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strange empireTerza settimana della maratona di episodi pilota, caratterizzata da due sole visioni, ma davvero di livello. Pilot bomba? Sì, entrambi, proprio quanto cominciavo a disperare rispetto alla possibilità di trovare qualcosa da aspettare con ansia a cadenza settimanale. Sempre tenendo conto delle vostre inclinazioni televisive, se avete poco tempo e non sapete cosa provare, fate che sia uno di questi due episodi.
A sottoporsi alla visione di tutto, dalle primizie al letame più ributtante, ci pensa al solito il gruppo di Serialmente. QUI trovate il bollinario della scorsa settimana ma aggiornato alle ultime visioni e ancora più bollinoso di prima! Come vi stiamo viziando eh. 

strange empire 2Strange Empire
Il grande mistero è: come ci è finita una serie western canadese nella mia cartella di pilota in attesa di una chance? Non ne ho la più pallida idea, davvero. Peccato, perché vorrei proprio ringraziare chi ha fatto in modo che notassi questo dramma made in Canada, appena cominciato sulla CBC e molto, molto promettente. E ve lo dice una persona che non prova particolare affetto per il genere selvaggio west.
Canada, 1869. Come argutamente sottolineato dalla tag line siamo in piena No man’s land. Stavolta però non solo terra di nessuno, ma terra in cui sono gli uomini ad essere messi in secondo piano, in favore di una narrazione che mette al centro le donne. Sì, Strange Empire è una sorta di Orange is the new Black a suon di pistolettate, indiani e cavalli, ma è anche un western vero, dove la terra sporca i protagonisti, la mancanza di legge li piega e costringe a una brutalità senza compromessi. Le donne sono al centro della narrazione  in maniera assolutamente credibile e storicamente congrua, ovvero il fatto che abbiano una personalità e delle aspirazioni non le esime dall’essere oggetto delle angherie maschili e in particolare del terribile Slotter. Anche le ragazze però se la cavano bene, in particolare Kat e Isabelle non sono il tipo di donna che si fa incazzare senza poi guardarsi le spalle. Le tre protagoniste (una cavallerizza, una prostituta e un medico, due donne che hanno appena perso un figlio e una recentemente sposatasi con un uomo di molto più anziano di lei) faranno la felicità della Tumblr social justice per rappresentazione variegata. A voi basti sapere che gli attori se la cavano tutti molto bene e io con Cara Gee altro che Canada, andrei pure in capo al mondo!
Nessuna sorpresa nello scoprire che un approccio così lontano dallo standard americano venga dal liberalissimo Canada e da un’autrice donna (circostanza che in America è più l’eccezione che la regola), tale Laurie Finstad-Knizhnik, che nella patria dello sciroppo d’acero si dà parecchio da fare. In particolare mi ha molto colpito come l’autrice abbia saputo coniugare la durezza di una terra senza regole all’intensità dei sentimenti delle protagoniste, riuscendo ad essere particolarmente intensa. Un western con tutti gli stereotipi del genere ma intrisi d’umanità e mai proposti senza un’intensità narrativa ad accompagnarli. La regia di Andy Mikita poi è fantastica, ambiziosa e carismatica, capace di caratterizzare il prodotto. Unico momento di perplessità, la sigla, che mal si adatta alle atmosfere della serie con i suoi echi sherlockholmesiani (quello di Ritchie).
Insomma, roba che metà degli autori dei pilot di cui vi ho parlato nelle scorse settimane dovrebbero prendere carta e penna, schiacciare play e prendere appunti.
Se lo provate, fatemi sapere se come l’avete trovato nei commenti, mi raccomando!

AFFAIR_SHOW_60_43_70_15.epsThe Affair
Il pilota dell’anno, se continua così, una bomba che ci si aspettava, date le premesse, ma che ha saputo sorprendere per aspirazioni e premesse sulla serie. Se non ne sapete ancora niente, il mio consiglio è di godervelo senza troppo indagare, come ho fatto io, perché protrete godere appieno del sua raffinata costruzione. Giusto per darvi un’idea: The Affair è la risposta a True Detective (e a chi non ha amato certe esagerazioni filosofiche dello stesso), prodotto e recitato al top da un gruppo di attori famosi e molto capaci (l’unica cosa che mi ha lasciato un po’ perplessa è la regia).
Per chi lo ha già visto o proprio vuole essere rassicurato, stiamo parlando di una costruzione alla True Detective: stessi interrogatori, stessi flashback su vicende del recente passato, c’è anche il detective di colore che pone le domande del caso. La narrazione è ancora una volta nelle mani di due narratori inaffidabili, che ripercorrono l’inizio del loro affair incitati dalle domande del poliziotto. Ancora una volta lo spettatore è in una posizione di estrema debolezza nei confronti dei punti di vista a lui proposti, perché non solo la puntata non fornisce appigli per capire chi stia dicendo la verità, ma anche perché c’è un crimine che aleggia per tutto il tempo, che presumibilmente è avvenuto ma di cui noi non sappiamo nulla. Anche la relazione a cui allude il titolo è ancora tutta da dimostrare nei fatti, dato che per ora vive di allusioni, in due ricostruzioni fortemente polarizzate. Il punto è proprio quello, i due racconti: quello del marito e padre di famiglia Dominic West e quello della cameriera madre sconvolta dal lutto Ruth Wilson.
Il colpo di genio è quello di proporci prima il punto di vista maschile, quella a cui siamo così assuefatti da non cogliere nulla di così rivelatorio sul personaggio e sulle sue reticenze, almeno fino a quando Alison racconta la sua versione dei fatti, evidenziando già tutta una serie di criticità. Noah si sente costantemente sedotto o è lui che percepisce costanti attenzioni inesistenti? Il nonno è veramente uno stronzo o è la frustrazione a parlare? Alison è davvero la camerierina disnibita di cui ci parla Noah oppure è questa donna sull’orlo dell’implosione a venir braccata senza troppe cerimonie da un uomo sposato ma costantemente in caccia? Emblematico è il supposto stupro ad opera di Joshua Jackson (sì, avete letto bene), un comprimario ambiguo e sfuggente in entrambe le versioni, forse il personaggio migliore visto sinora. Potenziale altissimo e cast armonicamente curato. Per costruzione e atmosfere mi ha ricordato un po’ Broadchurch oltre al già citato True Detective. speriamo bene che sappiano dove andare a parare.