Tra i volumi più venduti dell’annata, quest’ennesima uscita Urania dedicata a Robert A. Heinlein comprende parte di una raccolta di storie brevi precedentemente pubblicata da Mondadori, perché se fosse facile capire cosa sta in che volume, non staremmo parlando di Urania.
Nonostante io sia una moderata oppositrice de i capolavori (ovvero le ristampe che assediano ormai da un paio d’anni la collana principale teoricamente riservata agli inediti), ad inizio anno avevo voglia di una lettura veloce d’annata e ho recuperato al volo il cartaceo, sapendo che Heinlein anche nei suoi periodi di bassa è sempre una mezza garanzia.
Confermo l’impressione iniziale: buoni racconti non memorabili e una perla da recuperare, ma niente per cui valesse la pena di privarci di un inedito.
Come da tradizione, il racconto che dà il titolo al volume è di gran lunga il migliore: The Unpleasant Profession of Jonathan Hoag è il racconto più lungo e strutturato, basato su un crescendo di tensione, pericolo e mistero che riporta l’indicatore sull’etichetta fantascienza solo in ultima battuta, dando un assaggio delle capacità stilistiche di Heinlein narratore.
Atmosfera squisitamente anni ’40 per una giovane coppia di detective, assoldati dall’enigmatico e sgradevole Jonathan Hoag per capire cosa gli stia succedendo durante i vuoti mentali che lo assillano e i cui risultati non sa spiegarsi. Notevole, soprattutto per il crescendo di tensione. A mani basse il migliore, sia per il duo protagonista (con una moglie che ci ricorda che anche nel 1942 si poteva scrivere un personaggio femminile gradevole e dotato di cervello) sia per una certa poeticità della risoluzione.
Temeva la scortesia come certa gente teme i rettili, o le grandi altezze, o i locali piccoli. Le cattive maniere, anche se non dirette a lui personalmente ma solo usate con altri in sua presenza, lo facevano sentire male, gli comunicavano un senso d’impotenza e vergogna.
…And he built a Crooked House (la casa nuova, 1940) è un raccontino velocissimo che di letterario ha ben poco, ma ha il grandissimo pregio di racchiudere una spiegazione precisissima e divertente di cosa sia un tesseratto. Hard scifi divertente e divertita, uno scrittore che si diletta ad applicare la sua immaginazione a un costrutto geometrico per stupire i suoi lettori.
Insomma, leggete Heinlein e poi andate tranquillamente a vedere i film di Christopher Nolan, sapendo che potrete pavoneggiarvi mentre gli altri sono sempre più confusi. Ve ne ho già parlato QUI.
…They (loro, 1940) invece richiederà tutta la vostra attenzione, perché si tratta di seguire le teorie complottiste e psicotiche di un folle e capire cosa ci sia di vero. Un racconto di stampo iper classico e di vaga memoria browniana, soprattutto nell’ispirato twist finale. Un pochino prevedibile, ma su questo genere di racconto ci hanno campato di decine di scrittori, per cui.
Our Fair City (la nostra bella città, 1948) e The Man who travelled in Elephants (L’uomo che vendeva elefanti, 1957) sono simpatici riempitivi che si leggono e dimenticano più o meno nello stesso istante. Purtroppo il resto della ciccia una volta contenuta in un unico volume è stata spostata nella recente uscita “Waldo” e quindi per raggiungere un numero minimo di pagine (230) si è andati a pescare nel dimenticabile.
…All You Zombies… (tutti voi zombie, 1959) quantomeno si chiude in bellezza con un ottimo rompicapo di linee temporali che s’intersecano e di padri assenti e di spie militari. Forse si apprezza appieno solo ad una seconda lettura, quando risulta più facile sistemare tutti i salti temporali presentati nel racconto, operazione che richiede un quarto d’ora massimo. Una chicca.
Lo leggo? Non è certo il materiale migliore di un mostro sacro come Heinlein e sarebbe stato più onesto mantenere la raccolta come presentata nella prima ristampa, la cui qualità letteraria era decisamente più alta. Dato l’esiguo costo in ebook (unico formato ora disponibile) e la bellezza di alcune storie, vale comunque la pena darci un’occhiata per i fan di Heinlein e delle storie brevi della fantascienza d’oro, ma niente per cui affrettarsi, davvero.
La traduzione di Vittorio Curtoni sembra un filo datata ma pertinente e priva dei soliti orrori che popolano molte ristampe Urania.
“All you zombies” ha ispirato “Predestination”, con Ethan Hawke.
https://en.wikipedia.org/wiki/Predestination_(film)