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Si è svolta questo fine settimana a Milano la seconda edizione di Strani Mondi, la convention dedicata alla letteratura “strana”: fantasy, fantascienza, weird, horror e tanto altro ancora. La location (USM, la casa dei giochi in zona Sesto) si è rivelata forse già troppo piccola per contenere un afflusso davvero sorprendente di persone, che già nella prima giornata superava il bilancio complessivo della prima edizione.
Anche la varietà del pubblico è stata superiore rispetto all’anno passato: qualche giovane in più ma soprattutto, parecchie ragazze e donne in mezzo alla folla, che rimane però ancora in prevalenza costituita da appassionati di sesso maschile.
Nel cartellone delle presentazioni e dei dibattiti, vera spina dorsale della manifestazione, c’erano incontri davvero per tutti i gusti.
Come da tradizione, vi racconto un po’ delle novità, le rivelazioni, i dibatti e i gossip circolati nella due giorni milanese per amanti della speculative fiction! Segue post con tante novità, foto e, se ripasserete tra qualche giorno, video!!
[SECONDO VIDEO CARICATO, DOPO il CUT!]
Per il riassunto video delle presentazioni, trovate un veloce recap in fondo al post!
WATSON EDIZIONI
È la prima volta che assisto a una presentazione di questa casa editrice, che ho infilato nel programma un po’ per scaldarmi prima delle conferenze più attese un po’ per curiosità verso due giovani autrici di genere italiane che non avevo mai sentito nominare ma che si portavano dietro un presentatore come Antonio Schiena, blogger di Antipatia Gratuita, che su Tumblr conta 380mila followers.
L’impressione è stata ottima, anche se forse i due romanzi presentati (che si distinguono già per grafiche dignotosissime di copertina e un certo contatto con la scena attuale internazionale) non ricadono proprio nelle mie letture più tipiche.
Il primo ad essere presentato è stato Jonas Grinn di Francesca Caldiani. Sorpresa delle sorprese, c’è davvero qualcuno che scrive fantascienza per il comparto young adult italiano senza però puntare sul format codificato all’estero e stancamente riproposto da noi.
Il romanzo racconta un mondo in cui non c’è mai stato il petrolio: il risultato è basato su ricerche effettuate dall’autrice sulla realtà più progredita a livello di energia solare, ovvero Israele. Nel mondo di Jonas (se state pensando ad Ender’s Game, no, non è un riferimento casuale) lo sport più in voga è la corsa con veicoli chiamati kayt. Jonas Grinn è un 13enne che per la prima volta lascia la famiglia per andare nella scuola per diventare piloti professionisti. I suoi sogni però si scontreranno con il mondo adulto. Tra le influenze, oltre a certe scene della nuova trilogia di Star Wars, a detta dell’autrice c’è anche la Rowling, dato che si crea un trio potteriano con al centro Jonas ma con grande favorito dal pubblico femminile il suo amico agli antipodi Max.
Il libro, che ha trovato la sua nicchia nelle scuole, presenta una delle trame più contemporanee e positivamente allettanti per il giovane pubblico che si siano viste in tutta Strani Mondi, anzi, diciamolo: forse l’unica. Nel panel dedicato ai problemi del comparto in Italia qualcuno ha citato la ritrosia con cui “la cricca degli autori” parla di narrativa commerciale e appetibile per i lettori in età scolare, i più forti in Italia, quelli che potrebbero trasformarsi negli appassionati di domani. Fa piacere che tra tante polemiche e frecciate verso chi pensa ai giovani con un occhio alla facilità di fruizione, zitto zitto ci sia qualcuno che ci ha già pensato.
Valentina Capaldi ha presentato Dopo 500 Anni, altro unicum nel panorama italiano: si tratta infatti di un volume di genere fantasy storico. Serve anche qui una grande attenzione ai dettagli, smentendo quel facile stereotipo che essendo basata sulla creatività, la letteratura di genere sia facile e non richieda documentazione. Tutte le azioni vanno documentate e confrontate con la realtà storica, setting realistico del romanzo in cui però si muovono creature fantastiche.
Il duo protagonista è composto da Rakgat e Tighe, un demone e un essere umano. Il filo conduttore della storia è il fatto che il demone salga ogni tot anni sulla terra per cibarsi di umani, ma la sfiga vuole che a un certo punto uccida il figlio di una strega che, per vendetta, gli ruba i poteri e lo tramuta in un uomo. Farà poi coppia con Tighe, un umano tramutato da un’altra, temibile strega in un nano, alla ricerca di un modo per spezzare la duplice maledizioni. Ecco, la risoluzione non deve essere semplicissima dato che il romanzo si snoda, appunto, per 500 anni, visitando l’Europa e il Sud America in varie epoca storiche, partendo dall’Inghilterra e passando in Germania, fino ad arrivare al 2008, anno in cui è stato scritto.
Alcune fonti d’ispirazione per Dopo 500 Anni sono state Ken Follett per la prima parte (in particolare Mondo senza Fine), e Alice nel Paese delle Meraviglie.
Zona 42
I tipi barbuti di Zona42 hanno fatto davvero il pienone con ben 3 conferenze dedicate. Partirei con l’ultima, quella degli annunci per le pubblicazioni editoriali del 2017 e partirei con una bomba, ovvero Lagoon di Nnedi Okorafor. Dici poco, solo l’autrice che ha vinto Hugo e Nebula quest’anno con la novella Binti (di cui parleremo presto) e tra le voci più forti di quella fantascienza contemporanea che purtroppo da noi fatica ad arrivare.
Ad aprire il 2017 di Zona42 sarà però il già annunciato Elysium di J M Brisset, scrittrice anglo-giamaicana e con questo romanzo è stata nominata al Philip K Dick e finalista al Locus come opera prima. Chicca davvero notevole: la traduzione è a cura di Martina Testa, una nota traduttrice di Jennifer Egan, collaboratrice fissa di Minimum Fax e che di recente ha tradotto per Einaudi Le Ragazze di Emma Cline. Dici poco.
Il secondo progetto che vedrà la luce nel corso del 2017 sarà un’antologia di racconti di autori italiani a cura di Giorgio Majer Gatti, noto nel giro per il progetto Parallaxis.
Sarà una selezione di autori non solo canonicamente di genere (come fece Tommaso Pincio in un numero dedicato di Nuovi argomenti nel 2014). A differenza di quell’infruttoso tentativo high brow e main stream, non sarà un’operazione cosmetica: l’intenzione è quella di spremere un po’ di autori di genere e non, senza un tema unitario e senza la pretesa di legittimare la fantascienza in quanto scritta da gente che in genere produce Letteratura. Color Me Interested.
Altro annuncio, nuova collana ancora senza nome, che si occuperà di recuperare e ristampare opere del passato, piccole gemme da (ri)scoprire. Il primo volume sarà a cura del blogger Jacopo Berti, che ha scovato un romanzo sorprendente perso nelle nebbie della Trieste austroungarica. S’intitola Ad astra, fantasia dell’avvenire (1884) e si tratta di uno scritto fantascientifico antelitteram. L’autore è Antonio de’ Bersa, direttore dell’Osservatore Triestino, quotidiano asburgico. Dalmata che vive a Trieste e suddito dell’imperatore, quindi scrittore dalle varie influenze. Elementi fantascientifici sottolineati da Berti alla presentazione: citazionismo di idee e personaggi della fantascienza precedente (Poe, Jules Verne), stretta attualità scientifica (De Grisogono – la teoria del motore a forza centrifuga), social science fiction (sovrappopolazione della terra), rapporto tra pubblico e privato nell’impresa spaziale: insomma, letto ora sembra uno steampunk involontario. Seppure ci sia una forte presenza autoriale e quasi manzoniana, sembra un antidoto all’imperante show don’t tell, ha persino l’amore romantico, non disdegna l’idea colonialista. Ci assicurano sia uno scrittore leggero e ironico: quasi quasi sono interessata.
Il primo panel di Zona42 era invece un veloce recap delle 2 trilogie in catalogo, finalmente concluse con l’uscita di entrambi i terzi e ultimi tomi. Si è quindi parlato insieme ai traduttori Chiara Reali, Silvia Castoldi e Marco Passarello della trilogia dell’Arabesco (di cui tempo fa vi avevo recensito il primo volume, Pashazade) di Jon Courtenay Grimwood e di quella di Virga di Karl Schroeder (ho provato il primo volume Il Sole dei Soli per colpa del mio amato Thomas e prima o poi ve ne parlerò).
Ovviamente in questo caso avevo già una certa familiarità con il tema trattato, ma è stato comunque interessante sentirne parlare dai traduttori e da chi non necessariamente è un fattone di fantascienza.
Chiara Reali ha detto di essersi molto affezionata a Ashraf Bey e di aver via via apprezzato anche la maturazione dello stile di scrittura di Grimwood (un dettaglio che probabilmente con l’attenzione richiesta a un traduttore si nota ancora di più che in veste di lettore). Castoldi e Passarello invece hanno spiegato che man mano è diventato più facile tradurre il mondo di Virga, perché le regole ferree riguardanti la costruzione del mondo e il suo funzionamento senza gravità sono diventate via via più familiari. Il secondo della saga, Regina di Sole, è quello che è piaciuto loro di più per via della protagonista Venera, mentre ai lettori pare sia piaciuto di più il terzo perché più immaginifico e meno claustrofobico. Una cosa molto vera che ha detto Giorgio Rafaelli e che sottolinea la cura del piano editoriale di “fantascienza e altre meraviglie” è che sono due trilogie che si complementano: una pensata per gli amanti della SFF classica, anni ’50 ’60 (e lasciatemi aggiungere, per chi ama high fantasy), l’altra per chi ha conosciuto il genere negli anni ’80, con il cyberpunk.
Infine, ma non certo ultimo per ordine di importanza, l‘incontro con Tricia Sullivan. Ammettiamolo: l’avevamo preso un po’ tutti sottogamba, invece lei (come la Bodard l’anno scorso e quasi tutti gli ospiti stranieri) è arrivata col suo bravo discorso stampato e rifinito ed è stata eccezionale. Ecco, è evidente la scuola inglese che ti insegna come skill basilare a presentare, organizzare i tempi, prepararti, essere interessante, alla mano e accattivante: una cosa da tenere a mente, in generale, specie con i tempi risicati che purtroppo il programmone di StraniMondi impone.
Lei è stata eccezionale, come dicevo. Ha reso la presentazione della sua opera ma soprattutto la storia di come sia finita a scrivere scifi un racconto appassionante, esemplare e femminista, ma di quelli che ti scaldano il cuore. Per mia e vostra fortuna dovrei avere la quasi totalità dell’intervento registrato in video, datemi un po’ di tempo e vi caricherò qui sotto il contributo. Io ve lo dico: appena concluso, ci siamo gettati tutti in massa a comprare Selezione Naturale. Insomma, fossi in voi io questi 30 minuti per visionarlo me li prenderei (appena arriva).
AUTORI CON LA V E SCIFI FEMMINILE
Insieme al panel di Tricia Sullivan per me sono stati gli eventi migliori dell’intero programma, sicuramente quelli che hanno infiammato di più il pubblico e gli stessi partecipanti.
Nel primo hanno partecipato un gruppo di autori che casualmente hanno il cognome che inizia per V (Emanuela Valentini, Alessandro Vietti, Andrea Viscusi, Francesco Verso, Francesco V/Troccoli). Tutta una scusa per tornare sull’annoso, inevitabile, ciclico problema: perché la fantascienza nel mondo ma soprattutto in Italia viene così tante difficoltà e ha così poco pubblico?
Anche di questo panel ho parecchi contributi video, che vi segnalerò a tempo debito. Le argomentazioni sono state un po’ sempre quelle che diciamo da anni e che potete immaginare, ma è stato molto bello e sorprendente vedere che quando gli animi si sono un po’ accesi di fronte al nodo della qualità (è giusto tentare di essere più accessibili e commerciali o è un compromesso che snaturerebbe la natura della SFF e quindi sarebbe comunque una sconfitta?), tutte le posizioni più contrastanti erano tutte e ugualmente giuste. L’impressione è stata che sarebbe servita almeno un’altra ora di discussione, che forse c’è un po’ (ma un po’ tanto) pregiudizio in senso negativo rispetto a chi legge young adult e che, a rigor di logica anagrafica, dovrebbe essere il bacino a cui puntare, ma che forse all’interno della cricca c’è una certa aria nuova, una certa voglia di reagire. Merito degli autori con la V? Staremo a vedere!
Immagino che nessuno si stupirà se affermo che il panel intitolato La fantascienza è donna era da me forse quello più atteso in assoluto. Quello che non sapete è che il coordinatore e relatore principale, Nicoletta Vallorani, era il vero motivo della mia attesa: unico Premio Urania femminile (per ora), docente universitaria leggendaria e beh, mio personale idolo. Non solo mio, a giudicare dal costante capannello di persone che l’ha seguita per le ore successive.
Anche qui dibattito tanto interessante quanto infuocato e anche qui contributi video in arrivo. È stato bello soprattutto poter confrontare le differenze tra l’esperienza internazionale della Sullivan e quella nostrana della Valentini, con differenze e somiglianze, per esempio che tutte le presenti avevano esordito con una donna nuda o comunque provocante in copertina del loro romanzo d’esordio, anche se nello stesso non c’erano particolari cenni a nudità o sessualità spinta. Certo c’è ancora tanto, troppo bisogno di confrontarsi su questi tempi, mi viene da dire, dato che ho seguito l’intero dibattito in dolby surround, nel senso di sfortunatamente seduta davanti a un capanello di distinti gentiluomini che non fanno fatto che mormorare rimbrotti e acidità alle relatrici, dall’alto del loro mansplaining. Argh.
Future Fiction e Italian Institute for the Future
Ogni volta che vado a una presentazione del progetto editoriale di Francesco Verso sento che ne abbiamo bisogno come l’aria. Tutto il pistolotto a riguardo ve lo avevo già fatto nel post dell’anno scorso, ma rispolveriamo qualche punto chiave, ok?
Secondo Verso nella scelta dei racconti da pubblicare è soprattutto importante guardare il presente per non diventare subito anacronistici. Inoltre nella sua selezione predilige narrativa tendenzialmente ottimista, con un altissimo grado di verosimiglianza e plausibilità. Future Fiction pensa a noi vegliardi che lavoriamo e che un romanzo di 500 pagine ci fa già venire l’ansia di quando trovo il tempo di leggerlo, perciò pubblica storie brevi, dato che la fantascienza si esprime alla perfezione anche nella forma breve e in lettura dà uguale soddisfazione.
Un altro caposaldo è la biodiversità narrativa, che nella SFF pubblicata in Italia è ancora più bassa di quella della literary fiction. La fantascienza è rappresentata da un maschio bianco americano: Future Fiction si propone di raccontare la fantascienza di altre lingue, altri futuri che giacciono ignorati solo perché non tradotti. Fate partire l’applauso, please.
Future Fiction in particolare nel 2016 si è occupata di portare da noi parte del grande interesse che negli ultimi anni c’è stato a livello internazionale per la letteratura fantascientifica cinese. Là c’è un enorme mercato, giovane, curioso e davvero aperto. Con la collaborazione di Ken Liu, portale della fantascienza cinese nel mondo, Future Fiction ha pubblicato gli autori più importanti su quello scenario. A Marzo 2017 arriverà la prima antologia di fantascienza cinese bilingue per coronare questo percorso, che verrà proposto anche in Cina.
Gli ultimi titoli del 2016 sono Pat Cadigan con Il Club degli Idoli e James Patrick Kelly con Festa a Sorpresa. Pat Cadigan è una delle autrici di culto di Verso, che è riuscita a omaggiarla con una raccolta di 3 racconti. Kelly, anche lui esponente del cyberpunk, viene proposto con 2 racconti.
Autori del 2017:
–Tendai Huchu, dallo Zimbabwe. L’Africa è avvantaggiata nel mercato internazionale della fantascienza per la loro conoscenza della lingua inglese.
-Un autore della Corea del Sud che parla del suo Paese con 4 o 5 racconti tosti.
-Arriva l’India dove non c’è una grande tradizione. 2 autrici, diritti delle donne nell’India del futuro e i cambiamenti climatici.
Qui mi mangio le mani perché sono stata anche nello specifico alla presentazione di Segnali dal Futuro, antologia di racconti fantascientifici correlati da saggi scientifici. Avrei voluto moltissimo procurarmi una copia del cartaceo ma, come un’idiota, mi sono completamente scordata di farlo.
Segnali dal Futuro è un’antologia di 5 racconti di fantascienza affiancati da saggi di esperti futurologi, formula già collaudata con un certo successo all’estero. IIFF e FF cercano quindi di ripercorrere il trend internazionale in cui gli editor delle antologie ospitano saggi e racconti incentrati sulle stesse sfide affascinanti del futuro.
Giovanni de Matteo presenta una delle 5 storie, La vita nel tempo delle ombre. Vincitore del premio Urania, mette al centro una società agalmica, economia della post scarsità: le risorse non sono più un problema, ma lo è il loro allocamento, gestito dalle AI. Il racconto racconta la società e i nuovi stili di consumo nel postcapilitasmo.
Francesco Grasso è l’autore di Il Duello e vincitore del premio urania 1991. Il racconto si focalizza sulla sottrazione dell’umano dal mercato del lavoro. La matrice è italiana e il settore quello dell’autotrasporto. La protagonista è una camionista donna.
Clelia Farris propone Nemico Segreto, con al centro un’ ntelligenza artificiale assistente virtuale (tipo Siri) ma nello specchio del bagno, seguito da un saggio di Roberto Paura.
Francesco Verso presenta Il Livello dell’assassino, racconto di realtà virtuale altamente immersiva e simil GDR. La vita del protagonista diviene gamemification dell’esistenza.
Ken Liu dà il suo contributo con uno dei suoi racconti più famosi, Mono no Aware. La terra è minacciata da un asteroide e la storia è vissuta dal punto di vista di un giapponese, in uno scenario spaziale storia molto toccante.
ALIA
Al panel di Alia sono andata con piacere perché è una casa editrice che conosco solo di fama, ma di cui avrei voluto sapere di più circa funzionamento e produzione. Sono stata accontentata.
Massimo Citi, ex librario disoccupato di una libreria scientifica con una notevole esperienza nel contesto delle riviste l’ha fondata nel 2003. Parte con l’idea di creare un’antologia di fantastico. Il primo numero di Alia, divisa in tre parti, esce nel 2004, con curatori e traduttori dal giapponese e dall’inglese.
Da Alia 4 in poi son stati pubblicati solo autori contemporanei, italiani, giapponesi e anglofoni. Gli autori partecipano gratis e l’editore ci mette lo sforzo di distribuzione: gli autori non hanno vincoli editoriali, il loro racconto rimane di loro proprietà. Su questo ultimo passaggio ho qualche perplessità, ma d’altronde nessuno obbliga nessuno, per cui. Pare che gli autori stranieri hanno grande facilità di collaborazione, spesso si indicavano a vicenda e accettavano con semplicità.
Alia Evo 2.0 è pubblicato da un editore torinese, dopo la chiusura della libreria di Citi. La dimensione collettiva di Alia permane e si accentua negli ultimi volumi. Gli autori collaborano insieme anche in fase di stesura e si contattano in qualità innanzitutto di lettori.
A seguire hanno parlato un po’ gli autori di Alia 2.0 Evo:
Francesco Troccoli ricorda le sue influenze: leggeva molto Zafon e quindi ne è rimasto influenzato. Gli è piaciuto partecipare per il livello di professionalità coinvolto.
Maurizio Cometto conosceva il progetto ma non ero mai stato chiamato. Quest’ultima presenta bene il panorama del fantastico in Italia con molti generi. Il racconto nasce dall’ipotesi: l’emozione può creare un mondo.?
Valeria Barbera è una delle new entry, presentata da alcuni colleghi. Il racconto segue due bambini per la notte di Halloween
Massimo Soumare’ dichiara che di Alia ama la libertà assoluta, non c’è un tema e non ti dicono scrivi come. Konaga Chiaki, sceneggiatore di Experiment Lain, ha scritto per noi un originale. Ted Chiang lo aveva beccato a Yokohama a colazione e ha a sua volta partecipato.
Vincent Spasaro conosceva il progetto da tempo. Scrive horror e weird; stavolta ha deciso di rimanere nelle atmosfere horror ma con un sottofondo SF.
Urania
Spiace confermare l’assunto che dici Urania dici polemica, dato che stavolta poi io non ero intervenuta nemmeno nel merito della questione. È un dato di fatto però che la presentazione di Pulphagus®: Fango dei Cieli di Lukha B. Kremo sia diventata più che altro un tentativo di spiegare e difendere la scelta finale, a discapito di 3 finaliste donne e di un Premio Urania che in decenni di storia solo una donna ha vinto.
Nel merito presto ognuno potrà farsi un’opinione dato che Delos ha già pubblicato il titolo di Emanuela Valentini e presto arriverà anche quello di Clelia Farris. È persino condivisibile il problema di premiare un uomo senza sembrare discriminatorio, anche quando si pensi fermamente che quella sia l’opera migliore delel finaliste (altrimenti sarebbe discriminatorio al contrario, ovvio).
Per me il punto debole del discorso sta nel fatto che a rivendicare questa scelta sono Lippi e Forte, ovvero chi mensilmente sceglie le politiche editoriali di Urania, in cui c’è oggettivamente grande scarsità di fantascienza femminile e contemporanea. Detto questo, il premio è di Mondadori e giustamente ci fanno quel che vogliono: siamo fortunati a poter leggere già 3 dei finalisti e farci un’idea nostra.
Pulphagus®: Fango dei Cieli vede come protagonista l’omonimo asteroide catturato nell’orbita sublunare. I rifiuti umidi di tutta la terra vengono portati su questo asteroide cavo. Gli abitanti di questo luogo, mandati da un’azienda, sono permanenti e non possono uscire da qui, come il blocco verso e per Cuba. Il protagonista (il cui nome è un omaggio a Ursula K. LeGuin) è un ragazzo portato sull’asteroide da un magnate dell’industria dei rifiuti come aiutante. E’ un interprete partito da Pulphagus® per tornare sulla terra. Anni dopo tornerà sull’asteroide alla ricerca della fidanzatina di quando era giovane, ma nel frattempo sull’asteroide si creano baby gang. Il romanzo dovrebbe concentrarsi molto anche sulla dimensione linguistica: nella storia i personaggi pagano tutte le parole che usano, perché sono sotto copyright. Le parole comuni sono le più economiche e quindi sono i poveri le usano, insieme alle parolacce, le ultime gratuite. Si coniano neologismi per tentare di parlare ed esprimere concetti.
E questo è quanto! Se siete arrivati fin qui, beh, complimenti, siete degli eroi! A breve dovrebbe arrivare un video con degli spezzoni di tutte le presentazioni qui riportate, quindi wait for it! Lo troverete qui sotto! Buone letture strane a tutti!
La grande disponibilità dimostrata dagli autori al di fuori degli Incontri (Tricia Sullivan, Alastair Reynolds, Andrea Viscusi, Paolo Aresi, tanto per citarne alcuni…) è stata per me una vera sorpresa: è un aspetto che rende indimenticabile un evento insostituibile come Stranimondi.
Avendo a disposizione solo due mezze giornate ho puntato sui tre incontri del sabato pomeriggio (Autori con la V-Sullivan-Reynolds) e i due della domenica mattina (Aresi e Donne SF), per cui ho perso tutte le Presentazioni, spesso in programma in contemporanea (ero interessato soprattutto a FutureFiction e Zona42): grazie al tuo notevole e appassionato lavoro ho potuto soddisfare in pieno la mia curiosità (hai anticipato persino i loro siti!).
Qualche svista ancora c’è per via della fretta con cui ho buttato giù il tutto, ma ci tenevo ad essere sul pezzo!
Eh sì, gli incontri sono davvero fantastici!
E’ stato bello poterti finalmente incontrare, tra parentesi linkerò il tuo post in quello decisamente più cazzone che sto scrivendo io.
Complimenti per il post e per la cura con cui hai riferito quanto detto alle presentazioni. Vedere che la mia per Zona 42 è stata così ben riportata mi spinge a leggere con attenzione e fiducia anche tutti gli altri resoconti 🙂
Al punto che sono quasi convinto di aver sbagliato io e di aver detto “Osservatorio Triestino” anziché la forma corretta “Osservatore Triestino”!
Secondo me potremmo accomodarci e dare la colpa al correttore automatico: sono abbastanza convinta che sia stato lui.
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