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Austeniani incalliti, amanti dei film in costume e romantici in crisi di astinenza di frizzanti commedie in costume degli errori e delle manners, oggi è il vostro giorno fortunato. Dopo mesi e mesi di dura astinenza e qualche sparuta e sporadica delusione, finalmente l’opera di Jane Austen in persona torna su grande schermo, con tanto servizi di tè, scapoli dai golosi patrimoni, timide ragazze in età da marito e tutto il corredo di conversazioni argute.
Arriva infatti nelle sale Amore e Inganni di Whit Stillman, adattamento cinematografico di una delle opere meno note della scrittrice inglese che sa far battere il cuore di ogni bravo costume drama holic là fuori. Per l’occasione sono arrivata davvero preparata, leggendo anche l’adattamento letterario ricavato dalla sceneggiatura del film, edito in italiana da BEAT edizioni.
Lady Susan è una vedova con una figlia in età da marito e senza patrimonio di 35 anni, che ne dimostra facilmente una decina in meno. Con i suoi boccoli biondi, i suoi occhi grigi e un carattere in apparenza sempre soave e conciliante, la vedova Vernon sa far girare la testa a ogni scapolo e uomo maritato d’Inghilterra. Costretta dal possibile scoppio di uno scandalo a riparare a casa della diffidente cognata Catherine, Lady Susan si divertirà ad irretire il di lei sospettoso e orgoglioso fratello Reginald, fino a piegarne la volontà in maniera totale. Assistita dall’altrettanto malevola e maliziosa amica americana Alicia, Lady Susan continuerà ad avanzare, inarrestabile, ordendo i suoi piani di vendetta e conquista.
IL LIBRO
Certo Lady Susan non è l’opera più famosa di Jane Austen, tanto che persino molti suoi devoti fan ne ignorano l’esistenza. Si tratta di una breve opera in forma epistolare risalente al 1794: una giovane Austen la trascrisse in bella copia, forse con l’intento di pubblicarla, ma gli anni passarono e questo tipo di narrazione passò di moda, fattore che forse la fece desistere dal proposito iniziale. Nel 1871 il di lei nipote pubblico questo brillante e scorrettissimo scambio epistolare, da allora accluso in varie edizioni di suoi romanzi e racconti incompiuti.
La raccolta di missive, pubblicata da l’Autrice Zitella (!), vuole denunciare i magheggi e i raggiri della bella vedova Lady Susan, ma viene aspramente criticata da un suo congiunto, convinto di poter smascherare la malafede della scrittrice. In maniera arguta e ancor più scorretta del solito, la Austen ci suggerisce i veri desideri della protagonista, che è anche il villain deliziosamente diabolico della vicenda.
Lady Susan si finge madre accorta, vedova addolorata e gentildonna perfetta, ma trascorre il suo tempo irretendo uomini, tentando di procurarsi soldi dai suoi ammiratori e utilizzando la figlia Frederica e i parenti del marito per i propri fini, tra cui figurano incontri clandestini con Manwaring, un uomo sposato a una ricca baronessa.
Nell’edizione BEAT di Amore e Inganni (in originale Love & Friendship) è contenuta anche la traduzione di Cecilia Vincenti dell’opera originale della Austen, che da sola vale la lettura per gli appassionati e i completisti dell’autrice. Certo è uno scritto minore e molto risicato (per non parlare del finale affrettato), è una testimonianza di come la giovane scrittrice padroneggiasse già molto bene quella capacità di ritrarre le arguzie più minute di una certa società inglese dell’epoca e come lo facesse in maniera più diretta e sfrontata, meno disposta a negoziare sulla condotta dei propri personaggi.
Anche un fan come Whit Stillman, sceneggiatore, drammaturgo e recentemente regista cinematografico, si è imbattuto per caso nel carteggio e, stregato da Lady Susan, ne ha ricavato una sceneggiatura. Dopo il montaggio finale della pellicola, lo script è stato trasformato nel breve romanzo che è contenuto nel volume di BEAT. A posteriori la sua provenienza è piuttosto chiara: nonostante Stillman adatti il ritmo cinematografico a quello della pagina stampata con efficienza e crei addirittura una nuova voce narrante per dare più coerenza alla natura episodica derivata dalle varie scene del film, c’è un livello di dettaglio tale nei dialoghi e nelle descrizioni da farlo sembrare un romanzo abbastanza anomalo.Purtroppo la voce narrante di Rufus Martin Colonna de Cesari-Rocca sa essere esasperante come la lunghezza del suo nome e cognome, tanto che viene naturale scorrer velocemente i suoi vaneggiamenti grammaticali e teologiciti per tornare a scoprire cosa stia succedendo alla povera Frederica. Nelle intenzioni di Stillman il punto di vista di Rufus vorrebbe essere un omaggio al personaggio centrale dello zio, James Martin, un uomo dalla stupidità assolutamente straordinaria, che il giovane scrivente sembra aver ereditato per intero. Certo Stillman si adatta bene allo stile austeniano e nasconde in bella vista la malignità di Lady Susan nelle parole volte a discolparla, ma l’impressione è che la visione del film sia più agevole, sbrigativa e perfino più riuscita.
Uno degli aspetti più sottili che l’autore riprende dalla Austen e che sviluppa con successo è la specularità tra l’eroina moderata, Catherine Vernon e la malvagia Lady Susan: di fatto si comprendono e si temono perché sono lo stesso tipo di donna. Anche Catherine a ben vedere manipola la dabbenaggine del marito, anche se solo a fin di bene, a differenza di Susan.
Lo leggerò? Per i fan della Austen la seconda parte, che presenta l’epistolario in forma integrale, vale da solo l’acquisto. Per tutti gli altri, posto che la parte più brillante del libro rimane quella della Austen, a meno di avere un interesse specifico, sarà sufficiente recuperare il film. Stillman ha fatto un lavoro gradevole e divertente, ma non si può certo dire che sia un titolo di peso da leggere.
IL FILM
In un anno tanto povero di uscite per gli appassionati di comedy of manners e costume drama c’è solo da ringraziare Whit Stillman e la sua passione per le opere austeniane, che ci ha portati ad avere un adattamento con cui consolarci della magra raccolta dell’anno 2016 in questo senso.
Lungi dall’essere una pietra miliare o un adattamento memorabile negli anni, Amore e inganni è comunque una classica commedia degli equivoci e dell’etichetta che sa davvero convincere e divertire, con un tono brioso e un ritmo davvero forsennato.
La storia è la medesima, anche se ovviamente trasformata dalla forma epistolare a una narrazione vera e propria.
Per quanto possa sembrare inappropriata all’estetica ottocentesca della pellicola con i numerosi ed evidenti ritocchi al volto, Kate Benckinsale in realtà è un’attrice che può vantare un solidissimo curriculum austeniano. Qui prende in mano il film con piglio sicuro, lavorandoselo così come il suo personaggio torchia e incanta i protagonisti maschili. Interpretare questa Lady Susan non deve essere stato semplice, dato che la sceneggiatura è un susseguirsi di dialoghi brillanti e bugie cavillose, montate a un ritmo forsennato. Tanti dialoghi e tanti colpi di scena rendono il film densissimo, cosicché la sensazione è quella di una lunghezza di molto superiore ai 95 minuti.
Kate Beckinsale, al fianco dell’amica prediletta da Susan e vecchia amica del regista Chloë Sevigny, macina pagine su pagine dello script, senza lasciarsi prendere la mano dalla tranquilla straordinarietà del suo personaggio. La coppia di malevole, maliziose e maligne gentildonne, capace di tramare alle spalle di parenti e mariti, è così diabolicamente pettegola, superficiale e suadente da non poter che conquistare il pubblico. Peccato davvero che il viso della Beckinsale risulti irrimediabilmente contemporaneo e, in una certa sua fissità da botox, davvero distraente per lo spettatore occasionale.
Nella pellicola è forse meno evidente il parallelo quasi malevolo tra Catherine e Susan, donne in grado di manovrare i propri mariti all’interno di complesse strategie sociali ideate una ai danni dell’altra. Stillman però ha indovinato a mantenere e ampliare l’aperto, schietto cinismo con cui la giovane Austen ritrae queste donne decorose eppure vere e proprie strateghe della vita in società. Insomma, Amore e inganni è divertente, ironico e frivolo il giusto, anche grazie a un cast di attori azzeccati come talento e fisionomie, tra cui per una volta il belloccio passa in secondo piano. A farsi notare è invece un attore feticcio degli appassionati di recitazione inglese, Tom Bennett, qui assolutamente superlativo nei panni di un personaggio che non è proprio Salomone.
Lo vado a vedere? Ottimo compendio dell’opera austeniana, capace di rafforzarla, ampliarla e tradirla senza perderne lo spirito, credo sia tutto sommato superiore alla controparte letteraria, almeno a quella moderna. Se vi piace il genere, andate con fiducia: lo adorerete. Astenersi irritabili dai film prolissi: questo film è in buona sostanza una scia ininterrotta di dialoghi brillanti e arguti, lunga 95 minuti.
Lady Susan si trova in quelle edizioni economiche da supermercato – almeno, io l’ho comprato lì ed è molto carino, e si legge benissimo. In fondo i romanzi epistolari sono un po’ il corrispettivo dei dilm tipo Blair Witch, solo che invece di grondare sangue qui volano stracci. Faccio le bave dietro al film da quando ho saputo che esiste, meno male che è anche guardabile.
Leggendo di “servizi di tè, scapoli dai golosi patrimoni, timide ragazze in età da marito e tutto il corredo di conversazioni argute” per un attimo ho pensato che stessi per annunciarci un nuovo romanzo di Ann Leckie… 🙂