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Il vecchio Clint è stata la vera sorpresa della corsa agli Oscar, il che dà una misura dell’ostilità al cambiamento e dell’attaccamento alla tradizione che regna tra i votanti dell’Academy.
American Sniper non è certo un brutto film, anzi, dimostra ancora una volta come Clint Eastwood sappia confrontarsi con il cinema americano contemporaneo – in questo caso con la sua ossessione per il corpo dei Navy SEALs – mantenendo ogni volta la propria voce, quella di un’America legata ai valori e alla tradizione.
Il tema contemporaneo e attualissimo dei Navy SEALs, gli oscuri eroi di un’America minacciata sempre in bilico tra martirio e leggenda, finisce sempre per dire molto di più dei registi che dei protagonisti dei loro film. La Bigelow mostrava con occhi femminili la forza e l’inquietudine degli Stati Uniti alla ricerca di un nemico, Peter Berg l’eroismo carnale e in qualche modo patinato dei santi crociati del Paese, Clint Eastwood rimane nel territorio dell’epica eroica, ma ad essere celebrato qui è lo spirito puro dell’America.
Chris Kyle non a caso nasce e muore come simbolo in suolo americano, forgiato da una rigida etica paterna e tradito dal paternalismo con cui sente il bisogno di aiutare i reduci di guerra. Le lunghe parentesi in territorio nemico (dove, non a caso, si trova a scontrarsi con un sé speculare con tanto di famiglia al seguito) servono ad alimentare la sua leggenda, ma la sua etica e i suoi valori sono figli di quei sobborghi tutti bandiere e onore protagonisti di tanti film del regista.
Mentre il film macinava l’incredibile cifra di 300 milioni di dollari al solo botteghino americano, traendo la Warner d’impiccio per il disastro annunciato e rimandato di Jupiter Ascending, il film veniva tacciato di essere patriottico e retorico, come se Clint Eastwood non fosse sempre stato, da attore e regista, il grande narratore di quel cuore che costituisce lo spirito d’america (o quello che gli americani vorrebbero essere).
Inutile chiedere a Eastwood il cinismo, la contestazione e la protesta plateali (anche se sotto traccia sono sempre presenti) quando il punto è la contraddizione interna al personaggio, la sovrapposizione del soldato e del padre impossibile fino alla fine. Un discorso talmente simbolico che non ci si è presi nemmeno la briga di procurarsi un bambino vero per le scene con il figlio del protagonista ancora neonato. Bastava la taurinizzazione di Bradley Cooper e delle sue guance sempre più testosteroniche, segno tangibile della trasformazione del protagonista.
Lo vado a vedere? Probabilmente siete già andati tutti, a giudicare dagli ottimi incassi italiani. Sicuramente non imperdibile ma anche tutto sommato gradevole, nella misura in cui può esserlo un film che parla a una parte del popolo americano.
Ci shippo qualcuno? Nonostante il gran numero di militari presenti, Eastwood rimane uno ship block potentissimo.
Recuperato in tv – e terzo film con Cooper in meno di una settimana, forse per questo ho trovato così impressionante la sua trasformazione fisica. Poco da aggiungere alla tua bella recensione; ho apprezzato i tocchi con cui Eastwood tratteggia il cecchino nemico: la donna col bambino, la foto della medaglia. Tutta una vita in pochissimi secondi.