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lis4Tagliente. Perdonatemi l’ovvia associazione con il titolo del nuovo libro per adulti di Paolo Bacigalupi, The Water Knife, ma è davvero un’esperienza a fil di lama il ritorno dopo sei anni di silenzio e young adult di un autore SFF che con il suo esordio ha messo in chiaro tutto e lasciato dietro di sé poche soddisfazioni da togliersi. Mentre gli italiani scoprivano La ragazza meccanica grazie a Multiplayer edizioni, gli appassionati di SFF hanno avuto modo di incontrare l’autore, in tour promozionale per la penisola. Vi ho già raccontato dell’incontro, dove Bacigalupi ha parlato ampiamente anche di questo romanzo, uscito settimana scorsa a livello internazionale e che, almeno per ora, ha mancato quella reazione entusiasmante che decretò il successo del suo incredibile esordio. Risultato comprensibile ma che poco ha a che fare con la qualità davvero alta del romanzo.

Las Vegas really had rolled in with its water knives and done some precipious cutting.
[…] Maybe you only do so much cutting before the knife cuts you.

I coltelli che tagliano l’acqua, le braccia armate delle grandi metropoli americane rimaste, pronte a saltarsi alla gola – nei tribunali, sulle dighe, ai confini statali – per sottrarsi a vicenda le poche risorse idriche rimaste. La posta in gioco è così alta da giustificare la trasformazione del libero circolo di mezzi e persone tra gli stati dell’Unione in una landa di città stato pronte a calpestare tutto e tutti: se perdi diventerai la nuova città perduta, travolta da un’apocalisse secca che ti cancellerà per sempre, trasformando i tuoi orgogliosi abitanti in profughi su cui esercitare ogni sfruttamento e violenza. Sono già cadute Carter City, Miami, Houston, il New Mexico, l’intero Texas e ora, sull’orlo della catastrofe, Phoenix, tutte accumunate dalla perdita delle fonti idriche.

It was striking Angel how similar every town looked after it lost its water.

Il vero punto di forza di Paolo Bacigalupi è che le sue distopie non sembrano tali, perché, soprattutto in questo caso, non sono che dettagli a separare il qui e l’ora dal lì nel futuro, sviluppi i cui semi sono stati seminati già nel nostro passato e ampiamente denunciati nel presente, come ci ricorda l’inserimento di Cadillac Desert di Marc Reisner (un libro denuncia del 1986 sullo sfruttamento non più sostenibile del fiume Colorado) nelle librerie dei protagonisti. Il nostro mondo e la sua versione arida e disperata partono dal medesimo, madornale errore: uno sfruttamento eccessivo e mal progettato delle fonti idriche, per finanziare lo sviluppo di città strappate al deserto. La versione di The Water Knife non ha saputo porre rimedio a quest’errore prima di arrivare ad una situazione di non ritorno.

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L’uscita più cretina che ho letto in questi giorni l’ho trovata nella recensione frettolosa del rinnomato Kirkus Review, che liquida il libro come stereotipato nella sua visione del futuro. Una stoccata che mi ha lasciato piuttosto amareggiata, perché la forza dell’autore sta proprio nella coerenza senza scampo con cui costruisce il mondo dove le estreme conseguenze delle nostre sconsiderate azioni sono finalmente palesi ed innegabili.
Se negli Stati Uniti dovessero collassare le città lungo il confine con il Messico, sarebbe più probabile che una dittatura divida tutta la popolazione in squadre secondo criteri abbastanza risibili o che i cartelli della droga messicani sostituiscano lo stato democratico nei territori che ha abbandonato nella sua ritirata?

Sweat was a body’s history, compressed into jewels, beaded on the brow, staining shirts with salt. It told you everything about how a person had ended up in the right place at the wrong time, and whether they would survive another day.

Il punto debole di The Water Knife è a mio avviso la notevole somiglianza con il suo predecessore, sia per tematiche che per approccio. Siamo sempre in piena cli-fi: prima mancava il cibo, ora sono le risorse idriche a scarseggiare.
La storia è ancora una volta narrata dal punto di vista di tre protagonisti di estrazione sociale e culturale differente, le cui storie partono dai quattro angoli del continente americano ma finiscono per entrare in contatto. Se inizialmente tanta rassomiglianza mi aveva lasciata un po’ fredda, sono stati proprio i personaggi a fare la differenza: la giornalista freelance Lucy, la giovane texana rifugiata Maria Villarosa e il mercenario “water knife” Angel pian piano conquistano il lettore, controbilanciando il tentativo ancora più scientifico rispetto al passato di portare le preoccupazioni di quelli che Bacigalupi definisce water geek al lettore poco informato.

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Bacigalupi non è certo povero d’inventiva nello sviluppo dei suoi personaggi, ma stavolta raggiunge il suo apice. In Lucy rivive la ragazza meccanica, ma un saggio utilizzo dei suoi sentimenti e la netta volontà di non essere indulgenti con lei rendono i suoi capitoli appassionanti, anche se la vera chimica scatta con Angel e Lucy. Il bello di Bacigalupi è che non ha timore di creare personaggi forti ma nemmeno remore nel schiacciarli sotto una realtà via via più violenta e pericolosa per loro. Non sembra mai scavare nel macabro, ma non mancano violenze sessuali e vere e proprie torture, in passaggi che sono dedicati a un pubblico adulto e preparato. Il suo punto di forza e il culmine del romanzo è quando le due protagoniste, Lucy e Maria, si appropriano della violenza che le circonda e la padroneggiano, affrontandola, sfruttandola, non lasciando che le paralizzi e, in una delle scene sensuali più forti che mi sia capitato di leggere di recente, desiderandola.

Se da una parte l’ambientazione thailandese era sicuramente più suggestiva e inconsueta, gli Stati Uniti funzionano molto bene perché si sente che fanno parte dell’identità di cui sente partecipe Bacigalupi, su cui ha molto riflettuto, da cui non riesce comunque a separarsi. Noi e Bacigalupi siamo un po’ come gli adulti che Maria detesta perché negli occhi hanno ancora un mondo le cui regole non funzionano più, ma da cui il loro modo di ragionare e reagire non riesce a staccarsi. Per quanto lo scrittore si accanisca su questo approccio e sui personaggi che lo rappresentano (perfino la tostissima Lucy), le sue lande sconfinate di sabbia, violenza e devastazione esprimono una certa bellezza intrinsecamente statunitense.

People are alone here in America. They’re all alone. And they don’t trust anyone except themselves, and they don’t rely on anyoneexcept themselves.

Lo leggo? The Water Knife è per certi versi più maturo di The Windup Girl, che però rimane il punto di partenza ideale per approcciarsi a Bacigalupi: più fresco, più sorprendente e per certi versi più speranzoso e fantascientifico. The Water Knife è comunque una lettura potente, una ramazina sui nostri errori forse mortali percorsa da personaggi e scene assolutamente memorabili, che ti colpiscono, scuotendoti. Purtroppo il colpo di scena è più che intuibile, ma è ripagato dalla brutale onestà con cui Bacigalupi piaga i corpi e le menti dei suoi protagonisti. Se La Ragazza Meccanica vi è piaciuto, andate pure ad occhi chiusi su questo…dopo un centinaio di pagine sarete rapiti.
Ci shippo qualcuno? Nhhhhh, non dicono nulla, però se volete un esempio di certe tematiche inserite efficacemente senza essere sentimentali, dovete passare da queste parti. Ripeto: la scena di sesso (quella consenziente) per quanto Bacigalupi sia esplicito e coinvolto, non me l’aspettavo così potente. Applausi. La coppia comunque mi ha letteralmente conquistato, li ho *adorati*.

Questa recensione si basa sulla lettura di una copia gratuita del libro fornita dall’editore tramite NetGalley, in cambio di una mia recensione onesta. 

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(Credit illustrazioni)