Sfidando il freddo milanese, il cast di Split ha incontrato la stampa milanese per presentare l’horror dalle molteplici personalità, l’ultimo lavoro del regista de Il Sesto Senso.split4

Una giornalista e blogger di vostra conoscenza era presente e ha preso un po’ di appunti per voi. Ecco cosa hanno raccontato James McAvoy, Anya Taylor-Joy e il regista M. Night Shyamalan.

-le iniziali dei nomi degli intervistati sono riportate ad inizio risposta-

Hai spesso ambientato film in spazi ristretti, quindi oltre alle limitazioni di budget viene da chiedersi se tu sia ossessionato da una certa claustrofobia o amante degli spazi chiusi e costretti. 
MNS Al cinema mi piace molto lavorare con ambienti rigidamente limitati. Mi piace la limitazione che puoi avere in spazi chiusi come le case, il terrore che deriva da esserein un luogo confinato eppure sconosciuto. Se siamo chiusi in casa e sentiamo un rumore sospetto, la tensione cresce subito, perché in uno spazio così limitato c’è qualcosa che non conosciamo.

Come hai fatto a preparare tanti personaggi?
JMA L’aspetto primario ed essenziale è stata la ripartizione del tempo: quando ti prepari per interpretare nove ruoli differenti, devi gestire bene innanzitutto il tempo a disposizione, per fare in modo di aver lavorato adeguatamente su ciascuno. Per differenziali in maniera ottimale mi sono concentrato non solo sul parlato e sul loro carattere, ma anche e soprattutto su alcuni dettagli fisici, come le movenze. Volevo che il pubblico capisse chi aveva “luce” all’interno di Kevin ben prima che cominciasse a parlare.

Certo che Kevin con le sue personalità maligne e psicotiche per te che sei abituato a ruoli positivi sarà stato una bella novità. Preferisci i ruoli da buono o cattivo?
JMA In realtà non faccio molta distinzione, nemmeno tra grandi e piccoli progetti. Ti può capitare in ambo i casi di trovarti coinvolto in situazioni tremende e risultati piuttosto scarsi. Il punto è la storia. Non è nemmeno detto che un progetto piccolo significhi automaticamente qualità maggiore: sono stato coinvolto in piccoli progetti davvero terribili, così come sul fronte dei blockbuster.

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Come ti senti ad aver già partecipato da protagonista, in così poco tempo a film così incisivi come Split, The VVicth e Morgan?
ATJ Credo di essere stata enormemente fortunata ad aver visto la mia carriera crescere così velocemente.
MNS No, lei è molto modesta ma non credo sia solo fortuna. La verità è che ci sono attori fantastici con cui lavori che creano ad arte quella parvenza richiesta dal ruolo ma non approfondiscono mai, non ti aprono il loro sentito emozionale. Lei invece forse non ha ancora la maturità che arriva solo con l’esperienza, ma di certo, magari anche incosciamente, ci permette di accedere a quel sentito: in un ruolo come quello di Casey è determinante.
JMA Dai, sei davvero brava.

Non è il tuo primo film prodotto con Jason Blum. Come ha cambiato la tua prospettiva lavorare con lui e lasciare le grandi produzioni di Hollywood?
NMS Per me è come un fratello maggiore, è un campione del fare cinema in maniera originale. È capace inoltre di farlo raggiungendo il pubblico mondiale, senza bisogno di 200 milioni di dollari di budget. La nostra collaborazione è davvero semplicissima e stimolante: io gli sottopongo un’idea e se a lui piace, andiamo da Universal ed è fatta. Sono fortunato ad aver trovato in carriera persone con cui mi trovo bene a livello umano.

Non neghiamolo: nei tuoi lavori c’è sempre aspettativa per il twist da parte di critica e pubblico. Come giochi con questa aspettativa, è divertente o opprimente?
NMS Tutti parlano di twist, sempre, è vero. Quando si parla dei miei film in realtà io vorrei che ci si concentrasse sulla struttura del lungometraggio. Quello che il pubblico percepisce come twist è in realtà solo il momento in cui rivelo informazioni che ho occultato all’inizio per accrescere la tensione. In realtà però io curo molti momenti del film che passano magari inosservati, in modo che l’acquisizione dell’ambiente e della storia sia graduale, non mi concentro sul colpo di scena.

Ci sono stati film sulle identità multiple che ti hanno ispirato?
JMA Purtroppo non ho una grande cultura cinematografica, per cui quando mi fanno questa domanda, in genere rispondo che traggo inspirazione dalla storia. Lo so, dovrei vedere più film.
ATJ Anche per me è così!

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Non hai mai pensato di creare un universo collegato come quello della Marvel, in cui appari più volte di Stan Lee come cameo di te stesso?
NMS In realtà ci ho pensato. C’è un problema: non so per quale motivo, ma trovo davvero difficoltoso tornare sui miei film, scriverne un sequel. In realtà io mi concentro sempre molto sul fatto che ogni mio film sembri unico nella mia cinematografia e del suo genere.

Che differenza c’è tra lavorare con un regista esordiente come Robert Eggers e uno con molta esperienza come M. Night Shyamalan?
ATJ A dir la verità trovo soprattutto connessioni tra il modo di lavorare di Robert (il regista di The VVitch NdGardy) e quello di Shyamalan, con entrambi ho ben chiaro cosa devo esprimere, per cui sono subito in grado di capire se ho espresso quello che vogliono o se ho bisogno di rifare la scena.
Una differenza però c’è: con Shyamalan mi sento guidata e in un certo senso protetta mentre affronto le oscurità del personaggio, mentre io e Robert ai tempi di The VVitch eravamo entrambi alla prima esperienza del genere ed eravamo tesissimi e incapaci di rassicurarci l’un l’altro.

Avete fatto qualche lavoro particolare sui costumi delle diverse personalità?
NMS I costumi stati una vera sfida perché non volevamo che le personalità fossero troppo caricaturali, James doveva davvero sembrare affetto da DoD. La realtà è che è stato abbastanza difficile perché lui si era molto allenato per il film, la muscolatura sviluppata l’aveva reso imponente e quando faceva Patricia e il bambino Denny, bisogna stare attenti perché se il capo d’abbigliamento non era adatto, sembrava uno skinhead. (ride)
JMA Ho chiesto se fosse possibile avere una giacca simile a quella che avevo da bambino, in modo essere in qualche modo “costretto”, mentre per Patricia è stata una vera sfida perché sfortunatamente per lei è in un corpo maschile da tutta la sua vita. Ho cercato quindi di femminilizzarmi ma lasciando che fosse chiaro che Kevin è un uomo, per mettere a disagio il pubblico. Lo scopo è lasciar trasparire chiaramente che il protagonista malato è un uomo, è un adulto ad avere la personalità di una donna o di un bimbo. È molto spiazzante.
NMS Stavo leggendo la biografia di Alexander McQueen mentre scrivevo il film, quindi ho tentato di trasporre un po’ di quella sensibilità in una personalità, quella di Barry, che infatti è uno stilista ed è tra i personaggi più positivi.

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Come mai hai scritto una storia su questo disturbo da personalità multiple?
NMS Siccome facevo il filo a mia moglie sin dai tempi dell’università e lei faceva psicologia, mi sono fatto tutti i suoi corsi e a un certo punto è venuto fuori questo disturbo e mi ha molto colpito. Questo personaggio l’ho scritto a mano, su carta, 15 16 anni fa. Potrei mostrarvi il manoscritto. Per me è inusuale. Ci sono tornato perché il fatto che chi è affetto da questa malattia possa avere il diabete mentre è preda di una personalità ma non quando è sotto l’influenza di altre lo trovo pazzesco.
JMA In questo film non c’è molto sangue, non c’è nemmeno del gore, eppure è spaventoso. Secondo me l’horror qui funziona perché lo rendi implicito, fai i conti con la consapevolezza di quanto sia terrorizzante una situazione di quel tipo.

Ci hai lavorato in passato: cosa ne pensi delle serie TV oggi?
NMS Lavorare con la TV nel passato è stato divertente e secondo me si vede anche nel prodotto finale quanto mi sia piaciuto. Negli Stati Uniti molti personaggi drammatici si sono spostati sul piccolo schermo, anche perché il livello è cresciuto moltissimo così come l’audience. Secondo me la cosa davvero importante in quel media è trovare il tono giusto.
Per me è fantastico fare film, incontrare bravissimi attori e tecnici ogni due anni: mi pesano un po’ questi progetti a lungo termine. Quello che non mi esalta della TV è che io sono un maniaco del controllo e in quel media non posso controllare tutto, ma al massimo presiedere parte del girato e la writing room. Ad altri, per esempio a JJ Abrams, invece piace molto.
Sapete, ho cenato una volta a casa mia con fratelli Duffer e poco dopo, bam!, è arrivato come un ciclone Stranger Things: pazzesco.

Il caso di Billy Milligan ti ha ispirato? Ci sono molte somiglianze tra quel fatto di cronaca e il tuo film.
NMS Il caso di Milligan mi ha ispirato tantissimo. È davvero qualcosa di eccezionale, una storia che vale la pena conoscere, vi consiglio di approfondire. Milligan era un genio di natura, il suo incredibile cervello foraggiò ben 23 o 24 personalità, che si sviluppano però solo più tardi, a causa di alcuni traumi che subì.

Nota: Anya Taylor-Joy sfida il freddo con un abito di Paola Kan e delle décolleté Louboutin.