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23 MAGGIO
Giuro che non pensavo di farcela. Invece siamo qui, finalmente, con l’ultimo film in gara nella sezione principale, uno dei titoli più attesi dalla sottoscritta. Macbeth in chiave strettamente, realisticamente medioevale, Michael Fassbender e Marion Cotillard protagonisti. E non è Assassin’s Creed, dove si riproporrà questa coppia. Penso di essermi spiegata.
Sorvolando sulla bellezza mortale di questi due in coppia e in attesa di vederli sul tappeto rosso (vai Marion, sfodera uno di quegli abiti tremendi che da soli squalificano l’adagio sull’eleganza delle donne francesi!), il film è piaciuto e curiosamente le riserve espresse circa la sua residua teatralità e i filtri e la fotografia leccatissima non fanno che aumentare la voglia di vedere il nuovo lavoro di Justin Kurzel.
Ovviamente non potrei mai lasciarmi sfuggire l’occasione di rimarcare l’amabilità, la galanteria e il morigeratissimo rapporto con gli alcolici di Fassbender. A domanda diretta su cosa gli sia piaciuto e cosa no della Scozia dove il film è stato interamente girato ha risposto: “Whisky e whisky”.
Adesso che questo peso del concorso ce lo siamo definitavamente levati dallo stomaco, direi di chiudere con l’ultimo italiano in gara, sì, ma in Un Certain Regard. Roberto Minervini, cineasta italiano ormai stabilmente trapiantato negli Stati Uniti, presenta Lousiana, il suo racconto semi-documentaristico sul tessuto più povero e invisibile dell’omonimo stato, tra spiantati e corrieri della droga.
Descrivere il film è piuttosto difficile e non solo perché non l’ho visto (dopo tutto questo post, anzi, direi che non è proprio quello il problema): è lo stile di Minervini ad essere unico e quindi difficilmente accostabile ad altro con paragoni. Come già nelle sue precedenti opere, il film è costituito da un montaggio assassino delle migliaia di ore di girato della vita dei suoi protagonisti, attori non professionisti, ripresi fino allo sfinimento, fino a quando la presenza della telecamera non è più estranea nemmeno nei momenti più intimi. Nel montaggio però Minervini taglia via tutte le parti di stampo documentaristico, tirando fuori quella che sembra finzione recitata, ma creata da migliaia di brandelli di vita reale. Se ne è parlato molto bene, anche al di fuori della stampa italiana. Appunto: Mollica nel suo consueto speciale di DoreCiakGulp di oggi ha infilato due minuti di montaggio di spacchi e scolli del red carpet e manco un secondo su questo film: #giornalismo.
Dal red carpet: giornatina un filo monotematica.
A meno di scandali dell’ultimo minuto, direi che ci siamo. Davvero, anche quest’anno Cannes si è conclusa, cosa faremo delle nostre vite ora? Beh, intanto se avanza del tempo domani scatta il post con le considerazioni finali (e magari i vincitori). Intanto esultiamo per quest’epica impresa riuscita anche quest’anno e in bocca al lupo al trio italiano!
Prima considerazione: il fatto che il miglior reportage su Cannes che ho letto finora sia fatto da una che non c’è andata, la dice lunga su chi va e chi resta.
Seconda considerazione: The Lobster è stato osannato da The Playlist che (per i miei gusti) ci prende spesso, grazie a loro ho visto un sacco di bella roba.
Terza considerazione: W Emma Stone a prescindere (anche se la 38enne Diane Kruger, come dire, “tiene botta”)
Bravabravissima.
La mia speranza è di poter una volta nella vita di fare avvistamenti di mutande e cronometrare i minuti di applausi in diretta.
Nel frattempo spero che lo slip trend prenda piede anche tra gli uomini e mi preparo a riportarvi tutte le pernacchie che si son presi i film francesi
PS mi faccio forte adesso perché non l’ho visto ma io che parlo male di un film come The Lobster? Non ci crede nessuno.
sei molto brava!
Grazie! Spero di essere anche molto celere a rimettermi in pari oggi.
Qualcosa mi dice che l’arrivo di Moana in Italia susciterà un certo, uhm, scalpore…
Una delle poche volte in cui un robusto adattamento e cambio di titolo non mi scandalizzerebbero.