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petesdragonposterIl Drago invisibile è un bicchiero colmo a metà e sta allo spettatore decidere se considerarlo mezzo pieno o mezzo vuoto. Da una parte infatti in questo raptus artistico che sta spingendo più o meno tutti i grandi studios hollywoodiani verso il remake in live action di qualsiasi storia possa somigliare vagamente a una fiaba (tra annunciati e già girati nei prossimi anni ne sono già stati annunciati qualcosa come una ventina per il prossimo triennio), Disney ha il merito di essersi andata a pescare (anche) uno dei film più bizzarri e meno noti del suo canone.
D’altra però non può che far riflettere il fatto che persino una storia che incarna forse quanto di più psichedelico e strambo la Casa del Topo abbia mai prodotto sia stata ricondotta a forza entro l’ormai rigidissimo solco tracciato dall‘anima più familiare e tradizionalista di casa Disney.

In effetti questa versione 2016 di Pete’s Dragon ha ben poco a che fare con uno dei film più sui generis che siano mai entrati all’interno del canone disney. Innanzitutto a livello tecnico, dato che il drago fucsia e verde creato con l’animazione di stampo classico e poi aggiunto alla pellicola con attori in carne ed ossa è diventato una creature pelosa e mimetica che si aggira per le foreste statunitensi più fitte grazie agli effetti della Weta (anche se, a dire il vero, spesso tra green screen e animazione computerizzata il film subisce e molto il confronto con gli animali de Il Libro della Giungla).

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L’impatto più forte e rappresentativo è però quello avvenuto a livello narrativo. Prevedibilmente Disney si è sentita poco a suo agio (allora come oggi) con la storia tra il camp e l’autenticamente bizzarro che aveva reso il film del 1977 un vero e proprio unicum e ci ha messo le mani più che ampiamente. La sorpresa però è che a farlo (in duplice veste di sceneggiatore e regista) sia David Lowry, montatore di comprovata esperienza ma regista poco conosciuto e soprattutto lontano dal bacino di nomi privilegiati da questo genere di operazione.

A voler pensar male si fa peccato, ma spesso si finisce per aver ragione, recita un adagio e quindi mi permetto di essere estremamente maligna ed interpretare questa scelta peculiare come una garanzia di assoluta possibilità di manovra e influenza sul risultato finale, che non a caso è il film Disney più autenticamente disneyano degli ultimi tempi, nel bene e nel male.
Sul versante positivo abbiamo un film perfetto per il pubblico familiare e non timoroso di rivolgersi al pubblico dei più piccoli (proprio ai bimbi in età prescolare o poco più), senza strizzare l’occhio agli adulti in sala, il che non è assolutamente una scelta scontata.

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Peccato che però in quanto a cose da dire o fare su grande schermo, questo film sia del tutto innocuo e incapace di fare altro oltre a ripetere pedissequamente i topoi della Disney vecchia scuola (ma post morte di zio Walt). Nel suo tentativo di portare la fiaba del drago mimetico in un mondo di famiglie felici, lavoratori onesti, nonni intagliatori (un Robert Redford evidentemente rassegnato ad essere sottoutilizzato), donne angelicate (Bryce Dallas Howard nel ruolo di novella Beatrice) e un cattivo che di fondo è comunque una persona buona (povero Karl Urban).

Di fondo infatti il conflitto e i cattivi non esistono, schiacciati dal bisogno enorme di questo film di rassicurare e non uscire dal seminato, anche a costo di tirare in ballo uno dei topoi più inutilmente crudeli della Disney e proprio in apertura, deciso com’è a farci commuovere e a mandarci a casa rasserenati.
Anche la dimensione fiabesca della storia subisce un brusco freno e un finale aggiuntivo posticcio e stonato, perché nemmeno in un mondo di draghi invisibili un bambino può sfuggire al suo destino di entrare a far parte di una famiglia del Mulino Bianco.

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Lo vado a vedere? Perfetto per le famiglie e per i più piccoli ma incapace di rendersi vagamente interessante (anche a costo di sbagliare, come il sottovalutatissimo Tomorrowland) Il Drago Invisibile soddisferà solo quanti hanno inspiegabilmente nostalgia della Disney più retrò, nel senso più bacchettone del termine. Gli altri possono ignorarlo agevolmente. Aggiornando la classifica di trovatelli 2016 cresciuti nella foresta, direi: Il Libro della Giungla > Il Drago Invisibile > The Legend of Tarzan.
Ci shippo qualcuno? No.
Fottuto Cervo Metaforico – compare a pochi minuti dall’inizio e da molti è stato definito come il vendicatore di Bambi, resta il fatto che è un dei FCM più pretestuosamente ex machina dell’annata.