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civilwar_sebDa che parte stai? Chiede imperiosa la locandina di Captain America: Civil War, terzo capitolo del franchise dedicato al Cap e capitolo 2.5 di Avengers per ambizioni produttive e vastità di cast da gestire.
Se i Vendicatori divisi cadranno, cinematograficamente parlando la loro unione (e il loro numero sempre crescente) hanno provato più e più volte che il troppo storpia, o quanto meno il tanto non paga. Ecco, posto che io #TeamCap tutta la vita (specialmente nella continuity cinematografica) e che in particolare sto spudoratamente dalla parte di Bucky, bisogna ammettere che il duo registico Russo ha smentito i mezzi fallimenti di Whedon e Snyder, provando che sì, è possibile creare un film d’intrattenimento puro ben orchestrato e mai troppo pesante, dando spazio a circa una ventina di personaggi, ammiccate a parentesi televisive e a capitoli di là da venire. Insomma, a tirar fuori un film ponte verso qualcosa di più risolutivo (Infinity War?) senza per questo renderlo pesante o inutile e anzi, provando finalmente a cambiare registro nel copione ormai rodato del tipico film Marvel.

Info utili:

  • C’è solo una scena extra, posizionata tra i titoli di coda “di testa” (quelli animati) e il roll nero con tutto il cast tecnico. EDIT- a differenza di quanto mostrato alla stampa, c’è anche una seconda scena alla fine fine fine dei titoli di coda, con protagonista Spidey.
  • Il post è diviso in una parte spoiler free e una di considerazioni spoiler ben segnalate.
  • Per comprendere il film è necessario aver visto almeno Winter Soldier e Age of Ultron, ma non farebbe male aver visto anche Ant-Man e la serie televisiva di Agent Carter.

La recensione spoilerfree vaga vaga e tutta mugugni e vorrei ma non posso

Cominciamo con una chiara grafichina per chi non c’ha voglia di star a leggere 3000 parole di post e non si fida della promessa di non anticipare nulla:

Winter Soldier < Civil War < Batman v. Superman / Age of Ultron

Prima di pontificare, altra premessa: se Winter Soldier era un riuscitissimo tentativo di partire dal classico blockbuster Marvel e tentare di fare anche altro, dandogli una sua allure artistica (in quel caso, si sconfinava ampiamente nel settore dello spionaggio e con grande maestria), qui rimaniamo nel terroritorio del cinecomics in cui si menano (tanto) le mani.
Anche stavolta però Anthony e Joe Russo, lode all’anima loro, non ci stanno a fare il film che tutti si aspettano, accodandosi a un canovaccio rodato dalla macchina da guerra Disney+ Marvel Studios. Rimangono sì nel filone action supereroistico di puro intrattenimento, ma tentano di cambiarne toni e stilemi da dentro, mettendo a punto un primo, grande risultato: Civil War sa essere a suo modo leggero, rifiutando l’iperdrammatizzazione post Nolan e tanto amata da Zack Snyder e per certi versi sa essere sorprendente.

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Se dopo averli visti al lavoro su Il Soldato d’Inverno mi aspettavo le scene d’azione di precisa lettura, grande spettacolarità e notevole inventiva (quant’è bella la scena dell’evacuazione di Bucky per le scale oppure il lunghissimo scontro tutti contro tutti all’aeroporto di Berlino?) e sapevo che più di altri avrebbero reso il lato fumettistico dello scontro tra diversi poteri e dei binomi e delle dicotomie che si formano tra le due fazioni capitanate da Stark e Rogers (prende fiato), quello che non mi aspettavo che è in un film che si rifà a una saga così epocale e drammatica del Marvel Universe la sceneggiatura di Christopher Markus e
Stephen McFeely riuscisse a trovare una quadra senza ricorrere ai soliti trucchetti del colossal superoeroistico.

Lo script decide quindi non pontificare sui massimi sistemi o darsi gratuitamente al dramma, bensì di rendere la guerra civile tra supereroi una questione personale e sentimentale, dove le emozioni irrazionali e più profonde degli eroi sono dichiaratamente il perno attorno a cui ruotano le due fazioni. Il che permette al film di superare il meccanismo trito di minacciose figure aliene e cattivi sempre più cattivi e potenti, ritornando finalmente ad evolvere il vissuto dei suoi personaggi più che i loro poteri.
Certo, non siamo al livello di un dramma shakespeariano, ma finalmente la caratterizzazione torna a battere un colpo e, quel che è più incredibile, davvero per tutti. Captain America entra finalmente, completamente in conflitto con la sua prima, stolida incarnazione di combattete ligio al dovere, Robert Downey Jr. fonde i propri dubbi se continuare o meno il ruolo in un Iron Man toccato dalla saggezza della vecchiaia e dai timori di un leader e di un genitore, Bucky è il primo damsell in distress che riesce ad essere al contempo conflittuale, letale e a chiedersi se tutto sommato valga la pena di perdere tanto per salvarlo.

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Se Chris Evans ha smesso finalmente di essere un tronco e Robert Downey Jr. può uscire dal personaggio nel personaggio in cui era intrappolato, un Sebastian Stan incredibilmente massiccio si porta a casa la promozione a protagonista, dando ancora una volta prova di capacità attoriali (e fisiche) che gli potrebbero valere un ruolo ben più importante.

Anche in territorio di comprimari c’è ampio spazio per tutti, tra foreshadow e nuove evoluzioni. Le new entry ovviamente fanno parlare di sé: Tom Holland in 15 minuti è diventato lo Spider-Man più autentico mai visto con schermo e il suo inserimento in itinere è uno dei meglio gestiti mai visti.
Discorso a parte merita Black Panther: Chadwick Boseman se la cava, pur senza impressionare, ma il suo personaggio, che dovrebbe incarnare una tipologia diversa di supereroe (e non solo a livello etnico) è una gigantesca pigna in culo, funzionale alla trama ma al solo pensiero di un film tutto dedicato su di lui, aiuto.

Pur rimanendo ampiamente lontano dalla promozione del Benchdel Test, la gestione del personaggio di Scarlett Johannson e di quello di Elizabeth Olsen provano che in Age of Ultron si poteva fare meglio e senza troppo sforzo, approfittando invece dell’ottimo lavoro svolto su Jeremy Renner per tornare a fargli interpretare un ruolo diverso dal classico comprimario e divertente, così come Sam Wilson, sempre più a suo agio.

Le uniche note stonate per quanto riguarda il cast sono tre. Martin Freeman ha un personaggio abbastanza macchiettistico rovinato da un doppiatore italiano che a me è parso terribilmente irritante. Daniel Brühl è relegato al classico ruolo di cattivo incolore ma se il nome farlocco e il finale sospeso sono un indizio di qualcosa che bolle in pentola, forse avremo un attore davvero bravo usato parzialmente in attesa di farne ben altro uso (speriamo). Emily VanCamp fa bene il paio con Chris Evans in quanto ad espressività, ma a lei poverina, nonostante il piccolo colpo di scena, tocca pure l’ingrato ruolo di porta borse.

civilwar3A conti fatti i Russo si portano a casa un secondo film supereroistico che cambia la carte in tavola e prova una nuova strada. Pur portando il termine cinecomics a nuovi livelli di aderenza al genere (vedi scene d’azione che ricalcano per narrativa il racconto su tavole e personaggi come Spider-Man davvero aderenti al loro concept originario), sembrano rifiutare l’impostazione da cui altri nomi del calibro di Joss Whedon non erano riusciti a svicolare.
Nonostante l’altisonante nome che porta, Civil War di fondo è un film ponte verso futuri capitoli più risolutivi che riesce a fare di questa sistemazione delle pedine sulla scacchiera e di un gigantesco punto della situazione un film che si guarda con piacere e con almeno un paio di momenti davvero ad effetto. Di più, riesce a trasformare un gigantesco buco narrativo che si rimpallava da anni nel proprio climax narrativo, riuscendo a nascondere il suo intento principale allo spettatore davvero fino all’ultimo e, involontariamente, dando una risposta alla pretestuosa questione di Marthe di Batman v. Superman.

Certo permangono alcuni vizi di forma tipici del cinecomics Marvel, in primis questo fastidioso sottoutilizzo di villain interpretati da ottimi attori o della risoluzione in nulla di presunte grandi minacce. L’unico limite vero di Civil War però è manca forse di un finale degno di questo nome, risolvendosi in una lunga carrellata di azioni con un culmine e una parola fine tracciata un po’ a caso, dopo questa gigantesca operazione di riordino di cui beneficeranno parecchi film Marvel a venire.

 

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Sto per spararvi una marea di spoiler a bruciapelo…pronti?

 

Le considerazioni spoiler incoerenti e allucinate + teorie
complottistiche del caso

Siamo arrivati al punto che il colpo di scena principale del film è il fatto che NON muore nessuno, il che è un corollario piuttosto interessante dell’universo Marvel tutto. Che poi di tutti i film tratti dalla continuity della Casa delle Idee, quello che doveva essere più intrinsecamente legato a una morte senza ritorno (o con un avvicendamento attoriale) doveva proprio essere Civil War, famoso anche per il suo climax. Mi piace però come i Russo, probabilmente con le mani legate da chissà quali piani già stabiliti per Infinity War, cerchino di farsi strada negandosi il drammone micidiale che in questi anni tutti i film di supereroi hanno disperatamente tentato di convincerci essere connaturato a uno scontro su grande scala…riuscendoci, considerando quanto questa mancanza funzioni come colpo di scena.

Il vero colpo di scena (a mio parere ben celato fino all’ultimo) è invece la connessione tra Winter Soldier e Iron Man, che scatena l’ennesima scenata mammona supereroistica dell’anno (niente Martha stavolta, anche se…). Comunque una scelta ottima, che va non solo a chiudere quello che sembrava più un buco cronologico mal gestito che una questione lasciata in sospeso. In particolare chi ha seguito Agent Carter sa quanto il come e il dove fosse morto il padre di Tony fosse rimasta una questione tratta più come una matassa che non si riesce a sbrogliare che un mistero da alimentare.
Insomma, era la strada migliore per fare in modo che si menassero nell’arco del film, creando due fazioni e liberando i prossimi capitoli dal dover chiamare a raccolta tutti i supereroi sulla piazza. È una scusa credibile, che complica e evolve la relazione tra Tony e Steve.

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Ma chi prendo in giro? È solo una sordida scusa per ficcarci dentro una quota di angst fangirlistico da scegli chi tra noi due sarà il tuo più caro amico. Il che fa molto seconda elementare e quindi rientra alla perfezione nella psicologia dei personaggi maschili in questione.
Sapete quando ho capito che la questione avrebbe richiesto almeno un paio di ship sheep? No, non dal trailer (che era già un ottimo indizio eh!) bensì quando arriva quel bacio a stampo farlocchissimo tra Steve Rogers e la nipote segreta di Peggy, il trionfo della passione sciolta e sensuale…come due tronchi di legno, appunto. Insomma, chi recitativamente si somiglia, si piglia, non fosse che è una sotto-trama etero ancora più pretestuosa del precedente bacio a stampo con la Vedova Nera, e poi si è visto in Winter Soldier come è andata a finire. Insomma, quando arriva l’effusione etero piazzata lì a forza, ormai è un teorema algebrico dimostrabile, poco dopo scappa il sottotesto fangirlistico.

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La scena che mi ha emozionato di più è stata questa, in cui Captain America trattiene fisicamente il suo amato Bucky dallo scappare via, in un trionfo di muscoli e dichiarazioni d’amore fisicamente espresse. Ok, Bucky tenta di travolgerlo con l’epica del veivolo, ma cosa sarebbe l’amore senza quella punta di rivalsa? Qui mi sono emozionata, oltre a rendermi conto che i Russo avevano superato un altro caposaldo dei film Marvel. So che stenterete a crederci ma non ci sono addominali al vento. Ebbene sì, niente gente improvvisamente allergica alle tshirt, niente colpi di calore, niente abiti strategicamente strappati. Persino niente zoomate con POV sul culo di Scarlett Johansson. Ve l’ho letto, è un film di rottura.

Sì, se non si era intuito io tifo un pochino per Bucky e spero il Cap scelga lui alla fine di questa puntata di SuperUomini e Donne (poche). Tony non volermene, vi ho tanto shippato in passato, ma il Cap è *veramente* perso al solo pensiero di Bucky. Io ero già tutta un awww! quando Steve non si accorge della bomba del terrorista perché quello ha appena pronunciato il nome di Bucky e il nostro, come un ragazzino delle medie, va letteralmente in confusione. E non lo dico io, scafata fangirl, lo dice lui (sul serio, lo dice a Wanda). D’altronde se uno dopo tutti quelle torture riesce ancora a guardarti con questo occhietto dell’Ammmore, come non rimanerne irretiti?civilwarbucky

Altro particolare che allieterà le serate di scrive e legge fanfiction è ovviamente la sequenza di ordini in russo che rende Winter Soldier pronto ad obbedire a qualsiasi tuo ordine…se non avete avuto un fremito al solo pensiero, significa che AO3 non vi ha ancora fottuto il cervello.
Certo che fa anche impazzire il livello di gelosia di Tony Stark che, messa una pezza abbastanza atroce sulla questione di Pepper (ricordate l’equazione di prima?) se la prende a morte con Winter e gli riversa addosso tutta la sua acidità ancor prima della storiaccia dei genitori. E il particolare molto kinky di quanto tenta di spezzare tutte le ossicina di Steve perché ha scelto Bucky, frrrrrrrr!
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Non fa per me ma immagino che l’introduzione di Black Panther e soprattutto Spidey darà adito a nuovi, inaspettati pairing, ma nel frattempo, queste ai Russo (sempre sian lodati) non le toglie nessuno:

Ship SheepShip SheepShip SheepShip Sheep

Nota a parte: quelle scritte enormi bianche di date e nomi di città (che fanno sempre temere che stia per partire un videoclip pop hipster) rimarranno l’epitome dell’appartenenza di questo film all’anno Domini 2016.

LA SCENA DOPO I TITOLI DI CODA DI CAPTAIN AMERICA: CIVIL WAR

Credo che, eccettuate le varie parentesi con Ultron che ride, sia tra le più inutili. E non lo dico per il solo risentimento che mi genera il congelamento volontario di Bucky a casa di quell’antipatico di Black Panther, ma perché…che moscia. Almeno potevano farcelo vedere il bacio appassionato il virile abbraccio d’addio tra i due amiconi ancora una volta divisi da ghiaccio.

awwww.

awwww.

Per quanto riguarda le teorie complottiste e i foreshadow, ne abbiamo almeno un paio:

  • Chi sarà a morire in Infinity War, Steve o Tony? Le vicissitudini contrattuali suggerirebbero Robert Downey Jr., però quello scudo lì gira un po’ troppo in giro per non fungere da profezia.
  • Questo congelamento di Sebastian Stan poi è proprio proprio sospetto, sperando che prima o poi gli riattacchino il braccio (uno rosso magari, come a C3P0!). Certo che se a rimanerci fosse proprio il primo Cap e lui si ritrovasse al fianco di Tony, i fuochi d’artificio. E i brividi: un Cap oscuro, carismatico e CHE SA RECITARE. Occhio però a non sottovalutare Black Panther, Falcon e compagnia di colore, perché il fumetto si evolve anche in questa direzione a un certo punto.
  • Vi prego, ditemi che Martin Freeman cambierà doppiatore e verrà irritato dalle stamberie di Doctor Strange. Ok, forse questa parte non l’avrei dovuta intitolare spoiler ma direttamente fangirlismi, però dai.
  • Anche la storia della pietra di Visione proprio suonava come un “chissà che succede se Ultron me la strappa a forza dalla fronte, eh?”. D’altronde è un personaggio interessante ma che non riescono a gestire bene.
  • Wanda, chissà se riusciranno mai a farti fare qui una cosa che ti faccia odiare al livello di NO MORE MUTANTS.
  • Il Robert Downey Jr. levigato in CG faceva molto inquietudine botulinica, però, figli degli anni ’90, non avete avuto per un momento una stretta al cuore al pensiero di Larry?
  • Marisa Tomei zia gnocca di Spidey e già pensi che stavolta farà meno impressione che lui sacrificherà la sua Mary Jane per la zietta in uno dei momenti più WTF!?!? della storia Marvel.
e quindi #TeamCap, ovviamente.

e quindi #TeamCap, ovviamente.