Tag
Adèle Exarchopoulos, Amy Poehler, Apichatpong Weerasethakul, Arnaud Desplechin, Asif Kapadia, Ben Wishaw, Cannes, Cannes 2015, Catherine Deneuve, Charlize Theron, Colin Farrell, Doutzen Kroes, Elie Wajeman, Emily Blunt, Emma Stone, Emmanuelel Bercot, Emmanuelle Bercot, Eva Longoria, Fan Bing Bing, Gardy consiglia, Gaspar Noé, gente figa, Hirokazu Kore-eda, Hou Hsiaou-Hsien, Imogen Poots, Jacques Audiard, Jake Gyllenhaal, Jane Fonda, Jeremy Saulnier, Joaquin Phoenix, John Lasseter, László Nemes, Léa Seydoux, Luis Garrel, Maiwenn, Marion Cotillard, Matteo Garrone, Michael Caine, Mindy Kaling, Nanni Moretti, Paolo Sorrentino, Patrick Stewart, Pete Docter, Quinzaine des réalisateurs, Rachel Weisz, Rod Paradot, Roger Deakins, Salma Hayek, Sienna Miller, Stephan Brizé, Tom Hardy, Un Certain Regard, Valérie Donzell, woody allen, Yorgos Lanthimos, Zoë Kravitz
14 MAGGIO
Al che la domanda sorge spontanea: perché aprire con un film dimenticabile e incolore quando hai per le mani il miglior film action dell’ultimo decennio, il fantastico Mad Max: Fury Road, così mastodontico, sopra le righe e ricolmo di allure hollywoodiana da essere un cavallo di razza per aprire in gran stile? Niente, a Venezia almeno sappiamo aprire col botto. Non mi rimane molto da dirvi sul film dopo il post dedicato, perciò diamoci al gossip!
Potrei parlare della figuraccia portata a casa dall’inviata da Sky Cinema, Alessandra Venezia, che ha intervistato Jacob Tumuri – la controfigura di Tom Hardy – facendogli le domande riservate al protagonista del film, finché nell’imbarazzo palpabile si è trovata costretta a chiedere ad attore e controfigura: “who is Tom?” ma la mia scarsa capacità di riconoscimento dei tratti facciali suggerirebbe un dignitoso silenzio.
Ripiegherò quindi sulla bellezza di Charlize Theron, che ci ha regalato servizi lumacosi da metà della stampa italiana che non ha speso mezza parola per il film / Hardy / le altre gnocche. Solo lei. Mollica era in visibilio. Quello che non mi aspettavo era che l’altra metà del cielo ripiegasse su “ma quanto sono carini lei e Sean Penn assieme“, continuando ad ignorare sistematicamente il film. Argh.
Il povero Matteo Garrone si è ritrovato in mezzo a questo fuoco di fila, tanto che persino in Italia il suo Il racconto dei racconti è finito in coda ai servizi giornalieri. Poco male, come annunciato, il film è stato divisivo anche sulla Croisette, raccogliendo però più promozioni (e qualche entusiasta vero, come testimoniano le cinque stelle sul burbero Guardian) che le stroncature invocate da tanti profeti di sventura.
Continuo a pensare che ci sia più coraggio e bravura in Garrone che in certe paraculate che vedremo nei prossimi giorni. Vale la pena investirci qualche soldino, anche solo per far sapere che siamo stufi *marci* dei drammi familiari quotidiani di cui è condito il cinema italiano. Marci! Coraggiosi insieme: Salma Hayek se ne è strafottuta del divieto di selfie e si è fatta un autoscatto con gli altri giurati impenitenti. Chissà quale castigo la attende.
Altra proiezione della giornata ad aver raccolto un consenso lievemente superiore alla media è Umimachi Diary di Hirokazu Kore-eda, a cui voglio già bene per aver scelto di adattare il manga della mai troppo amata Akimi Yoshida (quella di Banana Fish, mica bruscolini!) e per aver portato un poster tanto bello nel mio post. Il film racconta di Sachi, Yoshino e Chika, tre sorelle tornate nel villaggio sulla costa dove sono cresciute alla morte del padre e del loro primo incontro con Suzu, la sorellastra quindicenne che l’uomo si è lasciato dietro. Tanto affetto, tanta dolcezza, tanta capacità si superare vendette e recriminazioni. Ci piacerebbe vederlo anche qui, ahahah.
Dal red carpet: Un Dolan non si nega mai a nessuno. Charlize Theron è abbagliante e non solo per la scelta di colori accesi, ma devo dire che anche Zoe Kravitz ha un suo carattere. A Salma Hayek vogliamo già bene per la storia del selfie proibito (a cui poi si è unito Tom Hardy!), perciò eviteremo di parlare delle sue scelte di guardaroba. Una che invece come attrice è trascurabile ma sta facendo faville come guardarobiera è Fan Bing Bing, ogni giorno più bella e imeperdibile del precedente: questa foto è meravigliosa!
Prima considerazione: il fatto che il miglior reportage su Cannes che ho letto finora sia fatto da una che non c’è andata, la dice lunga su chi va e chi resta.
Seconda considerazione: The Lobster è stato osannato da The Playlist che (per i miei gusti) ci prende spesso, grazie a loro ho visto un sacco di bella roba.
Terza considerazione: W Emma Stone a prescindere (anche se la 38enne Diane Kruger, come dire, “tiene botta”)
Bravabravissima.
La mia speranza è di poter una volta nella vita di fare avvistamenti di mutande e cronometrare i minuti di applausi in diretta.
Nel frattempo spero che lo slip trend prenda piede anche tra gli uomini e mi preparo a riportarvi tutte le pernacchie che si son presi i film francesi
PS mi faccio forte adesso perché non l’ho visto ma io che parlo male di un film come The Lobster? Non ci crede nessuno.
sei molto brava!
Grazie! Spero di essere anche molto celere a rimettermi in pari oggi.
Qualcosa mi dice che l’arrivo di Moana in Italia susciterà un certo, uhm, scalpore…
Una delle poche volte in cui un robusto adattamento e cambio di titolo non mi scandalizzerebbero.