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jupiter78Mentre il botthegino decreta inesorabilmente che non vedremo Lana e Andy Wachowski alle prese con una produzione così imponente per un po’ di tempo (e prova ancora una volta la lungimiranza di Warner Bros, che ha saputo sistemare l’uscita del film nel periodo in cui le perdite avrebbero influito meno sui bilanci), mi spiace non poter prendere pienamente le loro difese, cosa che invece feci per Cloud Atlas, pellicola snobbata dalla critica e che ha saputo mantenersi appena a galla in sala.
Con Jupiter Ascending rimaniano a cavallo tra il fantastico e il fantascientifico, ma il budget e la produzione hanno tutto un altro respiro. I Wachowski hanno sostanzialmente ricevuto carta bianca e, evento sempre più raro, hanno potuto creare da zero un film, appoggiandosi solo alla propria immaginazione.

Il problema non è certo la mancanza d’inventiva, dato che Jupiter contiene al suo interno così tanti spunti narrativi e suggestioni visive che un regista oculato ci avrebbe tirato fuori almeno una trilogia. Purtroppo ancora una volta i Wachowski stessi sono sopraffatti dall’estensione della loro immaginazione, incapaci di focalizzare i dettagli importanti nella costruzione della loro narrazione interplanetaria, fornendo una spiegazione confusa, arzigogolata e sempre bisognosa di spiegoni per tutta la durata del film.

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La confusione però sta solo nella testa dei Wachowski, perché il film in sé parte da uno spunto piuttosto semplice, come tutte le grandi storie d’intrattenimento fantastico anni ’80 a cui il film si richiama palesemente. Jupiter (Mila Kunis) è un’immigrata clandestina che sbarca il lunario con il parentado di origini russe pulendo le case dei ricchi connazionali in quel di Chicago. Improvvisamente viene salvata da alcune minacciose creature misteriose da Caine (un Channing Tatum COLLO mezzo umano, mezzo lupo, tutto albino, che si muove su dei pattini volanti ed è fonte continua di involontario LOL), che le rivela qualcosa d’incredibile: in qualità di reincarnazione di un membro dell’influentissima famiglia Abrasax, Jupiter ha ereditato la proprietà del pianeta terra. Tre suoi parenti però desiderano il pianeta, in quanto fonte di non meglio specificati profitti economici, e sono pronti ad ucciderla pur di entrarne in possesso. Tra di essi il più melodrammatico e il meno virile è Lord Balem, interpretato da un Eddie Redmayne che con questo ruolo si è già giocato il bonus per l’ottima prova in La teoria del tutto.

Insomma, un intreccio non particolarmente complesso o innovativo, che gioca tutto su un impatto visivo mozzafiato, su scene d’azione e di volo spettacolari, sulla ricostruzione barocca di pianeti e popolazioni aliene (impossibile non citare l’opulenza dei costumi di Kym Barrett) al fine di divertire e intrattenere, proprio come gli amatissimi classici degli anni ’80. Persino i protagonisti sono tutti poco più che stereotipi, prevedibili e inconsistenti, sacrificati per poter dare tutto lo spazio possibile a una tecnologia finalmente in grado di rendere realistico anche il più ardito momento d’immaginazione dei due autori e registi.

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Questo uso libero da preconcetti o paure degli effetti speciali è il punto di forza di una pellicola a cui confronto tante altre produzioni sembrano voler sfruttare gli effetti speciali solo per fare qualcosa di stereotipato e prevedibile. Persino la protagonista, Jupiter, sotto un involucro inaspettato di pulitrice di cessi si rivela la più classica delle donzelle in difficoltà che vengono continuamente salvate dal solo cavaliere, un pericolo dopo un altro.

Quello che davvero non funziona è il racconto, così macchinoso e petulante (siamo proprio a livello di mero info dumping) da rendere forzateie poco credibili anche i passaggi più evocativi a cui lo spettatore vorrebbe credere. La situazione diviene a tratti così poco fluida che il film diventa noioso, tanto che le innumerevoli e forse troppo prolungate scene d’azione diventano una gradevole pausa tra un lunghissimo spiegone e il successivo.
Anche gli spunti migliori spesso sono abbandonati e sviliti, rendendo il film un fallimentare miscuglio di pessime idee e buone intuizioni mal sfruttate. Per farvi un esempio: bella l’idea di mettere al centro la famiglia di migranti di Jupiter, che è una comunissima donna delle pulizie, peccato che poi i suoi familiari vengano dipinti solo come il peggior stereotipo di immigrato russo. Perché poi non scegliere un’altra etnia meno caucasica e rendere il tutto davvero più contemporaneo e inconsueto? Peccato, peccato davvero.

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Lo vado a vedere? Pur non meritandosi il massacro che sta subendo al botteghino, Jupiter Ascending segna un passo indietro nella carriera dei fratelli Wachowski, sempre ricchissimi d’idee ma progressivamente più incapaci di assemblarle in maniera ordinata ed efficace. Non mancherà di trovare estimatori negli amanti del genere ma con la sua goffaggine offre un’ottima sponda per chi attacca sempre i film SFF sulla base di vecchi stereotipi.
Ci shippo qualcuno? Fermo restando che il doppiaggio italiano del suo personaggio non mi è piaciuto per niente, anche per quando riguarda Eddie Redmayne non ho buone notizie. Non che il suo Lord Balem sia meno melodrammatico e ambiguo di quanto ci si aspettasse, ma anche lui è poco più di una bozza di stilemi classici con nessun margine di manovra per migliorarsi e costruire la propria identità specifica. Adesso che ci penso però tutta quella storia di reciproci sacrifici tra Sean Bean e COLLO si può mal interpretare con grande agilità. Mhhhh.