L’ospite d’onore di Stranimondi 2018 è stato proprio Ian McDonald, uno degli scrittori di fantascienza più letti e criticamente acclamati sulla scena internazionale. Ho avuto la fortuna di poterlo intervistare per MondoFOX [QUI].
Quella a seguire è invece la (lunghissima) trascrizione dell’intera chiacchierata che abbiamo fatto Ian e io, completa di tediosi e cavillosi dettagli che che per amor di sintesi e agilità non sono finiti nell’articolo ufficiale.
In coda al post trovate anche l’intero video non sottotitolato. Buona lettura!
La prima domanda riguarda Ares Express, che presto leggeremo nella traduzione di Zona 42. Si tratta di una sorta di sequel di Desolation Road, il tuo primo romanzo. Perché hai deciso di tornare su Marte? Volevi forse metterti alla prova, vedere quanto fossi cresciuto professionalmente dal tuo esordio? Oppure è un’idea che avevi sin dall’inizio?
Durante tutto il corso della mia carriera ho creato storie ambientate nel mondo di Desolation Road, che ho scritto esattamente 30 anni fa. Ci sono tornato spesso e l’ho rivisitato in numerosi racconti. Per quanto riguarda Ares Express, l’idea mi è venuta a una convention di fantascienza. Nella zona espositiva vidi questa immagine di un enorme treno, grande quanto un transatlantico. Mi sono chiesto come sarebbe stato per le persone vivere su un treno del genere, percorrendo l’intera superficie del loro pianeta. Mi è sembrato uno spunto che si adattava alla perfezione al contesto di Desolation Road.
Negli anni Desolation Road ha raggiunto lo status di classico di culto, con una serie di estimatori sparsi in tutto il mondo. È bello avere nella propria produzione un cult, ma averne un paio sarebbe anche meglio (ride). Così ho deciso di provarci di nuovo e tornare su quel mondo. Ho deciso di cambiare un po’ le carte in tavola, fare qualcosa di diverso nel medesimo contesto, divertirmi come avevo fatto nel scrivere il mio primo romanzo. Mi sono proprio divertito a scriverlo e spero i lettori provino lo stesso nel leggerlo. È una corsa ricca di divertimento.
La tua carriera è stata una corsa altrettanto divertente? Sei un autore tra più importanti della scena fantascientifica internazionale ormai da qualche decennio
Quindi vuol dire che sono vecchio. (ride)
Non vecchio, importante. Tuttavia sei stato riscoperto (o scoperto) in Italia con la pubblicazione di Il fiume degli dei. Cosa hai provato nel diventare famoso all’improvviso in una nazione periferica della galassia fantascientifica come la nostra?
È fantastico, come lo è ogni passo che mi porta più vicino alla conquista del mondo. Voglio dire, sentitevi liberi di costruirmi una base operativa alle pendici di un vulcano. Più sono famoso, meglio è.
Il fiume degli dei è un libro interessante, perché l’ho scritto in un periodo di profondo cambiamento personale. All’epoca come scrittore sentivo di non aver raggiunto appieno gli obiettivi che mi ero posto, quindi ho deciso che era arrivato il momento di scrivere qualcosa che fosse follemente più ambizioso e audace dei miei precedenti lavori.
Di fatto Il fiume degli dei ha rilanciato la mia carriera di scrittore in tutte le nazioni dove è stato pubblicato. Da allora ho sempre fatto attenzione a mantenerlo come solida base allo sviluppo del mio lavoro successivo. È interessante quindi vedere qui in Italia la stessa reazione che c’è stata in altre nazioni; è stato un risultato che non mi aspettavo.
Grazie alla pubblicazione nel 2018 sia di Luna Nuova (il primo libro della trilogia della Luna) sia di Ares Express i lettori italiani potranno viaggiare sia sulla Luna sia sul Marte da te immaginati. Di quale dei due pianeti preferisci scrivere? Se potessi scegliere, in quale delle due tue versioni degli stessi vivresti?
Non vivrei mai sulla mia Luna, è un posto davvero terribile. È una società piena di passione, energia ma anche terrificante e sanguinaria. Le persone che vivono lì non hanno mai avuto la possibilità di scegliere. Chi è nato sulla Luna non può tornare sulla Terra, verrebbe ucciso lentamente e molto dolorosamente dalla gravità terrestre. È un posto tremendo dove sono intrappolati. Il punto è che però la nostra mente può trasformare l’inferno in un paradiso e viceversa. Per alcuni la Luna è un pianeta a propria disposizione, da plasmare come vogliono.
Il Marte terra formato di Desolation Road e Ares Express è decisamente più accogliente, pieno di treni che lo solcano da un polo all’altro. Inoltre puoi uscire all’aria aperta e respirare, mentre sulla mia Luna si paga ogni respiro che si prende, l’ossigeno va comprato.
Quella di Marte è una grande società colorata e diversificata, in cui le persone lavorano per raggiungere uno scopo comune, vivono le loro vite con avventure di portata ridotta. Sceglierei decisamente Marte.
Parlando del tuo processo di scrittura, come cambia tra storie ambientate sulla Terra e romanzi che si svolgono su altri pianeti? Immagino ci sia un livello di difficoltà “tecnica” nell’aspetto scientifico della stesura dell’opera differente. Come procedi? Fai molte ricerche, chiedi a qualche esperto docente universitario della materia o hai un metodo tuo?
Se scrivo di questo mondo, è semplice: vado nel posto di cui sto scrivendo. Trovo che altrimenti sarebbe difficile e poco corretto scriverne a riguardo. Credo che stare in un posto, spenderci dei soldi, muoversi in mezzo alla sua popolazione sia importante. Ho scritto del Brasile, della Turchia, dell’India…per scriverne devi andarci, sentirne e annusarne la realtà e collegare tutte queste percezioni in un’unica identità. Certo andare sulla Luna sarebbe un po’ più più difficile, non credo di avere abbastanza miglia. (ride)
Quando ho cominciato a scrivere della Luna ero molto affascinato dalle limitazioni che poneva ai personaggi. Quella più evidente è la gravità: se si va a lavorare sulla Luna e si rimane per due anni a bassa gravità, diventa poi impossibile fare ritorno a casa. Per uno scritture questo dubbio dei personaggi se restare o tornare sulla Terra, magari ponendo fine a una relazione d’amore, è uno spunto grandioso.
Ho cominciato a scrivere la trilogia della Luna nel 2012 e ho cercato di rendere l’aspetto scientifico relativo alla Luna il più realistico possibile, almeno rispetto alle nozioni che si avevano a riguardo all’epoca. La scienza nel frattempo ha fatto molti progressi, ma per coerenza interna io devo rimanere a quanto si credeva e sapeva nel 2012.
Ci sono alcuni fatti molto interessanti riguardanti la Luna che ho inserito. Per esempio se la mia testa fosse la Terra, la Luna sarebbe della grandezza del mio pugno e la sua distanza dalla terra sarebbe approssimativamente il doppio della lunghezza del mio braccio. La superficie della Luna equivale più o meno a quella della somma di Africa e Arabia Saudita. Insomma, non è poi così grande. Se camminassimo sulla superficie della Luna, vedremmo l’orizzonte curvarsi, proprio per queste sue dimensioni ridotte. Nel mio romanzo sono questi piccoli dettagli a condizionare la vita dei protagonisti che vivono lassù. Ero molto interessato a indagare limiti e libertà della loro vita.
Dato che stiamo parlando della Luna vorrei farti un paio di domande sulla trilogia a lei dedicata. Abbiamo appena letto in italiano il primo volume Luna nuova, pubblicato da Urania. La prima domanda è inevitabile: parlaci dell’adattamento televisivo. Pensi sia un progetto concreto che vedremo prima o poi o semplicemente hanno acquistato i diritti per “bloccare” la concorrenza e Luna rimarrà nel limbo con successo a tanti altri titoli SFF i cui titoli erano stati acquisiti, vedi alla voce Altered Carbon?
Inizialmente CBS aveva comprato i diritti con un’opzione per 2 anni, con tanto di sceneggiature già pronte. Non sono riusciti a sistemare al meglio la sceneggiatura del pilota, ma nel frattempo un’altra compagnia è subentrata e c’è ancora molto interesse per il progetto. Le cose accadono quando devono accadere e la maggioranza dei progetti televisivi non vede mai la luce. Ho lavorato in passato per la TV e la media di progetti che vedono la luce è 1 su 60 proposti.
Essendo consapevole di tutto ciò, rimango coi piedi per terra, ma vedo dell’interesse e ci stanno lavorando persone talentuose, perciò sono convinto che prima o poi si farà. Nel sono abbastanza certo e sarà fantastico. L’editore e il produttore lo presentano come il Trono di Spade sulla Luna e così sarà.
Tu però l’hai sempre presentato come il Dallas sulla Luna e da tua lettrice di vecchia data mi ha sorpreso, perché l’ho trovato… più commerciale? Non in senso negativo, però leggendolo si ha proprio l’impressione che tu ti sia detto: “Ok, ora mi metto qui e scrivo questo dannato libro e avrò anche io il mio adattamento televisivo!”
Quando ho cominciato a scriverlo ero un autore criticamente acclamato, però avevo davvero voglia di avere anche io la mia dannata killer hit commerciale con cui fare un sacco di soldi.
Quindi ci avevo visto giusto.
(ride)
Mi sono sempre piaciute le storie ambientate sulla Luna perché è l’unico posto che se venisse colonizzato potrebbe essere visto ad occhio nudo dalla Terra. Se le persone abitassero sulla Luna, la sera sedendosi nel portico di casa vedremmo le luci sulla sua superficie. È intellettualmente stimolante pensare che non sapremmo nulla di loro ma li vedremmo lassù.
Per quanto riguarda il riferimento a Dallas, mi piace molto l’idea di cinque grandi aziende a conduzione familiare che lottano per il potere. È un sorta di gangster movie i cui protagonisti sono bloccati senza possibilità di fuga dal pianeta.
Avendo lavorato in TV so come presentare l’idea per una serie TV e ho scritto il pitch da presentare a CBS insieme al romanzo. Conoscevo già la lista di punti da coprire: questo, quello e quell’altro, l’ho fatto ed è andata in porto al primo colpo.
In effetti il romanzo è molto “visivo”, forse proprio per questo. Per esempio c’è questa grande attenzione per la moda che imperversa sulla Luna: è davvero geniale che non indossino tutti noiose tutte spaziali ma vadano in giro con favolosi abiti di Balenciaga e Prada.
Sulla mia Luna usano le stampanti 3D per creare sostanzialmente ogni cosa. Quindi la mattina di svegli, stampi il tuo vestito e la seria lo getti nell’immondizia, dove verrà riciclato. Se puoi indossare tutto quello che vuoi, perché non scegliere qualcosa di favoloso? Nel primo romanzo vestono tutti alla moda degli anni ’50 terrestri: è un periodo che amo molto, penso che le persone avessero un aspetto strepitoso all’epoca. Nel secondo libro invece tornano di moda gli anni ’80, quindi preparatevi a qualcosa di esilarante. Nel terzo libro che sto scrivendo invece la moda dominante è quella degli anni ’40.
Devi decidere se andare in giro come in Star Trek con alcune delle tute spaziali più brutte mai concepite o se avere un look fantastico. Non ho dubbi: io andrei in giro con un completo, la cravatta e anche il cappello.
Un altro aspetto che colpisce di Luna nuova è il fatto che i personaggi abbiano continuamente intercorsi sessuali. Il romanzo distrugge un po’ quel luogo come del fatto che nello spazio si lotta per la sopravvivenza e non si ha certo tempo per indulgere in attività ricreative di questo tipo. Inoltre non ci sono tabù, tutti vivono liberamente la loro sessualità e i loro feticismi.
Dipende dal sistema legislativo e giudiziario della Luna. Non è uno stato, è una colonia industriale gestita da corporazione. Non esiste diritto civile o penale, tutto viene regolato dal diritto contrattuale. Tutto si decide alla Corte di Clavius, anche le dispute relative all’interpretazione degli stessi.
Le persone sulla Luna non hanno più nozioni come omosessuale o eterosessuale, tutto è negoziato tramite contratto, dai matrimoni al sesso. Questa impostazione ha dei lati positivi sorprendenti, ma può avere un terribile effetto corrosivo sulla società. Questo mi permette di puntare sulla spettacolarità delle svolte, perché tutti sono pronti ad accettare duelli e combattimenti per dirimere questioni legali: sulla Luna funziona così.
Raccontaci un po’ i tuoi progetti per il futuro.
Subito dopo il mio viaggio in Italia, finirò di sistemare il terzo e ultimo volume della trilogia di Luna. È un lavoro molto impegnativo perché bisogna che tutti gli archi narrativi giungano insieme a conclusione. Non posso anticipare molto ma fossi in voi mi preparerei alla morte di alcuni personaggi molto amati e rivelazioni inaspettate su altri: non è detto che qualcuno dei cattivi si riveli un eroe sotto mentite spoglie. Credo sarà un finale soddisfazione.
Sto anche lavorando a una novella per per Tor.com che è una sorta di spin-off della trilogia. Si potrebbe definire uno Stand By Me sulla Luna. Tre ragazzini partono alla ricerca dell’impronta di Neil Armstrong, ancora impressa da qualche parte sulla Luna.
Dacci qualche consiglio di lettura tra le tue letture recenti.
Non leggo molto fantascienza perché quando trovo un buon libro tendo a diventare geloso e poi ho paura di copiare inavvertitamente qualche idea. Zona 42 ha appena annunciato Blackfish City di Sam J. Miller; io l’ho già letto e l’ho trovato molto bello, decisamente da tenere d’occhio. Rosewater di Tade Thompson, uno scrittore autenticamente nigeriano che ha pubblicato un romanzo davvero sorprendente. Ho appena finito di leggere An American Story di Christopher Priest: come tutti i suoi lavori è davvero strano e ambiguo, ma continuo a ripensarci. Un altro romanzo che mi è molto piaciuto di recente è The Great Level di Stella Tillyard, una sorta di storia d’amore in Inghilterra ambientata in un contesto che pian piano si rivela totalmente differente da come immaginato. In questo momento sto leggendo “Wasted Calories and Ruined Nights: a Journey Deeper into Dining Hell”: è una raccolta delle migliori recensioni del critico gastronomico dell’Observer. È davvero esilarante.
[RECE IL FIUME DEGLI DEI][RECE LUNA: LA TRILOGIA]
Tade è un uomo.
Sistemato! Grazie!
Ottima intervista e ottime notizie! Complimenti!
Ti invidio parecchio questa tua intervista, complimenti davvero !