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howsingle21In un periodo di profonda crisi creativa ed economica per il genere, la commedia romantica sembra aver trovato la sua nuova portabandiera, che ha il volto e le gambe affusolate di Dakota Johnson, capace di rubare la scena a Rebel Wilson e Alison Brie nel cinemozioni5 putativo di quest’anno, quello che arriva nelle sale direttamente per San Valentino.
Adattamento di un romanzo di Liz Tuccillo, già veterana del genere con il suo contributo a pietre miliari quali Sex & The City e La verità è che non gli piaci abbastanza, How to be single è il primo film romantico con la voglia e la forza di aggiornare al 2016 le proiezioni romantiche irrealistiche del genere femminile (o di quanto gli sceneggiatori maschi credono di aver capito a riguardo) sul mondo affettivo e lavorativo, l’uomo dei sogni e l’arredo casa.

Single ma non troppo è la prima pellicola da tempo immemore ad essere autenticamente cinemozioni5 (commedia sì, romantica sì, ma narrata da un punto di vista squisitamente femminile o supposto tale, relegando in un angolo il genere maschile incarnato in figure totalmente irrealistiche e proiezione del subconscio romantico femminile) senza essere così ignobile e mal fatta da diventare un peccato inconfessabile per chiunque non abbia un dovere morale come la sottoscritta di rimanere aggiornato sull’evoluzione del genere.
Ritrovarmi di fronte a un vero cinemozioni5 DOC, con tanto di regia del regista tedesco Christian Ditter (habitué del genere e professionista vero) e di fotografia colorata e sbarazzina di Christian Rein, mi ha fatto davvero emozionare, perché per una volta il film tentava di sfruttare il mio bisogno di romanticismo riconoscendo il mio status di spettatore che si merita quantomeno una produzione dignitosa.

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Lo scenario newyorkese non può che essere un ritorno per un film con queste premesse, ma anche la metropoli più europea d’America è tirata a lucido, desiderosa di essere contemporanea e adeguatamente romantica, scrollandosi però quell’aura patinata che tante pellicole degli anni ’90 le avevano appiccicato addosso. New York è raffinata e piena di luci, climaticamente clemente ma anche giovane e vivace, non più caotica ma intima, capace di regalare un angolino tutto per sé alla protagonista, Alice.
Alice ha il volto e il corpo di Dakota Johnson. Ai tempi di 50 sfumature di grigio non mi aspettavo si sarebbe potuta trasformare nell’attrice capace di raccogliere il testimone lasciato da Katherine Heigl, complimenti a lei per essere riuscita ad appropriarsi di un film a suo modo iconico, attirando l’attenzione del pubblico su di sé in quanto persona e attrice oltre lo “scandalo”. La sua incarnazione della donna simil-austeniana in cerca dell’amore Anno Domini 2016 conserva la fisicità che era stata protagonista nel film che l’ha lanciata. Anche qui infatti non è solo un volto fresco con un taglio sbarazzino, ma anche un paio di gambe affusolate che l’idea appena accenata di gonna che indossa per tutto il film rende protagoniste quanto gli occhi azzurri o la canonica serie di figuracce.
Se Dakota Johnson incarna l’ideale estetico e seduttivo acqua e sapone della donna romantica di oggi (che vuole sedurre senza sforzo, inconsapevolmente), allora tra i traguardi impossibili che si prefigge c’è quello di essere pacatamente inquieta senza mai diventare angosciante e di risultare casual e ineccepibile con gonne da passeggiatrice di marciapiedi, con l’aggravante dell’abbinamento con ballerine.

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Se insisto tanto sul vestiario è perché anche lo stile è una componente imprescindibile dell’immaginario necessario a costruire un film di questo tipo, tanto quando l’amore. Se vogliamo vivere un sogno non ci deve essere solo un nugolo di uomini che si ricredono e lottano per te dopo averti sottovalutato o trattato male (come nel caso in esame, dove troviamo un terzetto di questo tipo), ma anche ad esempio una versione da sogno e finto trascuratamente shabby del buco che una ragazza single può permettersi a New York, un set da instagram spacciato per ripiego di fortuna per una ragazza in piena crisi esistenziale. Così come le amiche e compagne nella ricerca dell’uomo perfetto: qui abbiamo Rebel Wilson nel ruolo tipo di spalla comica scurrile e diretta che di solito interpreta, senza una virgola fuori posto, e la sorella della protagonista, indipendente e concentrata sulla carriera, Leslie Mann.

Il lungometraggio insomma non si rileva pioneristico nella sua struttura, ma quantomeno si preoccupa di aggiornare l’immaginario dei bisogni emotivi delle protagoniste al tempo presente, ripartendo dal punto d’arrivo di La verità è che non gli piaci abbastanza, laddove il genere si era fermato, segnando una crisi ancor prima che qualitativa esistenziale.
Il primo particolare rilevante è biografico, con protagoniste mai prima così tanto a ridosso (o oltre) il fatidico arrivo dei trenta. A cascata, il film finisce per essere più inquieto dei suoi predecessori, perché ogni storia che sfuma diventa la Storia che poteva essere quella con la S maiuscola e non lo è, così come le parentesi a caccia di sesso scacciapensieri e rapporti senza legami non possono che essere tali, perché, pur senza allarmare, l’orologio ticchetta per tutte, che abbiano carriere, desideri di maternità o siano in crisi di rapporti. Discorso che vale anche per Alice la cui lezione da imparare è quella di gestire l’inquietudine dell’essere sola e a godersi il momento da single. Una svolta enorme, a ben vedere, dopo decenni di single e fiere di esserlo a cui il cinemozioni5 promette l’amore della vita solo in cambio di un’ammissione di colpa (sì ero single, no non ero felice). Una svolta insomma, pur con tutti i reiterati avvisi del caso su quanto questo periodo sia breve, quasi che possa cambiare tutto in un momento, in uno sguardo, perché in questo campo da gioco stare da soli non può che essere una sconfitta, anche se può diventare, a piccole dosi, un modo per riscoprire il proprio sé perso nella ricerca del partner.

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Lo vado a vedere? Mi ha emozionato ma più come ritorno ad antichi livelli produttivi ormai dimenticati che per il momento genuinamente batticuore, che forse qui un po’ è mancato.
Ci shippo qualcuno? Sono parecchio perplessa dalla totale assenza di omosessuali nella pellicola. Non succedeva da decenni.

Coefficiente romanticismo su scala cinemozioni5 – 11 punti
+1 attori totemici – Dakota Johnson
+1 attore produttore – sempre lei, Drew Barrymore con la sua Flower Film
+1 cast corale – quattro personaggi principali con codazzi maschili al seguito
+1 i cattivi buoni consigli degli amici
+1 l’amico che fa il tutor – Rebel Wilson insegna a Dakota Johnson la regola dei drink
+1 la donna col desiderio di maternità
+1 Sexy family ruiner Scarlett Johansson
+1 mestieri romantici- Dakota fa la segretaria in uno studio legale ma può sbronzarsi con agio quasi giornalmente
+1 case da sogno – il monolocale shabby chic con tanto di scala antincendio e angolo di lettura (cit.)!
+1 protagonista acqua e sapone involontariamente sexy
+1 il mammo felice