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Non è semplice trovare l’attacco giusto per parlare di Magic Mike XXL quando sei una conclamata fangirl e ogni tuo post finisce con la postilla su possibili ship. Per niente.
Stiamo pur sempre parlando del sequel dell’ultimo enorme successo del poliedrico e schizofrenico regista Steven Soderbergh, che porta su schermo le vicissitudini giovanili di COLLO (al secolo Channing Tatum), che in passato ha davvero fatto lo spogliarellista, pardon, l’intrattenitore per un pubblico femminile.
Il botteghino è stato così ricco e le avventure di Tatum così variegate che si è pensato bene di farne un sequel extralarge.
Siamo a malapena al cut e già fatico a mantenere queso tono distaccato e istituzionale; con che faccia adesso vi dico che a distanza di tre giorni, a mentre mente fredda e ovaie a riposo, XXL è più grande, più riuscito e in un certo senso più profondo del suo predecessore?
Dopo l’enorme successo di pubblico, il sequel di Magic Mike era un passaggio quasi obbligato, quindi Reid Carolin ha preso da parte per un paio di ore COLLO e si è fatto raccontare altri aneddoti dei suoi anni da re dell’intrattenimento hot. Già nel primo film si è tentato di inserire uno dei passaggi più memorabili della carriera di Tatum, che partecipò a una convention di settore. Nel film il ritrovo è a Myrtle Beach, invasa per il 4 luglio da mmigliaia di donne pronte a festeggiare lanciando mazzette di bancone da un dollaro (centoni prontamente cambiati all’ingresso dalla professionale organizzazione dell’evento) al meglio del meglio del settore.
Abbiamo lasciato Mike non più Magic ad assemblare mobili con i rifiuti e lo ritroviamo con una nascente attività di mobili su misura che cerca di consolidarsi ed espandersi. Se uno cercava una metafora, eccola qui.
Magic Mike XXL infatti è un sequel che con il primo film ha ben poco a che vedere, nonostante riprenda le storie dei suoi protagonisti e il cast tecnico invariato. Il film è diretto dal secondo storico di Steven Soderbergh, Gregory Jacobs (che firmò anche il bellissimo Behind the Candelabra), ma si tratta di un film perfettamente inserito nell’ultima produzione del regista, che curiosamente lascia le luci della ribalta per poi occuparsi di montaggio, fotografia ed editing vari ed eventuali col risultato che, eccettuato un maggiore movimento di camera e un cromatismo che aggiunge all’ossessivo tono dorato il blu e il rosso, siamo di fronte al medesimo involucro.
Dentro però ci troviamo uno strano ibrido che richiede qualche giorno per essere digerito e compreso. Si tratta innanzitutto di un road movie, con Mike che si unisce ai suoi compagni di un tempo (fatta eccezione dei più sgradevoli, liquidati senza troppi fronzoli nei primi 5 minuti con una scusa standard e un post it) in un lungo viaggio che li porterà alla convention, dove tutti diranno addio alla carriera e cominceranno un futuro di lavori più comuni.
Il viaggio prevede da una parte un ritratto miracolosamente virile e sincero di un’amicizia al maschile tra un gruppo di artisti. Una volta scesi a patti con i dialoghi assolutamente surreali della sceneggiatura, ripieni di ansie per il futuro, insicurezze, risentimenti e chiacchiere quotidiane prive di peso, ci si accorge che rinunciando a una storia “alta” e a narrazione e personaggi di conseguenza impegnati al raggiungimento di questo scopo, Magic Mike XXL diventa un prodotto molto più onesto, dove un trip di sostanze sintetiche porta i personaggi a dire e fare cose da veri sballati, senza il minimo moralismo o la minima drammatizzazione della stessa. Il piccolo problema è che anche i dialoghi successivi sembrano un po’ figli di un viaggio in acido, ma è il passo più difficile da fare per poi apprezzare i lati positivi della pellicola.
Quel che resta è sorprendemente molto, molto più del primo film. Certo bisogna fare un po’ di ordine e distinguere cosa è riuscito e cosa no. Le parentesi da Step-Up per pubblico maturo e in cerca di svago sessuale per esempio rendono il film un po’ infantile nella sua pretesa che per ballare bene non servano allenamento e coordinazione, ma giusto un montaggio con la musica giusta per le scene di allenamento e la volontà di esprimere davvero se stessi.
D’altro canto però zitto zitto Magic Mike si porta a casa una sontuosa, emozionante parentesi social justice che ne certifica la maturazione. Dove il primo ritrae un gruppo di giovani maschi bianchi e i loro problemi, qui assistiamo a una vogue competition in un locale drag con una vera performer, al trionfo del black power al Domina, un club esclusivo gestito da una ex fiamma di Mike, Rome (una fantastica Jada Pinkett Smith, molto più valorizzata che in Gotham). Qui le donne di colore sono regine e gli spogliarellisti esprimono se stessi e soprattutto soddisfano i loro desideri personali, spingendosi molto oltre alla semplice esibizione del corpo e dando una sonora lezione ai cugini bianchi. Non a caso nel club si consuma il miglior numero di danza del film, con un Tatum esplosivo e di una sensualità divertita, irrefrenabile e per la prima volta davvero al servizio delle signore.
Non mi spingerò sino a dire che le strade percorse dai Re di Tampa gridano alla liberazione femminile come quelle solcate da Furiosa e Mad Max, ma è un fatto che le clienti da oggetti diventano soggetti, sicuramente aiutati nelle loro frustrazioni dai Re di Tampa, ma nel contempo in grado di allargarne gli orizzonti e riordinarne le idee, tanto che anche quando appare Andie MacDowell col suo gruppo di MILF in cerca di riscatto dal divorzio a dominare la scena e il gioco di potere sono proprio loro, così come Rome e, nel suo piccolo, l’incasinatissima Zoe di Amber Heard, che presenta una delle sessualità più fluide viste in un prodotto di questo tipo.
Lo sforzo maggiore è stato evidentemente profuso nella grande coreografia finale, girata con oltre 900 comparse e in quattro giorni di forsennate riprese, dove improvvisamente la regia rialza la testa e propone movimenti e soluzioni stilistiche che si fanno notare. Ed è proprio del bellissimo movimento di danza finale di Channing Tatum che si avverte la connessione più forte al cinema più recente di Soderbergh, incentrato su corpi eccezionali (Gina Carano lottatrice, Tatum spogliarellista, le trasformazioni fisiche di Candelabra) e i loro linguaggi, tanto che gli spezzoni più significativi sono i movimenti di danza con la camera dalla prospettiva di lui, che ci mostra la seduzione di Zoe come un processo puramente fisico, di cui il corpo è assoluto protagonista.
Poi vabbè ragazze, mi pare assodato: TANTA ROBA.
Lo vado a vedere? A meno che abbiate letto alla ricerca dell’informazione contenuta nell’ultima riga, non posso assicurarvi che Magic Mike XXL vi soddisferà, dato che io stessa all’uscita della sala ero più propensa a interpretarlo in chiave LOL. Pensandoci un po’ bisogna quantomeno riconoscergli il coraggio di aver tentato un approccio molto più onesto, riflettendo sui propri errori e rifiutando l’usato sicuro in favore di una nuova sperimentazione sul tema. Poi stiamo sempre parlando di un film in cui gli spogliarellisti sono visti in chiave assolutista come intrattenitori per il pubblico femminile, sia chiaro. E comunque, ancora una volta:
Ci shippo qualcuno? Nonostante la presenza di Matt Bomer, no.
La partecipazione del pubblico in sala è stata notevole, una versione ridotta della convention di Myrtle Beach. XD
Direi che il film ha centrato il suo obiettivo!
L’ho detto subito: dovrebbero dare un mazzetto di banconote all’ingresso e creare un effetto 3D in sala. XD