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logan_locandinaDopo 17 anni, 6 film in franchise e 2 tremendi spin-off, un Hugh Jackman più maturo e consapevole che mai ha avuto ragione della sua resistenza: l’attesa per Logan – The Volwerine è più che giustificata, dato che è di certo il miglior film supereroistico con l’attore australiano protagonista. Dalla parte della ragione e del merito c’è anche 20th Century FOX, che sta sfruttando al meglio i franchise Marvel che gestisce al di fuori dei Marvel Studios, che ultimamente si stanno dimostrando ben più incapace di rinnovare il filone e dire qualcosa di nuovo in merito.
Se il 2016 si è aperto con il tentativo riuscito di portare la scorrettezza di Deadpool su grande schermo, nel 2017 arriva un altro floridissimo filone dei comics al cinema: quello dell’eroe al canto del cigno, stanco, disilluso e rimasto solo a confrontarsi con i fantasmi del suo passato. Premessa necessaria: a fronte di tutti e se, ma e però che sfodererò questa volta, Logan di James Mangold è un ottimo film, di quelli che si fanno notare e ricordare; forse il miglior prodotto che si potesse tirar fuori a fronte della criticità di un personaggio immortale interpretato da un attore che, per quanto in forma, ha comunque 17 anni in più sulle spalle.

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Il film non a caso s’intitola Logan, perché Wolverine è costretto a smettere i panni del X-Men e mescolarsi agli esseri umani, lavorando in qualità di autista di limousine al confine tra Stati Uniti e Messico. In un mondo in cui inspiegabilmente i mutanti hanno smesso di nascere, Logan è costretto a tenere il basso profilo e a guadagnare quanti più soldi possibile, per celare agli occhi del mondo il ricercato professor X, ormai novantenne e sempre meno in grado di tener testa ai suoi poteri.
Se il mondo ha perso i mutanti, Logan sembra aver perso quella speranza altruistica che il rapporto con Xavier gli aveva donato. Logan versione 2017 è un uomo che bada a se stesso e al vecchio professore, senza risparmiare la violenza e gli scontri in un rapporto più che mai problematico e forse come mai prima d’ora paterno e realistico. Se la mente di Xavier vacilla, il corpo di Logan è in qualche modo danneggiato, la sua eccezionale capacità di rigenerarsi intaccata.  Sarà quindi con molta riluttanza e qualche tradimento che Logan s’incaricherà di proteggere una ragazzina mutante spuntata dal nulla, in fuga da una misteriosa corporazione statunitense e diretta verso un non meglio specificato Eden nel Nord Dakota.

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Tra spettatori e lettori di spillati immagino che a questo punto ci sia un’enorme cesura: per i primi forse quest’atmosfera quasi apocalittica, la durezza e la violenza di un film vietato ai minori di 14 anni e l’aura pessimistica potranno forse sembrare un taglio inaspettato e fresco da cui guardare l’intero genere comics. Per gli altri invece è semplicemente l’arrivo su grande schermo di uno standard narrativo molto in voga sia in casa Marvel sia in casa DC. Per quanto ottimamente scritto (dato che costruisce molto scaltramente il disvelamento del mistero mutante e di Xavier) e splendidamente diretto (anche se nell’inseguimento tra suv e treno siamo ai limiti del plagio di Mad Max: Fury Road), Logan non inventa nulla, si limita a trasporre qualcosa di profondamente radicato e già sviluppato nel mondo comics ma non solo, dato che i fan del videogioco The Last of Us sottolineano che i prestiti e le scopiazzature non arrivano solo dal mondo del cinema. logan_1

La mia impressione personale è che la via pessimistica e apocalittica sia spesso un passaggio di comodo, tanto quanto l’escapismo nostalgico di un ottimo I Guardiani della Galassia. Il mondo dei comics è spesso al contempo brillante e oscuro, grottesco e delicato, capace in molte saghe di essere profondo senza schiacciare a paletta sul dramma umano e personale. Ecco, forse è questo che manca al cinema tratto dai fumetti di oggi, quell’irriverenza, quell’ibridazione di generi, linguaggi e approcci che lo rendono nelle sue forme migliori qualcosa di chiaramente differente dalla letteratura, dai videogiochi e dagli altri media. Logan rischia di essere migliore come thriller/action di stampo pessimista che come film supereroistico in sé: come Christopher Nolan ha insegnato, quando non sai venire a capo della componente fantastica e “comica” della tua storia dandole comunque spessore e dignità, buttarla sul realistico paga sempre. Prendi un po’ di John Wick qui, aggiunti un Mad Max lì, inserisci elementi politici ampiamente esplorati dal genere tipo la contrapposizione non solo geografica al di qua e al di là del confine statunitense ed è fatta, insomma.

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Lo vado a vedere? Assolutamente sì: un ottimo modo per iniziare un altro lungo anno di fumetti supereroistici al cinema.
Ci shippo qualcuno? No.