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urania_infiniti_1625Nonostante le recensioni dedicate alle antologie di racconti siano tra quelle con meno appeal di tutte (a meno di non poter consigliare un racconto eccezionale, che da solo vale il costo del libro), mi piace ripercorrere i numeri di Urania dedicati al Year’s Best SF. Spesso le rileggo, a distanza di anni, per vedere cosa effettivamente ancora ricordo e se sono ancora d’accordo con le votazioni date a lettura appena conclusa, oppure spulcio i nomi di autori che sono scomparsi o diventati ancora più famosi.
Infiniti
, la prima parte del volume 15 (quello che raccoglie le migliori storie pubblicate in inglese nel 2009) è poi un’importante spartiacque: verrà seguito in questi giorni dalla seconda parte del medesimo volume su Urania 1626 e poi la collana darà l’addio all’antologia curata da David Hartwell, per passare alla più nota e corposa concorrente a cura di Gardner Dozois.
Purtroppo la prima parte del lungo commiato a Hartwell non è di certo tra le migliori. Avendo avuto modo nel tempo di leggere parecchie “metà-antologie” pubblicate da Urania, so che tendenzialmente i racconti migliori sono sempre quelli che aprono il volume e che finiscono quindi nel primo tomo; purtroppo questa volta la selezione è piuttosto debole sin dall’apertura e debbo dire che tra i Best pubblicati da Urania negli ultimi anni, questo è probabilmente il peggiore, superato forse solo dalla tanto vituperata antologia di racconti di autori cinesi. In prospettiva, il più recente, deludente Il Futuro di Vetro mi viene da rivalutarlo.

Rispetto a numeri come Graffiti nella Biblioteca di Babele o Nove Inframondi (usciti anni fa ma ricollegabili ai numeri successivi, il 16 e 17 della collana), Infiniti ha un nucleo tematico più univoco e preciso. La fanno quasi sempre da padrone storie di fantascienza pura, mentre negli anni a venire occuperanno buona parte dell’antologia racconti brevi decisamente più ibridati con altre forme narrative.

yearsbestSF_15Altra caratteristica inconsueta è la grande quantità di storie riconducibili alla hard scifi (anche se nessuna si dimostra terribilmente complicata da leggere), al calcolo matematico e all’alternative history, mentre è molto carente il filone distopico che successivamente spadroneggerà.
D’altronde stiamo parlando di una raccolta risalente a ormai 7 anni fa e gli equilibri del panorama letterario fantascientifico nel frattempo sono molto cambiati. Certo, leggendo solo le proposte di inediti Urania è difficile rendersene conto, dato che risalgono tutte più o meno a questo periodo, ma per chi legge molto in lingua originale si sente che alcune storie sono già datate.
Mi spiace inoltre segnalare che è venuta meno in parte anche la cura editoriale che aveva contraddistinto la traduzione e revisione di questi volumi. Ci sono parecchi refusi e almeno un paio di frasi incomprensibili, per non parlare della strage di congiuntivi lasciata sul campo.

INFINITI ★★½
Infinities (2008)  novelette di Vandana Singh
Il classico racconto medio lungo che apre da tradizione l’antologia. Solitamente si tratta di una delle storie più forti e innovative, quella destinata a dare il titolo alla raccolta in italiano.
Ok, non amando particolarmente l’ambientazione indiana questo racconto di un anziano matematico musulmano che cade preda della sua ossessione per i numeri mentre si consumato violenze settarie contro gli induisti parte già svantaggiato, almeno per me. Non è nemmeno malaccio e in effetti l’elemento matematico su cui si fonda (hard scifi a tutta birra!) è ottimamente presentato, tuttavia il finale è abbastanza prevedibile e non mi ha lasciato particolari impressioni.

QUESTA TERRA PACIFICA OVVERO L’INTOLLERABILE VISIONE DI HARRIET BEECHER STOWE ★★
This Peaceable Land; or, The Unbearable Vision of Harriet Beecher Stowe (2009) • novelette di Robert Charles Wilson
Altra novelette, stavolta appartenente al genere ucronico: in questa versione della storia, non è mai scoppiata la guerra civile negli Stati Uniti e la schiavitù è stata bandita con un lungo e scaltro processo politico dopo che progressivamente era diventata antieconomica.
Sicuramente interessante e purtroppo realistica per come tratteggia le conseguenze drammatiche vissute dalla popolazione afroamericana, nascoste dietro la vittoria diplomatica della politica dei bianchi, però forse è in grado di apprezzarla meglio o sentirla più personalmente un lettore americano.

Qualsiasi risposta cui riuscissi a pensare sarebbe stata come praticare un buco nella sua innocenza e riempirlo di veleno.


LA CETRA SENZA CORDE ★½

The Unstrung Zither (2009) • novelette di Yoon Ha Lee
Per quanto sia già familiare con la forma mentis della tradizione confuciana e con le peculiarità delle storie di genere orientali, questo è un terribile guazzabuglio senza redenzione. Le tecnologie coinvolte nella guerra tra un impero e un manipolo di pianeti che gli resistono sono mal presentate e sempre poco chiare, l’elemento matematico decantato nella presentazione è in realtà inesistente e quel che è peggio, il colpo di scena finale è al contempo prevedibile e incongruente. Yoon Ha Lee non ha il dono della sintesi nella costruzione del suo mondo: era meglio scriverci un romanzo o lasciar perdere.
Qui inoltre appaiono le prime frasi confuse e probabilmente mal tradotte:

Il controcanto, tuttavia, era dolce e logico, e utilizzava un modo straniero.

CIGNO NERO ★★
Black Swan (2009) • novelette di Bruce Sterling
Ammetto con una punta di malignità che non vedevo l’ora di pronunciarmi su questo racconto, proposto due volte nel giro di un anno su Urania. La prima, nella famosa raccolta “in anteprima mondiale” presentata a StraniMondi, la seconda in questo volume (pubblicato nel 2009), dove il curatore americano dichiara che prima di essere proposto su Interzone, il racconto era stato pubblicato dalla rivista italiana Robot. Si vede che il concetto di “anteprima mondiale” di Urania è particolarmente elastico rispetto al mio, che non applicherebbe tale definizione a un volume che contiene un racconto pubblicato già tre volte nell’anno di pochi anni. Purtroppo con la mia visione particolarmente rigida ho involontariamente scatenato un vero putiferio la scorsa estate e il racconto in sé non meritava nemmeno metà del flame che è stato generato. Ancora una storiografia alternativa unita ai viaggi nel tempo, stavolta in diverse versioni dell’Italia. A quanto pare noi viviamo nella peggiore, dove la Olivetti non ha prosperato e il protagonista, abbastanza esplicitamente alter ego dell’autore, non è un genio informatico ma un blogger marginale a caccia di notizie. 

Non vado pazza per l’alternative history usata con goliardia (e come altro definire un racconto in cui Sarkozy è latin lover e genio del crimine?) ma lo spunto era stuzzicante il giusto. Lo svolgimento (e certe sparate  sul fascino maschio del Nicolas, LOL) non molto.
Agli interessati segnalo questo brevissimo spezzone di Bruce Sterling a StraniMondi, dove racconta la genesi proprio di questo racconto. 

ESEGESI ★★½
Exegesis (2009) • racconto breve di Nancy Kress
Negli ultimi anni si è affermata la tendenza a includere storie brevissime di autori tra i più noti del comparto e Nancy Kress insieme a Gene Wolfe è il nome che spicca in questa prima parte di Year’s Best SF.
Sotto questo profilo Esegesi mi ha ricordato Arancione e Obediah il disinventore, due storie brevi di Neil Gaiman apparse in Nove Inframondi e Il Fantasma di Laika. Queste rapidissime storie hanno uno spunto all’altezza dei loro creatori, ma sono più un divertimento, un esercizio di stile iniziato e concluso con un paio di colpi di penne più che un vero e proprio sforzo creativo. Insomma, avrei letto con molto piacere una riflessione linguistica più approfondita perché il tema mi appassiona, ma con questo pugno di pagine non posso andare oltre le due stellette e mezza. Un racconto rapidissimo particolarmente riuscito in questo senso lo lessi anni fa ed era proprio di Yoon Ha Lee che a questo giro ho massacrato: Alfabeto vettoriale dei viaggi interstellari.

EROSIONE ★★★★
Erosion (2009) • racconto breve di Ian Creasey
Ero abbastanza disperata sulle sorti del volume quando si è palesato questo intenso racconto di Ian Creasey, di gran lunga il migliore di questa prima parte. È un ottimo esempio del perché il formato breve funzioni alla grande in campo fantascientifico: ha un bello spunto transumanista (una esopelle che potenzia il corpo dei futuri esploratori spaziali), uno scenario consueto e malinconico (una terra morente, consumata giorno dopo giorno dal riscaldamento globale) e un spiccata letterarietà, capace di ammantare questa breve prova di un crescendo emotivo e di un paesaggio interiore all’altezza di quello naturale che circonda il protagonista, oltre che di riflessioni sulla convivenza complementare e impossibile di carne umana e implementazioni artificiali. Più di tutto però colpisce la raffinatezza letteraria che fa convivere riflessione speculativa e figure evocative e talvolta poetiche come quelle degli ologrammi e della costa marina erosa.

Ma la linea di demarcazione fra uomo e macchina mi appariva simile alla linea della costa che mi circondava: veniva continuamente erosa.

COLLISIONE ★★
Collision (2009) • racconto breve di Gwyneth Jones
Questo invece è un classico racconto breve con bello spunto e tanta buona volontà ma completamente sfuggito di mano all’autrice. Non è semplice spiegarne i contenuti non tanto per la ancora una volta massiccia dose di matematica e hard sci-fi necessaria a stare dietro ai complessi esperimenti scientifici di cui si parla, ma perché è un vero guazzabuglio. Se poi sono proprio io a dirvi che la storia d’amore lesbica è davvero pretestuosa, potete immaginarvi quanto male venga gestita.

A nessuno importava se a casa fossero i Terrapiattisti a comandare, a patto che se ne rimanessero a casa. Qui il problema era la sopravvivenza.

CI HA MANDATI DONOVAN ★★★
Donovan Sent Us (2009) • racconto breve di Gene Wolfe
Io non ho nulla in particolare contro le ucronie e le alternative history in generale, ma trovo sempre vagamente sconcertante (per non dire altro) che in un buon 60% dei casi siano utilizzate per riportare in salute concetti morti e sepolti come il nazismo o ancor di più l’impero astroungarico.
Detto questo, Gene Wolfe unisce qualche succoso dettaglio storico poco conosciuto a una serie di colpi di scena davvero ben congegnati (persino un po’ piacioni) elaborati sulla più classica delle premesse: è se a cadere non fosse stato il nazismo, bensì il Regno Unito guidato da Churchill, tra l’indifferenza statunitense?
E qui si vede quando un autore d’esperienza faccia la differenza a livello di scrittura.

Dalle rovine di Londra ho guidato le rovine del popolo inglese contro un nemico dieci volte più forte. Un tempo erano un popolo coraggioso. Adesso i coraggiosi sono morti.

L’EPIDEMIA DI CALCOLO ★★★★
The Calculus Plague (2009) • racconto breve di Marissa Lingen
Il più bel racconto in senso fantascientifico di Infiniti, che parte da uno spunto fantastico di biotecnologia e ne cava fuori una storia asciutta, agile e molto moderna come scrittura. Il giusto sceneggiatore potrebbe cavarci un ottimo film.
Non vi dico di più perché va scoperto, ma condivide con i grandi classici lo spunto di quante qualità e un’evoluzione che lo sa valorizzare. Davvero memorabile.

L’ISOLA★★★½
The Island (2009) • novelette di Peter Watts
Gran bella prova di Peter Watts sul classico impianto della nave generazionale così lontana cronologicamente e geograficamente dal mondo da cui è partita da aver corrotto da tempo il proprio spirito, la propria missione e in questo caso il proprio DNA. Non è perfettamente rifinito, ma ne esce comunque benissimo per il continuo contrasto interiore di una protagonista che è tecnicamente immortale ma ancora più debole e ossessionata dal lento deteriorarsi della sua esistenza che centellina da migliaia di anni mentre assiste alla missione e combatte contro l’intelligenza artificiale che regola la nave. Stranamente anche la dimensione della pulsione sessuale è gestita parecchio bene.

i pianeti sono i genitori abusivi dell’evoluzione. La loro stessa superficie promuove la guerra, concentra le risorse in dense aree difendibili, per le quali è possibile combattere

UNO DEI NOSTRI BASTARDI È SCOMPARSO ★★
One of Our Bastards Is Missing (2009) • novelette di Paul Cornell
Si può avere un’ucronia in cui l’impero prussiano non faccia bella mostra di sé in un’Europa tecnologicamente avanzata ma ancora tutta principati e signorie? A quanto pare no.
Il dettaglio tecnologico delle pieghe spaziali in cui nascondere armi mi è piaciuto parecchio, ma questa fascinazione per con la dimensione storica “alternativa” Cornell si fa prendere un po’ troppo la mano e il racconto finisce per perdere d’incisività.

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