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Con tutte le dovute proporzioni qualitative del caso, questo terzo capitolo di Dragon Trainer mi ha portato più volte a fare paragoni con la trilogia della concorrenza, Toy Story. È quel genere di associazione mentale che di per sé è già lusinghiera e lo diventa ancor di più considerando che nella battaglia del cinema d’animazione statunitense Dreamworks ha sempre ricoperto il ruolo di studio più tradizionale e familista, sempre all’inseguimento dell’apripista Pixar.
Come ci cambia la vita, con Pixar inglobata della multinazionale più familista di tutte e Dreamworks improvvisamente sfavillante e innovativa, almeno per contrasto con il terzo soggetto nato e velocemente cresciuto (come una graminacea particolarmente invasiva, verrebbe da dire) nello stesso ambito: Illumination Entertainment. Lo splendore del primo capitolo rimane inarrivabile per Dragon Trainer: il mondo nascosto, ma non significa che non riesca e divertire e a ispirare un paio di considerazioni interessanti.
Dragon Trainer è il frutto migliore delle direttive standard che un film a sfondo fantastico diretto al pubblico dei più piccoli e delle loro famiglie riceve dall’alto. Più la saga cresce e più Hiccup diventa grande, più le risposte del film alle incognite della vita coi draghi si fanno tradizionali, perciò in qualche misura prevedibili per lo spettatore adulto e rodarto. Tuttavia rimane un prodotto che sa emozionare genuinamente, che continua a maneggiare personaggi che hanno una loro vitalità e ispirano sincera affezione.

È un tesoretto miracoloso che Dragon Trainer: il mondo nascosto riceve in eredità dal primo film e in misura minore dal secondo, ma che gestisce con la giusta dose di attenzione. Dopo un timido tentativo di espansione narrativa e creazione di comprimari carismatici e sfaccettati, il film torna a concentrarsi sulla coppia di protagonisti Hiccup e Sdentato, seguendoli nella loro piena maturazione sentimentale. Forse è questa la sfida più impegnativa del film, gestita con grande accortezza e tutto sommato con un risultato positivo.
Se è vero che il film può contare su un legame emozionale pre-esistente tra protagonisti e giovani spettatori, questo terzo capitolo rimane una pellicola che affronta temi legati all’ingresso del suo protagonista nella vita adulta, fatta di doveri e crescenti responsabilità. Hiccup (e in misura minore Sdentato) devono imparare a prendersi sul serio, a lasciarsi alle spalle la spensieratezza avventurosa della fanciullezza e ricoprire il loro ruolo di capi carismatici, gestendo i loro dubbi e le loro insicurezze.

Sembra facile e anche un po’ retorico, ma a pensarci bene non capita spesso di vedere un film d’animazione che abbia come protagonista un adulto. Il vero punto di forza del  film è invece proprio questo: la capacità di lasciare che il personaggio e la storia di evolvano, anche se il trascorrere del tempo rende impossibile tornare indietro, o anche solo rimanere fermi e ripetersi. In parole povere, Dragon Trainer: il mondo nascosto è un film che non ha paura di mettere la parola fine su un franchise di successo, di tirare le somme, di concludere una storia e un’era. Per farlo decide di mettere in crisi l’assunto stesso su cui si basa il meraviglioso e il fantastico alla base della storia: la convivenza tra umani e draghi.

C’è qualcosa di splendidamente umano e molto attuale nell’osservare Hiccup mentre propone come soluzione a tutti i problemi quella che è sostanzialmente una fuga superficiale e utopica verso l’ignoto, mentre si ritrova a fronteggiare tutte le conseguenze di concedere al proprio drago il ritorno alla libertà. Insomma, munitevi di fazzoletti.

Si potrebbe accusare Dragon Trainer: il mondo nascosto di essere quantomeno demodé nell’occuparsi con grande serietà di accasare i vari personaggi protagonisti, sin troppo tradizionale. Eppure dalla scatola delle vecchie buone pratiche di una volta, Dean DeBlois tira fuori pure la pratica ormai pensionata (se non estinta) di mettere la parola fine non appena possibile e funzionale. Si sarebbe molto potuti andare avanti, invece Dreamworks chiude perfettamente la parabola tracciata dalla trilogia, lasciandoci la tiepida speranza che ci sia ancora qualcuno che rifiuta l’accanimento cinematografico coatto di chi, di fronte a un successo, non molla la presa. Anche perché il termine di paragone della concorrenza, dopo aver azzeccato miracolosamente tre film su tre, si è imbarcato in un quarto, pericolosissimo capitolo.

Dragon Trainer: il mondo nascosto invece evita di prendersi ogni rischio, dimostrando la propria integrità cinematografica e morale con una chiusa che non lascia troppi spiragli o spifferi per il futuro. Il massimo dell’ardire che mette sul piatto è quello necessario per intitolare tre capitoli di una stessa trilogia con tre criteri differenti: il numero per il secondo, il titolo secco per il primo e quello con sottotitoli annesso per quest’ultimo capitolo.