Tag
Aaron Taylor-Johnson, Amy Adams, anche i ricchi piangono, Andrea Riseborough, Armie Hammer, Autocompiacimento registico, Ellie Bamber, hair porn, Isla Fisher, Jake Gyllenhaal, Laura Linney, Michael Shannon, Michael Sheen, thriller, Tom Ford, venezia 73
Paradossalmente un film poco più che mediocre e problematico come Animali Notturni prova che Tom Ford ha davvero la stoffa del cineasta (e forse per fine post la smetto anche con questi pun intended sartoriali) e può solo migliorare, una volta che riuscirà a scendere a patti con le sue idiosincrasie.
Per stavolta però, per il suo secondo giro sulla giostra del cinema autoriale, deve accontentarsi di una sufficienza stiracchiata.
Con il finale pasticciato che si ritrova e parecchi spezzoni di difficile gestione, Animali Notturni appare come un successo solo per chi come la sottoscritta, sventuratamente, ha avuto a che fare anche con il romanzo originale e sa in quale guaio si è volutamente andato a cacciare Tom Ford.
Susan (Amy Adams) è un raffinata e ricca gallerista che fa parte del gotha intellettuale ed economico statunitense. Da dietro i suoi vestiti impeccabili e i suo make-up livido, reagisce con glaciale compostezza ad ogni crepa che si apre nel suo secondo matrimonio e nel suo lavoro. Quando però l’ex marito (Jake Gyllenhaal) le invia il manoscritto del suo primo libro a lei dedicato, Animali Notturni, la studiata compostezza di Susan si scioglierà pagina dopo pagina. (a fine del post la spiegazione SPOILER del finale).
Nel tentare di mettere ordine e dare un senso a un buono spunto annacquato da troppi giri a vuoto e dalla mancanza di risposte, Tom Ford si dimostra già un cineasta navigato e coraggio. Saggiamente infatti decide di mantenere solo l’impianto principale della storia, cambiando e di molto sia il suo orizzonte sia le sue conclusioni.
Così Animali Notturni diventa il ritratto di un mondo splendido e glaciale in cui vivono i veri ricchi, ricolmi di denaro e d’arte, ma dietro la cui fragile, bellissima e siderale facciata è palpabile la disperazione. Questi salotti e queste feste sono descritti con lo sguardo e la mano di chi le frequenta e le conosce bene.
Tom Ford si confronta anche con gli stilemi e i capisaldi dell’alta borghesia statunitense, condendoli con un’atmosfera intima e familiare e con un atteggiamento conservatore e omofobo (senza contare Laura Linney) che danno maggiore spessore e senso a un film a cui, ancor più saggiamente, fornisce una risposta chiara (e da lui integralmente inventata, data l’assurda mancanza nel romanzo) su quale sia la grave colpa di Susan verso cui l’ex starebbe tentando di vendicarsi con il suo romanzo.
Purtroppo nonostante l’enorme impegno di una Amy Adams che proprio non riesce a trovare il ruolo della consacrazione definitiva e di un Jake Gyllenhaal che ormai di mestiere salva i film dal naufragio, purtroppo la meta-narrazione a metà tra castigo e allegoria del romanzo dell’ex non riesce proprio a funzionare, soprattutto sul finale. Vorrebbe essere ambiguo in maniera intelligente, come il romanzo prima di lui, invece è confuso e vagamente ridicolo.
Una trama di partenza così bisognosa di correzioni poi costringe Tom Ford a scoprire il fianco molto più di quanto successo in A Single Man: lì la sua estetica faceva da bella cornice a una narrazione che non aveva bisogno di rinforzi, qui a tratti sembra ridondante e compiaciuta, evidenziando ancora di più i passi falsi della storia che dovrebbe contenere.
Lo vado a vedere? Purtroppo no, a meno di non avere un interesse particolare in uno dei due interpreti protagonisti, capaci di regalare buone performance, o se il vostro desiderio di appagare il vostro senso estetico è tale da soprassedere sull’inconsistenza della trama.
Ci shippo qualcuno? No.
Il finale di Animali Notturni – Come ho potuto non prevedere che un sacco di persone perplesse sarebbero giunte qui via google, in cerca di risposte? Perdonatemi. Ecco ciò che cercate: Susan si reca a cena, “svestendosi” di parte della sua identità alto borghese (il trucco marcatissimo e il vestito sfavillante) ma l’ex non si fa vivo. Questo dovrebbe farci intuire una sorta di vendetta da parte sua, che ha scritto il libro forse con lo scopo di far capire a Susan a cosa abbia rinunciato, forse con lo scopo di farle rivivere dolorosamente ed espiare i suoi peccati. In ogni caso, missione riuscita: ha saputo risvegliare i suoi sentimenti e farle mettere a fuoco l’inesorabile fine del suo attuale matrimonio e i tanti rimpianti che aveva messo a tacere.
Il gerundio presente di “recensire” è “recensendo”.. Volendo essere non pignoli, ma almeno precisi…
Cara Sabrina,
il blog sembra sfavillante ma i suoi annetti li ha ed ha mosso i suoi primi, timidi passi nel mondo dell’Internet quando ancora il nostro grammarnazi interiore ci permetteva di ridere di cose quali i trailer sgrammaticati di Maccio Capatonda.
Allora sono nati tag e diciture quali “recensionando” “ci shippo qualcuno?” e “nazisti cattivizzimi”, tra l’altro fenomenali per l’indicizzazione su Google, a differenza di recensendo, appunto.
Hai indovinato ho cercato nelle tue frasi una spiegazione a quello che avevo appena finito di vedere. Le tue parole hanno dato un senso a quello che pensavo. Grazie
Assolutamente non daccordo. Gran film.
d’accordo con Lorenzo ..è un gran film! che emoziona che trasporta che angoscia che stupisce ..una carrellata di emozioni, se non è questo che cercate da un film allora cosa?? una ventata d’aria nuova finalmente
ciao, sono Stefano, ed effettivamente sono arrivato a te cercando con google un qualche senso al finale del film. Per questo ti ringrazio di avermi fatto capire che… non ero io a non averlo capito!! Ma è proprio un finale insulso e assurdo, per un film che invece è comunque ricco di tensione emotiva fino ai quattro quinti. Ma il finale così trattenuto mi ha fatto venire un nervoso che mi è rimasto per giorni…
Non sono d’accordo. I
È il finale più logico. Lui ha imparato a vivere senza di lei, ma col suo romanzo ha dato un idea precisa di come ha vissuto l’abbandono e l’aborto. Lei morta con un colpo alla testa, sua figlia soffocata. Appunto abbandono e aborto della figlia. Tutto ciò ha portato lui a morire dentro, proprio come il protagonista del suo romanzo.
Fatto questo la ricaccia nel mondo borghese che lei aveva scelto. Tutto molto logico
Ciao, sono Stefano e sono giunto qui proprio cercando con google una spiegazione al finale del film, magari corredata del parallelo col libro. Perciò, grazie di avermela fornita e, soprattutto, di avermi confermato che non ero io a non aver capito il finale, ma che è proprio così: scipito e assurdo! Il film fino a quel punto mi era piaciuto, ma un finale così, dopo tanta tensione, è inaccettabile!
Anch’io sono arrivato su questa pagina cercando il significato del finale. IL film mi ha angosciato moto. Grazie. Peppe
Anche io mi sono imbattuto in questa pagina cercando lumi sul finale del film e dopo aver letto la tua interpretazione, sono arrivato alla conclusione che evidentemente non sono adatto a film ritenuti di spessore. Sebbene il film mi abbia trasmesso (talvolta) una buona dosa di angoscia, il finale mi è risultato incomprensibilmente banale, il personaggio ritagliato per Gyllenhaal ai limiti di una caricatura (troppo debole, quasi da risultare artificioso… Molto rivedibili le sue azioni/reazioni nella sequenza del furto-rapimento e in quella nella baracca, in primis la morte stessa) e alcune scene assolutamente surreali (Chi telefonerebbe alla moglie mentre è in ascensore col portiere e con l’amante? Possibile che non siano riusciti ad inventare niente di meglio per rendere palese il tradimento?)
Proprio su questi punti mi farebbe piacere uno o più pareri, nel frattempo vado a guardarmi “Guardiani della Galassia”, che è sicuramente alla mia portata 😉
Lorenzo, non sei tu, è il film (e Guardiani della Galassia è uno dei revival migliori dello spirito anni ’80 visto ultimamente, per cui).
assolutamente d’accordo
Solo una precisazione…non è lui che chiama la moglie quando è in ascensore, è lei che chiama lui. Quindi tutto sensato…lui risponde per non destare sospetti, anche se si trova in compagnia dell’amante. 😉
Diciamo che la cosa più assurda è il comportamento del tizio che manovra l’ascensore, manca solo che dica “Dottò buona scopata”!
L’ho guardato questa sera e a me il finale invece è piaciuto molto, avendogli dato un’interpretazione diversa da quanto qui scritto.
Altro che “farci intuire una sorta di vendetta da parte sua, che ha scritto il libro forse con lo scopo di far capire a Susan a cosa abbia rinunciato, forse con lo scopo di farle rivivere dolorosamente ed espiare i suoi peccati” che mi sembrano interpretazioni davvero troppo banali.
Nel romanzo lo sceriffo chiede all’omicida se preferisce essere ucciso subito, oppure lasciato andare e questo sarà anche peggio perchè così vivrà la sua esistenza nell’angoscia. Ecco, questo è quello che accade a Susan. L’ex fa intuire chiaramente che potrebbe un giorno vendicarsi…ma non si presenta alla cena…Potrà presentarsi un giorno, all’improvviso, chissà magari una sera proprio alle finestre di quella casa cupa e buia (e all’inizio se non sbaglio si vede proprio la sua macchina, una mercedes, arrivare al cancello della villa subito dopo che lei è entrata…)
E’ un finale potentissimo
Assolutamente d’accordo! Altroché banale ecc…e aggiungo: secondo me non si presenta alla cena perché addirittura si è suicidato (come il personaggio del suo libro). Si suicida appena dopo aver appreso (verosimilmente) da lei, di aver terminato la lettura del libro e quasi lei può percepire anche il momento in cui lo fa (dentro la vasca, in contemporanea con le immagini del suicidio di Tony).
Così la vendetta (“Revenge”) è completata.
Finale (te lo copio) potentissimo!
Ottima intuizione Andrea e Marco…il vostro spunto era proprio quello che cercavo per dare un senso al film stesso.
Grazie!
Eh si anch’io notando il parallelismo delle due storie ho interpretato la sua assenza come un suicidio di lui o addirittura (stando al quadro “Vendetta”) che lui si suiciderà dopo aver ucciso lei, come fa con gli “Animali notturni” 🙂
incappo qui in cerca di delucidazioni sul finale, ma ripensandoci, dopo aver letto le vostre, credo di aver trovato la mia visione delle cose.
(parto dal fatto che come film non mi ha presa chissà quanto, forse il titolo “animali notturni” poteva suggerire ben altre fantasie)
il personaggio di edward secondo me non ha voluto far altro che dimostrare alla “vecchia” susan che un vero debole – come lui si sentiva sempre chiamare da lei e dalla suocera – è quello del libro.
un vero debole è quello che dopo 19 anni di assenza sta lì ad aspettare un tuo cenno di vita.
il suo assentarsi all’appuntamento è una rivalsa, un senso di – seppur sciocco e maschilista – “potere” che è riuscito a innescare nel cuore della donna.
pensateci: nell’intreccio abbiamo la vita attuale di susan, la storia passata di edward e susan e il romanzo. non ci sono MAI accenni all’attuale vita di edward.
il suo personaggio viene lasciato nell’ombra, a mio parere per dare maggiore importanza a quello del passato confrontato a quello del romanzo.
tu credi io sia debole, tua madre crede io non sia adatto a te?
tu credi io non sia bravo a scrivere di me? perfetto, ti faccio vedere di cosa sono capace, scrivo di un debole che non sono io.
quanto tempo ci avrà messo a scriverlo? boh, forse 1 anno, forse tutti e 19.
e con quanto risentimento nei confronti della ex? sicuramente parecchio, dopo essere stato lasciato per un coglioncell* di alto borgo, è stata proprio quello il movente del suo scatto artistico tale da riuscire a suscitare tali emozioni nella donna, che prima a stento si scomponeva di fronte alle sue bozze.
la psicologia dell’edward-romanzo, secondo me, non rispecchia affatto quella dell’edward reale, ma potrebbe anche farlo.
Ricordiamoci che a metà del film, nella galleria d’arte, Susan osserva intensamente un quadro che non ricordava di aver mai acquistato: sulla tela campeggia a caratteri cubitali, nero su bianco e vice-versa, la parola REVENGE (vendetta). Una traccia del regista…
Finale potente, come già detto, ma raffinatissimo e come “rattenuto”, espediente che aumenta ulteriormente l’intensità del finale, con accompagnamento di pianoforte magistrale.
Un appunto lieve a Gyllenhaal: ho come l’impressione che sia stia come stereotipando, e non riesca più a superarsi, o a evolvere. Insomma, sempre bravo, ma non basta più. Era meglio in Enemy.
L’ho visto 2 mesi fa e l’ho appena rivisto, un film meraviglioso secondo me. La trama, le musiche, lei….Il finale che ho sin da subito pensato è lo stesso spiegato da alcuni voi, nient’altro che vendetta. Non va alla cena per “vendicarsi” di averlo abbandonato. Lo rivedrei altre 100 volte, un film stupendo.
Il succo è che non ti è piaciuto perchè non lo hai capito. E hai pure letto il libro! Non recensite film se avete la profondità intellettuale di un mandarino.
Così spiegato, il finale è quasi logico e il film è anche peggio! Lui allora non è solo debole, è pure stronzo. Peccato, perchè il “lui” del romanzo alla fine diventa simpatico, osa incazzarsi e alzare le mani. Mentre il “lui” vero, sparito per 19 anni in un buco nero, è solo divenuto meschino.
Credo tu abbia visto un altro film