nel gotha del cinema d’autore è una tentazione ghiotta. Sicuramente questo film convince più del tentativo veneziano anche se Dolan ha già uno zoccolo duro di ammiratori (e una proiezione è un po’ pochino per capire davvero), comunque l’impressione è che abbia fatto centro, di nuovo.
Jimmy’s Hall non delude (d’altronde stiamo parlando di un veterano del cinema con messaggio sociale blablabla), però non è che entusiasmi, non proponendo sostanzialmente nulla di nuovo. Ben fatto ma più uno sfizio che un film irrinunciabile.
Un Certain Regard: giornata italianissima con Incompresa di Asia Argento in gara. Abbastanza evidente la vena autobiografica dell’infanzia della piccola Aria, coinvolta nella crudele separazione tra il padre e la madre. E se vi dico che i genitori li interpretano Charlotte Gainsbourg e Gabriel Garko capite che siamo di fronte a un vero dramma straziante, beccati questa Dolan! [trailer] Il dramma famigliare non vi basta mai? Oggi in concorso anche l’australiano Charlie’s Country di Rolf De Heer, dramma di un anziano aborigeno che vive in uno sperduto villaggio, costretto ad una difficile scelta.
Quinzaine: Next To Her di Asaf Korman e Alleluia di Fabrice Welz sono due cupi drammi dedicati al tema della violenza nel rapporto amoroso. Se non si era capito, siamo agli sgoccioli della kermesse, io non sono nemmeno in Croisette e ho comunque due occhiaie così. Diciamo che speriamo vivamente che non vincano sulla così fingeremo di non averli liquidati con poco più dell’hashtag #amoremalato.
23 MAGGIO
In concorso: Ci siamo, ultimo giorno (le occhiaie sentitamente ringraziano) a quanto pare concluso da due bei film in concorso. Il primo è (finalmente!) un bel lesbofilm fatto e finito, suggellato dalla presenza di una Kristen Stewart sempre più a suo agio nel ricadere in un certo stereotipo di “tizia che non me la racconta giusta”, però con gli occhiali. Adorabile. Sils Maria di Olivier Assayas è un film sull’arte di recitare e quella d’invecchiare, intrecciata in un turbinio di ambiguità e passione declinate al femminile: Juliette Binoche, la già citata Stewart e Chloë Grace Moretz [trailer].
Leviathan di Andrey Zvyagintsev è un film russo, e già potremmo chiuderla qui. Bello e imponente, si pone l’ambizioso obiettivo di riproporre la vita del profeta Giobbe in chiave moderna. Dopo Noè vegano, qui siamo tutti di larghe vedute. [teaser]
L’impressione è che questi due film davvero apprezzati arrivino già a giochi fatti per le palme, ma possano rosicare qualcosa per i premi minori. Apprezzatissima la Stewart in tandem con la Binoche, mentre Chloë Grace Moretz è stata sostanzilmente ignorata. Sils Maria piace (e io non vedo l’ora di vederlo!) perché sfrutta atmosfere e storie classiche in maniera precisa e commovente, sfruttando al massimo uno scenario naturale da togliere il fiato.
Leviathan sfrutta gli stessi paesaggi mozzafiato, ma gli viene rimproverata la mancanza di sottigliezza politica. Affermazione riciclata per ogni opera russa di cui ho piene le scatole, come a dire che chi vive un restringimento delle libertà personalità non possa che ricadere sempre su quello (in chiave critica, ovviamente), pena la mancata realizzazione del suo talento d’artista. Invece pare che nonostante la durata mastodontica (141 minuti secchi) e l’innaffiata di vodka, abbia i suoi divertenti momenti da commedia nera.
Stasera verranno consegnati i premi per “Un Certain Regard” mentre domani sera arriva il gran finale, con le palme più pesanti. Se tutto fila per il verso giusto, ci aggiorniamo in un post apposito.
Per i vent’anni di Pulp Fiction, proiezione notturna sulla spiaggia e arrivo di Quentin Tarantino, John Travolta e Uma Thurman. Cariniiii!
Ciao, scusa, volevo segnalarti che Captives e Devil’s Knot sono due film diversi, il secondo è tratto da un caso giudiziario degli anni 90′ riguardo all’omicidio di tre bambini.
Certo, uno è nelle sale ora e l’altro è appena stato presentato a Cannes. Ad essere identico è il regista. XD
Adesso sistemo il pezzo in modo che sia più chiaro. Grazie.
😀 avevo proprio capito al contrario!!!