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Amanda Abbington, Andrew Scott, BBC, Benedict Cumberbatch, Jonathan Aris, Londra vittoriana, Louise Brealey, Mark Gatiss, Martin Freeman, omoaffettività, ritratto di relazioni umane prima che lavorative, Rupert Graves, Ship Sheep, shippabbestia, Steven Moffat, Una Stubbs, vittoriano è meglio
Eccoci finalmente all’angolo delle teorie folli e dello sfaso gratuito. Pratico elenco puntato per una veloce carrellata di sensazioni, emozioni e FEELS vari ed eventuali.
- Non ho mai prediletto l’accoppiata Sherlock – Moriarty perché nel cuore sono una johnlock di razza, però debbo dire che beh, il fatto molto coerente che sia l’ossessione regina all’interno del mind palace di Sherlock è un enorme punto a favore di quella frangia di shippatrici folli.
- Preferisco concentrarmi però sui pochi momenti d’interazione tra John e Sherlock con tanto di cuoricini amorosi. Non mi riferisco (solo) alla chiacchierata notturna nella sera o nell’ennesima ripicca per aver lasciato la casa o alle occhiate di benevole mecenatismo che Mary lancia ai suoi due cucciolotti che dopo un po’ di tempo tornano ad annusarsi.
- Siamo nel mind palace di Sherlock, quindi il John che vediamo non è quello vero, bensì un riflesso della mente stessa del nostro. Com’è il John percepito da Sherlock? Più intelligente e risoluto, più incisivo, fondamentale. Quello di cui il cervello di Sherlock ha bisogno per credere nel proprio valore. Quello che appare per salvarlo.
- Trovo stupendo il fatto che il pericolo maggiore per Sherlock sia di andare troppo a fondo, di perire all’interno del suo mind palace, che è uno dei temi portanti del filone di fanfiction che più amo.
- Come del resto l’utilizzo di vere droghe. Oh my, è una rappresentazione sexy e del tutto nociva dell’utilizzo di droghe, beninteso, ma non so se mi battesse più forte il curiocino per la preoccupazione del vero John, la presa risolutiva del John mentale o il rimpianto e la preoccupazione di Mycroft, qui forse alla sua miglior prova.
- Rompiamo le uova nel paniere: una delle teorie più accreditate è che John nel mind palace sia la rappresentazione dei sentimenti di Sherlock, il che rende comprensibile perché sia presente e necessario. Still, quanto amore.
- Adoro il fatto che un personaggio inutile come Anderson assuma un valore così fondamentale nel mind palace di Sherlock, forse il più riuscito: lui continua ad incarnare la fede di Sherlock, la volontà di credere a qualcosa, per quante sferzate debba subire.
- Alcuni ritengono che quel risveglio sia fasullo, ok, ma quanto non è meraviglioso che Sherlock si cali nel mind palace attraverso le parole del blog di Watson?
- Mycroft obeso invece è l’ulteriore incarnazione della ferrea logica analitica di Sherlock ed è una trovata dal canone geniale. Sono sinceramente preoccupata per le continue, vaghe allusioni a una futura morte di Mycroft.
- Mary mi piace sempre di più e quindi sono parimenti irritata da questo utilizzo davvero utilitaristico del suo personaggio.
- Momento di crack puro: Redbeard è davvero e solo il cane d’infanzia di Sherlock o è un qualcosa in più? Nel momento in cui inquadrano l’agendina di Mycroft sono chiaramente visibili un codice binario e un numero misterioso che alcune genie del male hanno già capito essere il colore viola della famosa camicia di Sherlock E delle partecipanti alla setta femminista.
- Costume porn a livello apocalittici: a me quel cappotto lussuosissimo color cammello di Sherlock fa venire l’aritmia. Lo vedo e percepisco il suo incredibile valore monetario e la sua incredibile, calda morbidezza. E che chiccheria l’asola rossa anche nella versione vittoriana! Non avrei invece mai pensato che il primo costume da donna luttuosa di Mary fosse fatto con vero, delicatissimo merletto vittoriano. Immagino il terrore di muoversi con addosso un vestito di tale valore.
- Hair porn micidiale con questa leccata all’indietro di Benedict Cumberbatch, il cui fascino magnetico è centuplicato da quel maledetto cappotto. Questa versione dei baffoni di John non mi dispiace per niente, fufufu.
- Io però avrei voluto un po’ di Irene Adler. Anche perché l’eteronormatività che si porta dietro significa 1-Watson geloso 2-Fanservice di livello estremo dietro il paravento da lei fornito
- Voglio dire il mio fermo NO alle seghe mentali che ha generato questa puntata. Capisco che siamo un po’ proni ad iper-analizzare, ma nella mia ingenuità a me è sembrata chiaramente un’intera ora e passa devoluta a spiegare con fermezza che non si torna indietro, Jim Moriarty è morto. Punto. Basta. Stop. Fine. L’intero caso delle suffragette spiega come sia possibile la sua “resurrezione”. Basta seghe mentali, basta! Non ci sono sotterfugi: c’è un’organizzazione che ne usa l’immagine. Fine. Non si torna indietro.
- La parte dei non sono mai i gemelli! era una perculata a “Sherlock Holmes and the Case of the Silk Stocking” vero? Come il maggiordomo Wilder era il solo omaggio al loro amatissimo “The Private Life of Sherlock Holmes”, giusto? O era solo un chiaro messaggio a quella frangia di fandom che già nel canone di Doyle sospetta l’esistenza del doppio Jim?
Da una parte penso tu abbia ragione, anche a me la parte finale è parsa frettolosa, goffa, didascalica. Nonostante questo direi che tra la massa delle incappucciate – per il poco tempo concesso a questa parte – tuttavia risaltano Molly e la cameriera.
In Sherlock c’è un problema ineludibile che non è solo ascrivibile al “maschilismo” di Moffat e Gatiss, ma al fatto che se proprio non si vuol del tutto tradire il personaggio inventato da Conan Doyle purtroppo è da lì che bisogna partire – da quel contesto, da quel maschilismo.
Gli assoluti protagonisti del serial sono e saranno sempre Sherlock e Watson, non c’è niente da fare. Quel che si poteva sperare era l’inserimento del tema delle suffragette attraverso una migliore scrittura.
Che il contesto storico o i protagonisti siano virati in chiave maschilista (cosa che per questo Sherlock e questo Watson è vera fino a un certo punto) non significa che ne derivino automaticamente personaggi femminili poco sviluppati o mal gestiti, anzi. Un personaggio come Molly, ad esempio, poteva avere due righe che ne spiegassero meglio la presenza lì. La cameriera è una pura tinta d’impertinenza, che non ha nemmeno un nome. Mary non merita i suoi cinque minuti di gloria esplicitando un suo hackeraggio o una sua deduzione.
Ti faccio un esempio becero ma calzante: il serial tedesco Last Cop. Protagonisti assoluti due poliziotti, di cui uno maschilista, in commissariato solo un paio di donne, però ben sviluppate e attorniate da una trama che appena il protagonista sottovaluta una donzella, TAC, arriva una bastonata. E non siamo parlando di un capolavoro della televisione, anzi, se mi scoprono a fare questo paragone dovrò darmi alla macchia. XD
Concordo su Irene!
Che delizioso aroma di paternalismo ben stagionato! È così offensivo che forse è un tentativo di spingere le donne all’azione nella vita reale… Quelle quattro sgallettate in cappuccio vivono nell’età dell’oro di suffragismo e anarchia e non sanno niente di lotta armata, che vergogna. Si, comprendo le obiezioni… tutte noi conosciamo almeno un uomo perfettamente decente… e poi Freeman coi baffoni è così tanto un pasticcino… che amore cuoricino cuoricino… ma a noi serve una soluzione permanente. Definitiva. Facciamolo per la povera Irene Adler. Poveraccia, da artista libera e indipendente a battona, non è tollerabile. Naturalmente questo non mi sta impedendo di guardarmi anche la replica.
la stavamo guardando insieme, mi sa. Così, giusto per rimarcare il fastidio per una visione così superficiale del problema.
Ahhh l’appartamento di Sherlock! Come si fa a essere così favolosi e contemporaneamente così cazzari! Povera me. Che croce.
So che è inutile rodersi, ma non riesco a capacitarmi che due uomini ancora giovani, uno sposato e l’altro gay, talentuosi, capaci, siano immersi in un’atmosfera così organicamente maschilista da non riuscire a capire il problema. Perché sono sicura che a loro le donne piacciono tantissimo, ma mi aspetto di più, visto che comunque grosse pretese in ambito strettamente “giallistico” non ne abbiamo, i punti di forza di Sherlock sono sempre stati scenografie, costumi, e l’alchimia innegabile del cast.