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Alfie Allen, Chad Stahelski, Derek Kolstad, dramma familiare obbligatorio, father issue, film coi pugni nelle mani, Keanu Reeves, Michael Nyqvist, russi cattivizzimi, Willem Dafoe
Dalle scazzottate cinematografiche arriva la prima vera sorpresa del 2015 nelle sale italiane. Dopo un meme ormai inscindibile dal suo nome e un lento declino di carriera, sulle soglie dei 50 anni (ebbene sì: è cinquantenne!) Keanu Reeves mette a segno un piccolo colpo ben assestato da assoluto protagonista di un action lontano dalla formula tutta sparatorie e botte da orbi.
John Wick infatti ha voglia di confondere e spiazzare gli amanti del genere, con un lungo segmento iniziale che sembra quasi una parodia, salvo poi diventare un tratto che caratterizza fortemente un film di vendetta ben più originale della media.
Prima di servire al suo pubblico un’abbondante dose di azione e lotta a mano armata -peraltro di fattura medio alta – John Wick si prende una bella porzione di film per imbastire un pretesto molto articolato grazie a cui far menare le mani al redivivo e sempre naturalmente compassato Keanu Reeves. L’aspetto sorprendente è che il presupposto iniziale, pur occupando il doppio di minutaggio della media, è altrettanto pretestuoso e artificiale.
La sceneggiatura di Derek Kolstad decide infatti di presentarci una variante cinematografica del sad Keanu dei meme, con il protagonista impegnato a seppellire e piangere l’amata moglie morta di malattia. L’arrivo dell’ultimo regalo di lei, un cucciolo di cane che dovrebbe guidare John a vivere una vita con dei veri affetti, culmina in cinque minuti di genuino WTF!? con il protagonista che si prende cura del coccoloso animaletto mentre questi se ne va in giro in macchina con lui.
I guai però sono dietro l’angolo, incarnati da un Alfie Allen incapace di uscire dal suo ruolo di Game of Thrones: anche qui interpreta il figlio non acutissimo ma pieno di sé di un capo della mafia locale in qualche modo violento nei suoi confronti, che ha l’infelice idea di rubare la macchina di John, malmenarlo e uccidergli il cane. Quest’ultimo elemento è la cifra ironica e stilistica di un film che fa partire la parentesi di vendetta a suon di pallottole non per la moglie morta, ma per l’esecuzione canina. Il caso vuole che John sia un celeberrimo killer su commissione in pensione, pronto a immergersi ancora una volta nel bassifondi di una città la cui criminalità ha le proprie regole e la propria ironia (una ditta di pulizie specializzata in “lavoretti” di ripulitura, un albergo per mercenari al cui interno è vietato lavorare) per rivalersi sull’ex datore di lavoro russo, interpretato da Michael Nyqvist, il tutto senza saltare nemmeno una delle svolte cult del genere, ma con una forte cifra stilistica.
Al suo esordio alla regia, l’ex stunt e coordinatore di scene di lotta Chad Stahelski se la cava bene, concentrandosi ovviamente sui segmenti d’azione. Il risultato sono un pugno di scontri molto dinamici, con qualche punto di realismo e violenza in più, ma senza mai rinunciare a una certa eleganza delle scenografie e nelle luci dei singoli combattimenti.
L’unico limite di una pellicola che si basa così tanto sull’ironia interna è che a volte questi scambi e sottotesti non sono immediati e risultano talvolta artificiali. Insomma, si crea una sensazione simile al distacco surreale di una buona battuta che funziona benissimo in una lingua tradotta in un’altra in cui risulta comunque divertente, ma in maniera meno immediata.
Lo vado a vedere? Un po’ Hachiko e un po’ action di Italia1, John Wick è un appuntamento imperdibile per gli appassionati del genere e un film gradevole per gli altri, grazie a un’ironia che senza svilire il contenuto o deriderlo, rende il tutto più digeribile e accattivante.
Ci shippo qualcuno? ll punto del film secondo me è la tenerezza del cucciolo mosso a pietà da sad Keanu giovane vedovo.
Mi hai fatto venire la curiosità di vederlo, mentre ero decisa a non dargli nessuna possibilità (cioè, la storia del cane mi ha uccisa, è potenzialmente uno di quei temi che mi costringe ad andare al cinema con la scorta di kleenex…). Il genere action non mi spiace a priori, trovo solo avvilente, in genere, la mancanza di originalità e di ironia, ma a quanto pare non è del tutto questo il caso. Bella recensione ^^
Se l’action no ti dispiace in partenza, potresti divertirti, comunque è tutto molto all’insegna del WTF