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tonyesusan2Sono i thriller dell’autunno e spopolano in queste ore nei cinema italiani. Quel che forse non sapete è che, spinta dalle migliori intenzioni, io avevo persino recuperato per tempo entrambi i libri da cui sono tratti, per fare quella preparata che fa anche raffronti tra libro e film.
Tuttavia l’esperienza è stata in sé così traumatizzante che ho preferito tenere i due ambiti distinti e sfoderare un post interamente letterario, che farà la gioia di quelli che amano veder scorrere il sangue, perché sinceramente: perché? Perché con la profusione di romanzi mysterty/thriller che popola le librerie Hollywood ha sentito il bisogno di adattare proprio questi due?
Mai come oggi la risposta “per fare soldi facili” è suonata così dolce alle mie orecchie, perché, seppur per motivi molto diversi, La Ragazza del Treno e Tony& Susan sono abbastanza tremendi.

LA RAGAZZA DEL TRENO DI PAULA HAWKINS

laragazzadeltrenoOk, qui le aspettative non erano certo incredibili: stiamo pur sempre parlando del thrillerone da ombrellone della scorsa annata, quello capace di diventare un best-seller internazionale partendo dal chiarissimo intento, gridato a partire da titolo e grafica, di essere il nuovo Gone Girl.
Inutile però fare i sostenuti: sarei stata più che soddisfatta anche di una copia conforme, magari meno brillante e nera per trovate e colpi di scena, ma più sciolta nell’intreccio, più scorrevole e page turner, come si dice, con un caso abbastanza interessante.
So che suona irritante come poche come cose al mondo stroncare un titolo perché è famoso e quindi, beh, deve essere tremendo per forza ma…The Girl on the Train è tremendo, punto.
Partiamo dallo stile di scrittura, che ho potuto testare con mano in lingua originale. Poteva essere un punto di forza rispetto a Gone Girl, dove Gillian Flynn ha una prosa che richiede pazienza e talvolta può risultare pesante. Non serviva essere particolarmente letterari, bastava essere scorrevoli e un minimo ritmati. Lo stile della Hawkins non solo non sa mantenere un ritmo, una tensione, un cliffhanger a fine capitolo che sia uno, no! È di una piattezza e una monotonia esasperanti, con figure retoriche di una tale banalità da squalificare la già fragile struttura del romanzo.
Certo, a prima vista un crimine violento testimoniato attraverso gli occhi di una donna così preda della bottiglia da non ricordare esattamente il suo grado di coinvolgimento nella vicenda potrebbe essere abbastanza sulfureo da ricordare la Flynn. Basta però grattare con un’unghia, distrattamente, la superficie scura per trovare un colore anonimo e visto mille volte altrove, quello del conformismo.

Sì, a prima vista le tre protagoniste del romanzo sono donne con un lato oscuro, talvolta sgradevoli. A ben vedere però il tratto comune delle tre e il loro punto di svolta è…la gravidanza. Essere madri rende una di loro più combattiva e le altre distruttive, ma solo perché hanno fallito nel ruolo o non si sono potute calare nello stesso. Insomma, il lato davvero oscuro è riservato solo ai classici uomini che odiano le donne, di cui svariati esemplari popolano il romanzo.
Se i personaggi non hanno quella vena oscura e comicamente nera propria della Flynn si può sperare nella componente poliziesca, se non fosse che la trascuratezza narrativa di Paula Hawkins rende semplice al lettore un minimo smaliziato di notare il sospettato principale, con circa 300 pagine di anticipo sulla conclusione.
Stephen King e tanti recensori hanno lodato la scelta inconsueta di una protagonista alcolizzata, con un rapporto malato e distruttivo con il proprio passato matrimoniale. Un po’ pochino però, considerando che non è neppure una novità: altrove si è già fatto di più e meglio, senza patetismo, senza tirarsi indietro di fronte alle brutture di una donna con un bisogno disperato dell’affetto del passato, fino a umiliarsi, a degradarsi, ad attaccarsi alla bottiglia.

Peccato che Hollywood in questo caso non abbia colto l’occasione di dimostrare quanto il cinema possa fare bene e meglio di una fonte grossolana: non serviva poi molto per prendere La Ragazza del Treno e metterci una pezza, rendendolo un film molto, molto migliore della sua fonte. L’interesse però era chiaramente richiamare il pubblico di Fincher al cinema, con il minimo sforzo possibile e il massimo guadagno. Alla Hawkins bisogna almeno riconoscere questo: aver fatto forse ancor meglio, a livello di vendite, della stessa Gillian Flynn, rivendendo a un pubblico più ampio una versione annacquata, meno sovversiva, molto più scorrevole e in fondo rassicurante di L’Amore Bugiardo. Gillian Flynn for dummies?

TONY & SUSAN DI AUSTIN WRIGHT

tonyesusanIl vero mistero qui è come un thriller confusionario, inconcludente e moscio come Tony e Susan sia riuscito ad infilarsi nel prestigioso e molto letterario catalogo dell’editore Adelphi. Nelle mie letture ci è arrivato in quanto fonte d’ispirazione per Animali Notturni di Tom Ford, ma già dopo una quarantina di pagine ero perplessa dal corso della storia e mi interrogavo sulla possibilità di lasciar perdere.
Maledetta testardaggine che mi ha fatto proseguire, immaginando che le tante risposte alle domande che aleggiano sulla trama sarebbero arrivate più tardi.
Lo hanno fatto, però solo grazie a Tom Ford, capace come ogni bravo cineasta di tradire sostanzialmente la propria fonte. Stavolta però non è solo questione di setting più familiari al regista. Ford dà un motivo e una risposta alla tensione che intercorre Susan, abbiente donna al secondo matrimonio, e Tony, alter ego di quell’ex marito che le ha mandato il suo primo romanzo da leggere.

Nel film è postulato chiaramente già dal trailer: c’è un motivo per cui Susan teme l’ex, una colpa nei suoi confronti che lei non ha mai espiato. Nel libro che l’ex le ha inviato è anche chiarissimo chi sia alter ego di chi e come lui intenda utilizzare il meta-romanzo come chiavistello per arrivare oltre la corazza di lei e colpire duro.
Nel romanzo invece è solo l’autore a dire e ribadire che Susan è in qualche modo terrorizzata dalle bozze che sta leggendo, ma è del tutto incapace di spiegarcene il motivo o di renderci partecipi di questa sensazione.

tonyesusan2Anche il meta-libro Animali Notturni, che occupa ben più della metà del romanzo, funziona più il linea teorica che nella pratica. Il racconto della notte terribile che un benestante professore universitario trascorre sulle strade texane (notte che gli cambierà per sempre vita, bussola morale e famiglia) sembra poter farsi perdonare un certo grado di artificiosità nel romanzo per finta, grazie alla ragguardevole dose di dettagli neri e tragici che costellano la vicenda. Il punto è che se un autore occupa più della metà di un libro ricostruendo un meta-romanzo all’interno del proprio romanzo, dallo stesso si aspetta qualcosa di importante, una traccia di senso (o della sua mancanza), un segno rivelatore, un chiaro motivo per cui questo sia importante. Invece questo non avviene mai e, conclusa la lettura, è dura ammettere di aver sprecato il proprio tempo nella lettura di 400 e passa pagine, mole enorme di parole che serve a dare il via ai flashback di Susan. Altrove sarebbe bastato un oggetto, un appunto su un foglio e una scrittura capace di essere fulminante e fare quello che Austin Wright costruisce in capitoli su capitoli in un paio di paragrafi fulminanti.

Se come Susan nella prima metà del romanzo siamo quantomeno guidati dalla curiosità di vedere dove il meta-romanzo, Animali Notturni, andrà a parare, nella parte finale, quella che dovrebbe tirare le somme e dare una risposta al lettore, il tutto diventa ancora più confuso e ingarbugliato. Le poche certezze (il personaggio con cui Susan si identifica nel meta-romanzo, la valenza allegorica della storia dello sfortunato Tony) vengono infrante da un tentativo affrettato di mescolare le carte e aggiungere altra carne sul fuoco. Fuoco di paglia, poi, Animali Notturni, che ha sì un bell’incipit e una storia di una violenza e disperazione siderali, ma anche un finale così artificioso e, diciamolo, cretino, che da spettatrice in sala ho davvero empatizzato con il povero Jake Gyllenhaal, costretto a metterci la faccia nel finale ridicolo di questo romanzo nel romanzo.

nocturnalanimals

Spiace quindi per Tom Ford, che come già vi spiegavo ha commesso l’unico errore di cimentarsi con impegno e bravura con una fonte letteraria così insulsa e confusionaria e mal costruita da risultare irredimibile, nonostante i suoi evidenti sforzi.
D’altronde il regista e stilista non aveva a disposizione questo superbo post di Cecilia Manfredi, dove si consigliano titoli a profusione per gli orfani di Gillian Flynn…bei titoli! Dato che il mercato e i produttori cinematografici paiono ancora una volta concentrarsi inspiegabilmente solo su romanzi problematici e riusciti a metà, forse è il caso di rivolgersi agli appassionati, che hanno provato sulla propria pelle il meglio e il peggio e sapranno risparmiarci altre cocenti delusioni.