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wayf2Non è stato un passaggio indolore quello di We are your friends al botteghino statunitense e, data la quantità di uscite che si affolleranno questa settimana e la prossima, sarebbe inaspettato se non si risolvesse con un bagno di sangue anche in Italia.
Avendola vista qualche tempo fa non posso dichiarare che sia un peccato ma nemmeno che si meritasse quest’unanime indifferenza come risposta, soprattutto da quel pubblico di millennials cuffiati a cui si rivolge la pellicola e a cui è dovuto il piazzamento dell’eterno buon cuore belloccio Zac Efron come protagonista.
Usciti dalla fascia teen i sostenitori di High School Musical e passato parecchio tempo da quando il nostro ha ricoperto un ruolo di traino commerciale in un prodotto audiovisivo, senza considerare il cast di quasi assoluti esordienti davanti e dietro la cinepresa, forse ad aver nuociuto al film è stata una calendarizzazione fin troppo ottimista.
Cale (Zac Efron) è un giovane DJ che vive insieme ai suoi tre amici squattrinati nella parte sbagliata di Hollywood. All’ombra della celebre collina di estende la valle, in cui si consumano le ambizioni di quanti vogliono sfondare e nella stragrande maggioranza dei casi rimangono tali.
Essendo interpretato da Efron, Cale ha tutte le doti necessarie per farcela: è belloccio, ha buon gusto in fatto di musica, donne e vestiario, gira con amici discutibili ma che si fanno in quattro per farlo suonare alle serate giuste, riesce persino a far parere sensata la decisione di non andare al college. Il vero salto di qualità potrebbe però darlo la recente amicizia con James (Wes Bentley), un dj di fama internazionale che si divide tra inestinguibile sete di alcol e le braccia della segretaria amante Sophie (Emily Ratajkowski).

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We are your friends è un prodotto dall’inquadratura non semplice. È senza dubbio il coming of age post adolescenziale che sembra essere, eppure c’è una distinzione marcata tra questo film e i tanti fatti strada a passo di danza che si sono succeduti nei nostri cinema negli ultimi anni (o per meglio dire, da sempre: nella mia adolescenza c’è stato Save the Last Dance e un paio di citazioni di Baby nell’angolo le possiamo sfoderare tutti). Distinzione non solo tematica, perché l’operazione si spinge un po’ oltre al sostituire le coreografie con il campionamento dei suoni e le basi elettroniche.
We are your friends è un film incubato in prossimità del mondo che racconta e che non ha mai la pretesa di raccontarlo distanziandosi da esso o presentandosi con imparzialità. Ne consegue un ritratto tutto cuore dove non mancano ingenuità e esagerazioni, con il dj nuovo eroe romantico che consuma le tracce, la notte e le sue energie con l’obiettivo di far ballare gli altri, ma anche capace di una certa onestà di fondo che non ricade mai nel moralismo. Cale e gli altri affrontano con quotidiana leggerezza la pervasività della droga e la consuetudine dello squallore da suburbia senza batter ciglio, così come il film, che anzi rilegge in chiave estetizzante quello che poi è un bel ritratto degli Stati Uniti che inseguono il loro sogno.

lo spot della San Pellegrino così marcato da sembrare una micro pausa pubblicitaria nel film

lo spot della San Pellegrino così marcato da sembrare una micro pausa pubblicitaria nel film

Max Joseph non nega mai il debito verso Mtv, anzi, fa sua quell’estetica patinata e giovanile confezionando un film che a più riprese un videoclip di gusto contemporaneo o un ricercato spot pubblicitario per una casa cosmetica (la notte d’amore), restituendo lo sguardo dei suoi giovani protagonisti sul mondo che li circonda anche al pubblico fuori tempo massimo per essere millennials. Non che si neghi una qualsiasi delle tappe necessarie a far maturare il protagonista in questa tipologia di film (il tradimento di vecchi e nuovi amici, la droga, la morte, lo smarrimento interiore) e nemmeno un paio di passaggi così didascalici da essere quasi teneri, però appunto, c’è qualcosa nella formula che lo rende comunque interessante, quantomeno per come spiega come questo microcosmo percepisce se stesso.
In questo senso Emily Ratajkowski  (quella che faceva l’amante scema ma giovane e tettona in Gone Girl) viene inquadrata in maniera nervosa, affascinata e vagamente vouyeristica, proprio come la spierebbe di sottecchi uno di questi ragazzi. Certo, è un oggetto simbolico più che un vero e proprio personaggio e mi sono sincerata che fosse stata una modella più per attenersi alla verità che per un mio effettivo dubbio in merito.

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Lo vado a vedere? Non è che We are our friends non nasconda in sé qualche motivo d’interesse, è che l’uscita in una settimana così ricca rende davvero impossibile tentare di consigliarne la visione con un briciolo di coerenza.
Ci shippo qualcuno? Ohhh, finalmente. Dunque, parliamone: sappiamo da sempre che quando una relazione parte sotto la lente del maestro-allievo, a pensar male ci si mette poco, si fa peccato ma quasi sempre poi si trovano le gif su Tumblr che ci danno ragione. Che dire? Sarà quel fascino moro e ombroso che irradia qui Wes Bentley (che io ricordo solo per Hunger Games), sarà la sua aurea distruttiva, sarà che Zac Efron (che avrebbe dovuto inizialmente interpretare il suo ruolo) ha sempre un po’ quella faccia da santarellino o sarà soprattutto perché Emily Ratajkowski sembra la scusa ufficiale di entrambi? Ho moderatamente pensato male, sì.