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16 MAGGIO
Finalmente i fischi, i boati, la carneficina critica si abbatte su qualcuno! Non che io abbia qualcosa contro il povero Gus Van Sant, anzi, erano tutti molto dispiaciuti (i suoi estimatori quasi piangenti) di dover massacrare un film bocciato da tutti, che deve essere una vera patacca e che potrebbe spegnere sul nascere il ritorno che pareva incontestabile di Matthew McCounaghy, qui a quanto pare pretenziosissimo. Forse non è nemmeno il caso che vi dica di cosa parla (parole chiave: alberi, suicidi, cose a caso) perché sembra davvero troppo anche per il territorio scult.
Per rimanere in territorio di film stronzi senza manco una locandina, si è parlato tantissimo di un documentario, ma giusto perché era sulla vita e sulla morte della chiacchieratissima Amy Winehouse: Amy di Asif Kapadia ha fatto incazzare tutti, famiglia e fan, il che è un buon segno, e ha convinto gran parte della critica. Per il momento il mio interesse non è esattamente ai massimi livelli perché se c’è una cosa che detesto da morire è tutta la retorica della grande potenza artistica distrutta dalla fragilità emotiva sfruttata dal malvagio mondo del business, musicale o meno. Il che è esattamente il tema di questa pellicola.
Arriva il momento della stampa italiana e della sua narrazione parallela delle vicende festivaliere: Mia Madre sbanca Cannes! Dieci minuti di applausi (sta cosa dei minuti è davvero affascinante: me li immagino sempre a fine proiezione, a far partire il cronometro)! Nanni conquista tutti (tranne la sottoscritta, come vi scrissi). Per dirvi: manco una parola sulle guide giornaliere di Variety e Guardian. Comunque sì, è andato bene, ma sono altri i temi di una giornata in cui persino Natalie Portman al suo debutto registico (A Tale of Love and Darkness) fa più notizia sulla stampa internazionale: il suo adattamento della biografia di Amos Oz è la noia assoluta: abbastanza ben realizzato da non poter essere attaccato ma così privo di qualsivoglia spunto registico e vitale da essere…dai diciamolo, sostanzialmente irrilevante. Per ravvivare l’atmosfera, lei ha festeggiato mettendosi in mutande: slip nuovo trend sulla Croisette, a quanto pare.
Tendenzialmente a Cannes non si parla molto di dibattiti, a meno che non ci sia di mezzo il futuro del cinema europeo, minacciato da Netflix e dai malvagi Weinstein. Storia lunga breve: Netflix vorrebbe acquisire i diritti per il lancio online diretto dei film ma, a differenza di altre reti (Rai Cinema, Sky Cinema, Canal Plus, BBC e compagnia cantante) non caccerà un euro per il sostegno all’industria cinematografica europea che ha risposto con un cauto vaffanculo, i tuoi du spicci te li puoi anche tenere, grazie tante.
Il dibattito al centro dell’attenzione è stato però quello sulla presenza di Miranda Kerr sulla Croisette, su cosa indossava, su cosa mangiava, su quale festa sceglieva…ma se proprio proprio dobbiamo parlare di modelle, cacchio, quantomeno una che abbia una scusa cinematografica recente, tipo Doutzen Kroes nel suo Versace bianco da cardiopalma d’oro (ehm).
Dal red carpet: recuperariamo un paio di foto carine dei giorni scorsi, tipo Woody Allen uno di noi in quanto ad entusiasmo verso i selfie. Tra i trend delle star il bianco (vedi domani) subito dopo le mutande nere a vista, assoluto cult del tappeto rosso di quest’anno. A meno che tu non sia una mutanda in tinta rubata nel pericoloso accavallamento di Diane Kruger. Also: a quando una Barbie Bing Bing?
Prima considerazione: il fatto che il miglior reportage su Cannes che ho letto finora sia fatto da una che non c’è andata, la dice lunga su chi va e chi resta.
Seconda considerazione: The Lobster è stato osannato da The Playlist che (per i miei gusti) ci prende spesso, grazie a loro ho visto un sacco di bella roba.
Terza considerazione: W Emma Stone a prescindere (anche se la 38enne Diane Kruger, come dire, “tiene botta”)
Bravabravissima.
La mia speranza è di poter una volta nella vita di fare avvistamenti di mutande e cronometrare i minuti di applausi in diretta.
Nel frattempo spero che lo slip trend prenda piede anche tra gli uomini e mi preparo a riportarvi tutte le pernacchie che si son presi i film francesi
PS mi faccio forte adesso perché non l’ho visto ma io che parlo male di un film come The Lobster? Non ci crede nessuno.
sei molto brava!
Grazie! Spero di essere anche molto celere a rimettermi in pari oggi.
Qualcosa mi dice che l’arrivo di Moana in Italia susciterà un certo, uhm, scalpore…
Una delle poche volte in cui un robusto adattamento e cambio di titolo non mi scandalizzerebbero.