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Gli Oscar sono diventati di moda. L’esplosione di articoli, approfondimenti e vlog riguardo la categoria regina di miglior film ha decisamente travalicato i confini del circolo cinefilo, con esiti che spesso mi hanno portato sull’orlo della crisi isterica.
(S)fortuna vuole che la categoria che da sempre su questo blog si iperanalizza come se ne andasse della vita di qualcuno o della pace tra nazioni – Miglior film in lingua straniera – continui ad essere sostanzialmente ignorata.

D’altronde perché prestare attenzione alla categoria in cui *tutto il cinema mondiale* compete ad armi pari (un film a testa, selezionato dallo stesso per rappresentarlo: quest’anno ne sono stati ammessi 92) quando puoi vedere un ristretto gruppo di film esclusivamente in lingua anglofona che probabilmente avresti comunque incrociato in sala e la cui nomination dipende in misura non indifferente da motivi squisitamente extra cinematografici, se il punto non è vedere i migliori film dell’anno ma cavalcare l’onda?

Ok scusate, mi stavo un po’ inacidendo. Cominciamo a fare sul serio, con in bilancio di nominati, esclusi e qualche previsione. Se invece avete voglia di un ripasso, trovate il grande archivio dei post Oscar-centrici nel suntone della pagina Essentials.

Uno dei momenti di true emoscion di questa tornata di nomination per la sottoscritta è stato quando all’annuncio della cinquina ho scoperto di aver già visto tutti i candidati. Un po’ una botta di culo (quelli che mi mancavano della longlist sono stati convenientemente ignorati) un po’ il sigillo di qualità sull’attenzione cinematografica che si spinga un filo oltre i confini del cinema anglofono.
Dato che in realtà buona parte dei nominati ve li ho ampiamente recensiti negli scorsi mesi, mi vorrei soffermare un po’ sul risultato: questi film erano i predestinati e i favoriti o ce l’hanno fatta a sorpresa? Il passaggio in quali festival si rivela più efficace? L’Academy continua a prediligere i film con gli anziani, i bambini e i nazisti cattivissimi?

La risposta in breve è che tutte le mie sfavillanti elucubrazioni dell’anno passato sono andate a farsi benedire con l’ennesimo cambio di regolamento. Se pensate che l’attuale legge elettorale sia complicata, avete ragione, ma il sistema di selezione di questa categoria dà parecchi punti al Rosatellum.
In sintesi, i poteri della commissione di qualità (aka quella che ogni anno salva i film più estrosi dal bacchettonismo dell’Academy) sono stati ampliati e il processo di scrematura iniziale reso più equo, suddividendo i film in gruppetti e affidandoli ad altrettante microcommissioni che ne visionano un numero più gestibile di 92.
Per la cronaca, il tutto è stato originato dalla mancata nomination di Elle l’anno passato, con Isabelle Huppert candidata come miglior attrice e uno dei film meglio recensiti dell’anno snobbato per le note tendenze conservatrici e bacchettone dei vecchiacci dei votanti di questa categoria.

Il campione di quest’anno indica che le nuove, complicatissime regole funzionano? Abbastanza. Certo va un po’ a  quel paese il tentativo di essere geograficamente politically correct mantenendo film anche di cinematografiche giovani o minori (tutti i contendenti africani sono rimasti in longlist), però per me è solo un punto a favore.
Ovviamente questo sistema favorisce l’Europa, le cui cinematografie mature e radunate attorno a tre festival di riferimento per gli Oscar trovano con più facilità una vetrina e l’attenzione dei critici Oltreoceano. Negli anni passati le giovani cinematografiche sono riuscite a piazzare film abbastanza imbarazzanti, per cui…meglio così?

Grazie a questa meravigliosa lista di Letterboxd posso anche dirvi che attualmente ho visto 12 del 92 film che hanno corso per la nomination. L’anno scorso mi fermai a 10, ma quest’anno la mia presenza a Venezia ha dato una grande mano (e medito di recuperare ancora parecchi film della lista). Ve ne parlerò nel dettaglio a seguire.

I FINALISTI DI CATEGORIA

Corpo e anima di Ildikó Enyedi (Ungheria)
Quest’anno la cinquina finalista è equamente divisa tra i tre festival europei, con la presenza della vincitrice dell’Orso d’Oro di Berlino. Dagli esperti era considerato tra i possibili nominati sulla lunga distanza ma non certo tra i favoriti, soprattutto per l’approccio decisamente autoriale e “lento”. Alla fine l’ha spuntata (e non solo agli Oscar), ma in effetti è sulla carta è un po’ troppo artistico e “difficile” come tematiche per rastrellare un gran numero di voti. Non può nemmeno contare sul passaparola, perché non è nemmeno il più chiacchierato e famoso in quel degli Stati Uniti. Il suo punto di forza potrebbe essere la regia femminile, se la serata gira per il verso politico in maniera preponderante. Insomma, se Get Out e Lady Bird cominciano a vincere anche in categorie dove non sono i favoriti (né tantomeno i migliori), occhi a questo bellissimo film, che a parere di chi scrive è comunque tra i migliori in assoluto dell’anno (e parecchi dei nominati in miglior film se li mangia vivi). Da vedere.
[RECE]

Una donna fantastica di Sebastián Leilo (Cile)
Altro film dalla Berlinale ma favorito sin da subito, grazie al sostegno della commissione qualità. Qui io sono personalmente lacerata. Nelle ultime settimane infatti il superbo candidato cileno (qui sono pochissimi i film della categoria principale che se la giocano alla pari, per darvi un’idea) pare aver messo un po’ nell’angolo il grande favorito svedese e la vittoria agli Spirit Awards potrebbe confermarne il trionfo domani sera.
Ora: il Cile merita da almeno un decennio questo premio, essendo una delle filmografie *a livello mondiale* più portentose degli ultimi anni. Se lo meriterebbe anche il Sud America, che vive un momento cinematografico incredibile da qualche anno a questa parte e che l’Academy non è ancora riuscita a riconoscere con un premio.
Il fatto che la sua portentosa protagonista Daniela Vega sia tra i presentatori di serata è un altro segnale importante. Ha seriamente rischiato di essere la prima donna transgender nominata agli Oscar e in effetti la sua performance avrebbe meritato un riconoscimento.
E quindi perché io – nota sostenitrice del cinema cileno (cioè, immagino che per alcuni di voi io sia concretamente l’unica persona che parla del cinema cileno, che ne certifica l’esistenza) – sono combattuta? Ma perché io volevo che a vincere l’Oscar per il Cile fosse Pablo Larraín, ma che domande mi fate! Non che il mio amatissimo non ci abbia messo lo zampino pure qui (è il produttore di entrambi i film di Leilo passati e del suo imminente sbarco a Hollywood), però ancora rodo al pensiero che film come No! – i giorni dell’Arcobaleno e soprattutto Neruda non abbiano vinto/siano stati nominati (vergognaaa!). Anche perché poi diventerà ancora più difficile per il mio Pablo – che si prepara a girare un film con Tom Hardy – vincere in categoria. Da vedere.
[RECE]

L’insulto di Ziad Doueiri (Libano)
Questo film proveniente dal Festival di Venezia è veramente un black horse, tanto che in altre competizioni della stagione dei premi non ha nemmeno centrato la nomination. Faccio la maligna? Con così tanta Europa, serviva un po’ di Medioriente per controbilanciare. C’è da dire che ha avuto sin da Venezia ottime recensioni e, a differenza di molti altri candidati, è più che godibile anche da un pubblico generalista. Quello che ho scoperto indagando un po’ è che pure il Libano è un paio di anni che concorre con ottimi film nel tentativo di centrare la prima nomination, arrivata con questo forte legal dramma che l’ennesimo film ben recensito di un regista che devo davvero approfondire.
La sua vittoria insomma è aver centrato una nomination tutt’altro che scontata e ricercata, pare, anche attraverso l’invio di un consistente numero di DVD screener. Anche qui poi il film è trascinato da una grande prova attoriale (premiata a Venezia) del protagonista, cosa che piace molto all’Academy.
[RECE]

Loveless di Andrej Zvjagincev (Russia)
Russia, Francia e Italia sono un po’ le grandi big del cinema europeo, capaci di strappare nomination in anni poco affolati un po’ sulla fiducia. Non che il durissimo e siderale film di Andrej Zvjagincev non sia un signor filmone – anzi – però diciamo che mi sarei sarei stupita se fosse stato sostituito da una delle tante pellicole molto buone ma non ottime del cinema europeo passato per i Festival quest’anno.
Anche qui pare che siano girati parecchi DVD screener, che a quanto pare funzionano. Di certo non è un film semplice, anzi, è tra i picchi autoriali e film PESO di questa cinquina.
[RECE]

The Square di Ruben Östlund (Svezia)
Sì, ha vinto la Palma d’Oro, che insieme all’Orso e al Leone sono un pass importante per finire in questa categoria. Tuttavia è tutt’altro che un film dal consenso univoco: personalmente lo reputo lontano dall’essere un grandissimo film, pur avendo una suo senso come Palma. Non era il migliore a Cannes, ma aveva una forza che ad altri mancava, in un anno piuttosto moscio. The Square è troppo lungo e saputissimo, senza contare che è orgogliosamente artistoide e autoriale e gioca con uno humour tagliente, il che rende comunque una vittoria in sé la nomination; l’Academy tende a non gradire per nulla questo tipo di film.
Invece pur non avendo inviato DVD screener (o almeno così sì mormora) e pur avendo “toppato” Ruben Östlund la nomination con il precedente (e per me superiore) Forza Maggiore, se la gioca quasi ad armi pari con il Cile. Io proprio non vorrei la vittoria svedese, ma è una possibilità tutt’altro che remota, anche se nelle ultime settimane e negli ultimi premi l’ago della bilancia pende più a favore del Cile.
[RECE]

GLI ALTRI FILM STRANIERI CHE HO VISTO

In realtà esclusioni da far gridare allo scandalo non ce ne sono quest’anno. La più cocente è forse quella francese di 120 Battiti per Minuto, che era decisamente all’altezza dei più deboli della cinquina e che avrebbe sancito una nomination che la Francia si lascia sfuggire per ragioni ridicole da parecchi anni a questa parte. Anche qui siamo in territorio di Cannes e anche qui c’è già una [RECE]. Nel frattempo ho anche avuto modo di intervistare il regista Robin Campillo.
Il clamoroso flop del film distribuito con tutte le attenzioni del caso da Teodora (che ha portato in Italia con successo The Square) ha inoltre donato spunti di riflessione extra. Personalmente ritengo che sia un film che anche sul versante umano ha decisamente tanto da dare, al pari di pellicole sul tema dell’AIDS ben più note.

Happy End di Michael Haneke
Non che il signor Haneke manchi di Oscar e nomination, sia chiaro. Alla fine il film ha deluso a Cannes e non si merita la nomination, pur avendo io trovato non così brutto come si dice in giro. O forse hanno voluto evitare che Isabelle Huppert tornasse in platea a ricordare i loro torti passati, chissà.

Le Fidèle di Michaël R. Roskam 
Questo è passato fuori concorso a Venezia è pare sia piaciuto solo a me e alla commissione belga che ha deciso di mandarlo agli Oscar. Chissà se uscirà mai in Italia questo dramma sentimentale tutto macchine sportive e rapine con protagonisti Matthias Schoenaerts e Adèle Exarchopoulos (c’è tanta chimica quanto bisogno di googlarne i cognomi in questa coppia). Spero di sì perché lo rivedrei volentieri.
[RECE]

Glory di Petar Valchanov e Kristina Grozeva
Un povero operaio delle ferrovie bulgare rinviene lungo i binari un ingente quantitativo di denaro e contatta senza esitare il governo affinché la cifra venga recupeerata. Il suo gesto altruistico lo trascinerà in una spirale distruttiva tra il tragico e l’amaramente comico, con sullo sfondo le contraddizioni della Bulgaria.
L’emissario bulgaro non era all’altezza dei precedenti film presentati dal paese e dalla coppia di registi, ma rimane un film gradevole con un finale sferzante.

Foxtrot di Samuel Maoz
Un veneziano che ha davvero rischiato di spuntarla, magari proprio a discapito del libanese. Anzi, considerando l’attenzione che l’Academy sta dimostrando verso le tematiche e la cinematografia israeliana, è sorprendente che sia stato sorpassato all’ultimo da The Insult, pur avendo vinto il Leone d’Argento
[RECE]

Sul tedesco Oltre la Mezzanotte e sul rumeno Fixeur invece non vi anticipo nulla, perché li ho già visti in proiezione stampa e conto di recensirli nel dettaglio qui sul blog!