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singstreet2Al secolo John Carney, nel mio cervello quello che insultò Keira Knightley e wannabe Cameron Crowe: sono andata a vedere Sing Street in proiezione sulla base di queste sparute informazioni sul suo sceneggiatore e regista, oltre alla vaga consapevolezza che il film aveva raccolto un certo gradimento, tanto da portare il suo creatore a una svolta.
Indubbiamente Sing Street è un film importante nel bilancio cinematografico del regista irlandese John Carney, quello che a differenza di alcune sue anemiche prove precedenti non fa fatica a imprimersi nella memoria, per giunta con un bel ricordo. Diventa più complicato stabile se sia veramente un cambio di passo o il  risultato di una notevole ipoteca sulla propria adolescenza.

Dublino, anni ’80: la classe benestante è quasi annientata dalla crisi economica e quella morale comincia a fare a pezzi matrimoni fioriti per i motivi più sbagliati nella cattolicissima Irlanda. Tra queste unioni in bilico c’è anche quella dei genitori di Conor, ragazzino come tanti costretto a fare i conti con la crisi e a trasferirsi dalla sua buona scuola di gesuiti a un collegio ricolmo di persone problematiche, ignoranti e poco amichevoli. Dopo aver scambiato qualche parola con Raphina, la bellissima e ribelle ragazza che vede tutti i giorni all’uscita di scuola, Conor decidere di creare una band, al solo scopo di poterla conquistare: nascono così i Sing Street.

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Quanti di voi ricordano Tutto Può Cambiare con Keira Knightley e Mark Ruffalo, precedente opera di Carney? Credo non molti, perché a fronte di un simile filo conduttore musicale e della solita ottima performance di Ruffalo, il film non sembrava poi così interessato a quello che descriveva. Sing Street è tutta un’altra musica (pun intended) e non servono poi molte scene per capire che la rutilante verve dei suoi scanzonati adolescenti irlandesi(attori non professionisti provinati per mezza Irlanda) e i suoi intermezzi palpitano di un cuore narrativo in cui probabilmente risuona tutta l’adolescenza di Carney.

Testimone di quegli anni di crisi economica e spirituale del suo Paese e dell’ondata migratoria verso Londra, Carney ripercorre con le sue memorie musicali e con una vena comica molto riuscita gli anni ’80 che non avevamo ancora visto su grande schermo: non quelli patinati e rassicuranti alla Spielberg, ma quelli che uscivano dalle TV sintonizzate su Top of the Pops e tentavano di rischiare una situazione molto difficile, in luoghi in cui le promesse scanzonate e trasgressive del pop inglese sembravano lontane ben più di qualche miglio marino da coprire in traghetto.

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Gli anni ’80 di Sing Street sono quelli di chi sogna l’opulenza dei primi videoclip e le possibilità creative di una terra non soffocata dal rigido cattolicesimo. Sono gli anni ’80 visti e desiderati dalla periferia, gli anni ’80 vicinissimi ma irrimediabilmente reclusi, a meno di non andarli a cercare direttamente a Londra.

Un po’ Billy Elliott e un po’ Quasi Famosi, questo coming of age adolescenziale, musicale e parzialmente autobiografico si inserisce appieno nel filone tipicamente anglosassone della commedia con protagonisti giovani e strambi. Rispetto a una pellicola fenomenale come Pride però, le promesse vengono mantenute fino a un certo punto e la parte finale è rovinata da evitabili lungaggini e un inaspettato ritorno nel consuetudinario.

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Lo vado a vedere? Pur con qualche sbavatura, Sing Street è un film molto piacevole da vedere, soprattutto se amate il cinema anglosassone, Alta Fedeltà e i film di Cameron Crowe. Se è vero che gli attori non professionisti forniscono realismo e freschezza, non posso che chiederti quanto avrebbe giovato un giovane attore di razza o due sul risultato finale. Per capire invece se Carney ha davvero fatto un cambio di marcia o è semplicemente passato per il via capitalizzando la sua adolescenza, beh, credo dovremo attendere il suo prossimo film.
Ci shippo qualcuno? Sono abbastanza sicura che qui qualcuno possa vederci qualcosa, senza per forza scomodare quel “velato” accenno ai preti pedofili nelle scuole per ragazzi. Detto questo io mi sono molto goduta il rapporto tra Conor e il ragazzo dei conigli, anche se in senso più generale.