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Deve far male!, fantascienza, i libri con gli alieni e le astronavi, Kameron Hurley, lesbo chic, Ship Sheep, Tor Books
Se non è il libro della svolta e della consacrazione, di sicuro The Stars are Legion è la conferma che non sarà più possibile affondare la carriera di Kameron Hurley per disfatte extra letterarie. Non è davvero da tutti riprendersi dal tracollo della casa editrice con cui si esordisce (chiedetelo ai suoi compagni di scuderia della Night Shade Books), salvo poi approdare come testa di serie o poco meno alla Angry Robot proprio in coincidenza dei primi rumors circa la sua situazione non rosea. Queste difficoltà però non hanno fermato la Hurley, capace con due trilogie e un pugno di editoriali su Tor.com (raccolti di recente nell’antologia The Geek Feminist Revolution) di imporsi come una delle voci più rappresentative della rinnovata corrente femminile e femminista della fantascienza letteraria anglofona.
Nonostante una forma letteraria ancora deficitaria, The Stars are Legion è il romanzo autoconclusivo che mancava alla sua carriera, quello con cui cominciare a farsi leggere e notare in maniera diffusa e trasversale.
Se nessuno ha mai messo in dubbio la coerenza e la credibilità di intere galassie popolate da soli maschi alfa caucasici, perché qualcuno dovrebbe farlo per una legione di astronavi planetoidi che ruotano intorno a un solo sole, popolate esclusivamente da donne che si riproducono per partenogenesi? La domanda è lecita ma la risposta è fin troppo ovvia, tanto che Kameron Hurley questo sogno letterario lo ha covato dentro sin dagli anni ’90, quando si faceva le ossa come editorialista su Tor.com (attività poi valsale un Hugo e svariate nomination).
Nonostante l’opposizione dei sad puppies di Vox Day e di una buona fetta di fandom (anche italiano) di stampo conservatore e tradizionale, il vento alla fine è cambiato e fenomeni come quelli di Ann Leckie e Nnendi Okorafor hanno alterato l’immutabile scenario della SFF. Il tanto agognato ricambio generazionale di un bacino sempre più misero di lettori si è spostato almeno in parte su un pubblico femminile o comunque cresciuto a pane e social justice, pubblico che ha decretato il successo di John Scalzi,
dell’Imperial Radch leckiana e il progressivo, consistente cambiamento dei titoli che hanno composto il bacino dello Hugo e del Nebula negli ultimi anni.
E mentre l’indignazione di un certo establishment tarda a sbollentare, quel sogno di Lesbiche nello spazio (come affettuosamente Kameron Hurley ha rititolato il suo lavoro durante i mesi di promozione del titolo) diventava materia calda, anzi, caldissima. Se qualche nostalgico si frega già le mani al pensiero di toni da sexy Barbar(l)elle, significa che non ha familiarità con le precedenti saghe della Hurley, ovvero Bel Dame Apocrypha e The Worldbreaker Saga (il cui tomo conclusivo uscirà nel 2018). Saltando dal fantascientifico di stampo militare al fantastico multiverso alla Portal, la Hurley si è già fatta ampiamente la fama di scrittrice grimdark e davvero tosta.
Anche i suoi lettori abituali però sono rimasti in parte sorpresi dalla biomeccanica a tinte horror che costituisce il palpitante world building di The Stars are Legion, un luogo dove tutto è materico e carnale e dove le protagoniste di una guerra fratricida tra pianeti della stessa Legione vivono in astronavi vaste e indipendenti come pianeti, nell’ambigua veste di governanti o prigioniere, parassite o corpi ospite. Non viene mai chiarito come e perché queste donne generino per partenogenesi voluta dal loro pianeta astronave i pezzi di ricambio necessari, nuove discendenti o direttamente nuovi mondi, scambiandosi alla bisogna il loro stessi uteri come merce preziosa di accordi politici ed economici. Per una volta non c’è bisogno di ricollegare tutto alla stirpe terrestre (un trend così radicato che questa mancanza è persino citata nella sbrigativa recensione di Kirkus Review); siamo in presenza di una razza aliena umanoide in cui manca del tutto il gene Y, assenza che non ha avuto particolari ripercussioni sulla ferocia e sulla sete di potere dei governanti.
I have spent my life battling monsters. It was only in realizing that I was the monster, and choosing to destroy her, that I could save the world.
Nel corso del romanzo esploreremo due pianeti morenti, Katazyrna e il secolare rivale Bhavaja, raccontati da due punti di vista diametralmente opposti: da una parte abbiamo Zan, che di questo mondo e della sua vita non ricorda nulla, dall’altra Jayd, fin troppo immersa in una rete di tradimenti e complotti che ha portato le due a mettere in atto un piano spregiudicatissimo per tentare di salvare la legione.
Un piano così sventato che persino all’immemore Zan è evidente quanto sia spettacolarmente deragliato, mentre precipita nelle profondità del suo pianeta per una seconda volta. Dopo aver fallito la conquista dell’unica astronave/pianeta esterna alla Legione (la chiave per uscire dall’impasse e salvare tutti), è stata destinata ai recessi mortali di Katazyrna e al mostro riciclatore che mangia tutti i materiali di scarto della nave. Inconsapevole di come gli sia sfuggita la prima volta, Zan lo affronta una seconda, in un capitolo 14 i cui incubi sono degni del miglior Cronenberg. Nonostante il pericolo e l’ignoto l’accompagnino per tutta la risalita verso la superficie – attraversando regni e popolazioni inconsapevoli persino della natura planetoide del mondo! – nella parte centrale del romanzo la storia di Zan si dilata e si fa riflessiva, portando la protagonista a una presa di consapevolezza circa la sua identità e le sue memorie passate.
La parte di romanzo narrata da Jayd è invece coronata dal senso di urgenza che la sua situazione di sposa del nemico e eterna doppiogiochista comporta. Pur essendo l’altra protagonista del romanzo e presentando una psicologia tutt’altro che lineare, Jayd di fondo finisce per essere un tassello (seppur molto importante) del ricostituzione dell’identità di Zan. Eppure anche lei è protagonista di passaggi davvero infernali, dovendo confrontarsi con Rasida, la portentosa villain della storia, la terribile regina del pianeta rivale che la ottiene come sposa in uno scambio diplomatico.
In un romanzo con due donne toste e protagoniste così ben delineate una villain che sappia tener loro testa è una benedizione, perché aumenta ancor di più il senso di insicurezza del lettore, tanto che quando si interrompe la lettura di spera vivamente di ritrovare tutti i personaggi vivi alla sessione successiva.
A Rasida infatti viene concessa un’intelligenza pari a quella di Jayd, di cui è davvero invaghita (ma non così tanto da fidarsi di lei); quando poi anche Jayd si rende conto di essere attratta da lei, la situazione si fa ancor più palpitante e disperata.
The secret to leadership is not to be a particularly intelligent person. It is to surround oneself with those far smarter than oneself. And try not to kill them.
Un amico di Kameron le ha scritto una mail il giorno in cui è stata pubblicata la copertina, complimentandosi con lei your name is getting bigger on the cover, it’s a good sign! (il tuo nome sta diventando più grande sulla copertina, è un buon segno!) Di certo la gestione di questo romanzo che alterna lunghi incubi senza respiro a mondi matrioska meravigliosi e pericolosi testimonia la crescita professionale di un’autrice che è davvero in grado di lasciarti con un perenne senso di incombente pericolo, rendendo difficile predire dove le sue protagoniste e il suo romanzo andranno a parare.
Per fare un’ulteriore salto di qualità, alla Hurley manca giusto una dimensione letteraria vera e propria. Anche in The Stars are Legion infatti il suo madornale tallone d’Achille (che condivide con parecchi colleghi, vedi Andy Weir e John Scalzi) è una scrittura totalmente al servizio della storia, serviceable. Anche nei passaggi più esaltanti, il fraseggio della Hurley è totalmente dipendente dalla storia, quasi senza letterarietà, tanto che trasportato fuori contesto non ha un valore o una bellezza intrinseca, è piuttosto spiccio e poco romanzesco. Non è una caratteristica poi così rara in questo particolare genere letterario e tanti grandi autori sono diventati popolari demolendo il bisogno di letterarietà con la forza delle loro storie, che spesso però si rivelano deboli alla prova del tempo. Sono impaziente di vedere se Kameron Hurley si limiterà a coltivare la propria popolarità con altri romanzi avvicenti o se evolverà ulteriormente come scrittrice: in quest’ultimo caso, avrà davvero pochi rivali.
The Stars are Legion è attualmente inedito in Italia, come del resto tutta l’opera dell’autrice. Leggerlo in lingua originale non è un’impresa ardua ma richiede una conoscenza media dell’inglese.
Disclaimer – L’editore ha fornito una copia a titolo gratuito dell’opera in cambio di un’onesta recensione; quella che state leggendo.
Katazyrna, non Katharzyna. L’amica citata che ha detto alla Hurley che era un buon segno il fatto che il nome in copertina fosse più grande, in realtà è un uomo (in originale inglese è “he”, non “she”!) Scusa le precisazioni, ma ci ho lavorato dei mesi su questo romanzo. Molto avvincente e disturbante allo stesso tempo.
È un piacere ricevere un tuo commento Chiara e grazie per le precisazioni. Non avrei mai pensato di vederlo in italiano, in effetti, sono molto contenta che la Hurley arrivi finalmente anche da noi.