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~ considerazioni in ando e in endo

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Archivi della categoria: 2017

Recensionando / Voglio mangiare il tuo pancreas, il film e il manga

23 mercoledì Gen 2019

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, manga, Recensionando

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animazione giapponese, anime, Dynit, giapponesi tristi forte, Idumi Kirihara, Nexo Digital, Shinichiro Ushijima, Yoru Sumino

È davvero difficile non partire in quarta con un confronto tra questo film d’animazione e Your Name, perché i punti d’incontro tra andamento al botteghino, tematiche affrontate e un certo modo d’intendere l’animazione giapponese oggi sono molteplici. Mi trattengo però e comincio dicendovi che gli esperti di cose giapponesi hanno già grande familiarità con questo spiazzante titolo: prima del lungometraggio animato infatti l’omonimo romanzo best seller di Yoru Sumino è diventato un film live action (che non ho visto) e un manga in due volumi (che ho letto e di cui vi parlerò brevemente in coda).
A visione appena conclusa Voglio mangiare il tuo pancreas mi ha proprio convinto, ma è bene contestualizzare per bene e spiegare perché. Quel che è certo è che come probabilmente  già sospettate, è bene andare al cinema armati di fazzoletti.
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Cannes 70 / Una luna chiamata Europa

14 sabato Lug 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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Autocompiacimento registico, Cannes 2017, György Cserhalmi, Kornél Mundruczó, Merab Ninidze, se capisce e non se capisce, Zsombor Jéger

Kornél Mundruczó è tornato e chi ha già avuto modo di entrare in contatto con il suo cinema sa che non è certo il tipo da girare un film che lascia indifferenti. D’altronde stiamo parlando di un cineasta così matto e così geniale da presentare qualche anno fa a Cannes White God, ovvero un film che racconta l’apocalisse canina generata dalla malvagità umana. Ovvero un film in cui Kornél Mundruczó ha girato decine di scene lavorando con quasi un centinaio di cani contemporaneamente.
Il sospetto è che è guidare il suo percorso creativo non sia tanto una narrazione, quanto la voglia di porsi una sfida tecnica per altri semplicemente inimmaginabile, all’intero dello scenario non certo florido di risorse economiche e tecniche del cinema ungherese. Con Una luna chiamata Europa il regista (insieme al suo malcapitato attore protagonista Zsombor Jéger) affronta una serie di stunt al limite dell’incredibile.

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Recensionando / Unsane

10 martedì Lug 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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Claire Foy, fatto con du lire, Jay Pharoah, Joshua Leonard, Juno Temple, Matt Damon, Psicologia e Psicosi, Steven Soderbergh, thriller

Da quanto non parliamo di un film di Steven Soderbergh, due settimane? Se il nostro riprende davvero il suo solito ritmo bisognerà farci il callo e dunque eccoci qui a parlare di Unsane e a chiederci quando il regista tuttologo ci farà un corso su come organizzare il nostro tempo ed essere multitasking come lui.
L’ex pupillo degli studios continua la sua strada di volontario esilio dal giro conformista di Hollywood, sperimentando ogni via alternativa che gli passi per la testa, tanto che l’intera promozione di Unsane si basa su un assunto: è un film girato con il solo ausilio di un Iphone. Il che non è nulla di nuovo (vedi Tangerine) né rivoluzionario, soprattutto considerando che con Logan Lucky Soderbergh ha ampiamente dimostrato di poter mettere insieme il denaro necessario per una produzione più che dignitosa. Il fatto che si sia molto più parlato di questa che di quella pellicola (la migliore delle due) porta a farsi due domande non solo sul sistema di Hollywood, ma anche su quello dei media cinematografici. Continua a leggere →

Cannes 70 / Il sacrificio del cervo sacro

29 venerdì Giu 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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Autocompiacimento registico, Barry Keoghan, Cannes 2017, Colin Farrell, Deve far male!, film PESO, Nicole Kidman, Psicologia e Psicosi, Raffey Cassidy, Yorgos Lanthimos

Viene da chiedersi quale torto abbia mai compiuto l’umanità contro Yorgos Lanthimos, il regista greco che forse più di chiunque altro sa giocare ad armi pari con un certo Michael Haneke sul terreno di cinismo e pessimismo universale. Se avevate trovato inutilmente cinico e crudelmente sadico The Lobster (definito da Luca Guadagnino per questi motivi come “un film orrendo e senza speranza”), vi conviene stare alla larga da Il sacrificio del cervo sacro. Il vincitore del premio alla miglior sceneggiatura al Festival di Cannes 70 fa sembrare tutto sommato speranzoso e possibilista il suo predecessore.
Haneke e Lanthimos spartiscono un interesse cinematografico comune: quello per una clinica dissezione del comportamento umano e delle emozioni più universali (anche le più positive), alla ricerca delle loro radici più profondi e non particolarmente nobili. Il sacrificio del cervo sacro è proprio questo: un asfissiante thriller che, strato dopo strato, spoglia un nucleo famigliare amorevole e unito, fino ad arrivare al cuore delle loro relazioni e guardare su cosa davvero poggino.

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Recensionando / Papillon

28 giovedì Giu 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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Charlie Hunnam, Dalton Trumbo, Henri Charrière, l'addominale prende aria, Michael Noer, omoaffettività, Rami Malek, Ship Sheep, single manly tear

Bisogna ormai andare i sessanta anni e più per ricordare l’enorme impatto culturale che ebbe la storia di Papillon negli anni ’70. Grazie a un’autobiografia che l’autore Henri “Papillon” Charrière scrisse dal suo esilio in Venezuela e portò a Parigi all’editore rischiando l’arresto, la Francia e il mondo scoprirono che pochi decenni prima centinaia di migliaia di condannati divennero carne da macello nelle colonie penitenziarie della Guyana francese.
La sete di libertà e giustizia di Papillon ha una certa attualità anche nel 2018, per non parlare delle ricadute politiche che un ritratto tanto crudo del mondo carcerario (e delle colonie in sé come sub luogo violento e autoritario) hanno sul remake. Contenuti duri e pregni, forma agile e ricca di adrenalina da action: Papillon sembra aver azzeccato la ricetta perfetta. Il problema stavolta non è il se, ma il come si sia arrivati a questo risultato.

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Queer and proud / Thelma, La terra di Dio, Favola

25 lunedì Giu 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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Alec Secareanu, amori adolescenziali, commedia all'italiana, Eili Harboe, Eskil Vogt, Filippo Timi, Fottuto Cervo Metaforico, Francis Lee, Gemma Jones, Ian Hart, italia, Joachim Trier, Josh O'Connor, Kaya Wilkins, lesbofilm, Lucia Mascino, piangerone, Piera Degli Espositi, Psicologia e Psicosi, Sebastiano Mauri, single manly tear, voglio andare a vivere in campagna

Pensavo già di dover scavare nelle solite nebbiose cronologie cinematografiche per tirar fuori un po’ di cinema queer e orgoglioso di esserlo con cui celebrare anche qui sul blog il Mese dell’Orgoglio ed ecco che invece tra le uscite recenti si son fatti avanti ben tre film (di cui uno italiano!) titoli a trarmi d’impiccio.
A riprova che sì, l’estate è il tempo dei ripescaggi e sì, la distribuzione di queste pellicole rimane una faccenda ardua, ma la produzione dell’ultima annata è stata così ricca, ma così ricca che qualcosa continua ad arrivare anche da noi…anche se non sempre ne vale la pena. Suspense!
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Recensionando / Mary e il fiore della strega

15 venerdì Giu 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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animazione giapponese, è quasi magia!, Hiromasa Yonebayashi, Studio Ponoc, Yoshiaki Nishimura

L’animazione tradizionale fatta di disegno su carta e colorazione manuale ha ancora motivo di esistere nel 2018? La risposta sembrava già scritta nella chiusura dello studio Ghibli, i cui drammatici ultimi atti sono stati raccontati nel documentario Never-ending Man (che vi consiglierei spassionatamente se non avesse una fattura terrificante). Hayao Miyazaki ha segnato la gloria del suo team ma lo ha anche condannato all’oblio, per incapacità di coltivare degli eredi e per l’ostinato rifiuto verso le nuove tecniche digitali. Non a caso a tentare il salvataggio disperato dell’eredità di quella stagione dell’animazione giapponese c’è l’allievo del fondatore meno imperioso, Isao Takahata.
Mary e il fiore della strega è un progetto che segna la fondazione dello studio Ponoc, una nuova realtà produttiva strettamente legata al percorso del Ghibli, di cui ha inglobato collaboratori storici e nuove, promettenti leve (a partire dal nome chiave del produttore Yoshiaki Nishimura). La domanda è: è davvero l’approccio giusto per garantire un futuro a questa espressione artistica? Continua a leggere →

Recensionando / L’atelier e Ippocrate

10 domenica Giu 2018

Posted by Elisa G. in 2014, 2017, Cinematografò, Recensionando

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è così francese!, Cannes 2017, Florian Beaujean, Jacques Gamblin, Laurent Cantet, Marina Foïs, Matthieu Lucci, Reda Kateb, Robin Campillo, temi d'amore tra i banchi di scuola, Thomas Lilti, Vincent Lacoste

Vuole la tradizione che ai primi caldi i cinema italiani si svuotino non solo di spettatori ma anche di novità vere e proprie. Noto è il vizietto dei distributori italiani di tenersi da parte le chicche per l’affollatissimo autunno, tirando fuori dal cassetto pellicole non propriamente attesissime, stagionate in un limbo non meglio specificato per mesi, talvolta anni. Su questo sistema organizzativo, sulle cause e sugli effetti, potremmo dibattere fino a Ferragosto e oltre: per una volta, cerchiamo di vederne le ricadute cinefile.
Il lato positivo è che, sgombro da blockbuster e film che monopolizzano le sale, il circuito cinematografico italiano trova finalmente spazio per il cinema europeo e quello autoriale. Nel caso specifico, se come me amate le franceserie cinematografiche (così numerose da faticare a trovare spazio durante l’anno, nonostante la presenza settimanale più o meno fissa in sala) questa settimana avrete l’occasione di ritrovare in sala alcuni attori e registi d’Oltralpe con un pedrigree di tutto rispetto, con tanto di Palma d’Oro: Laurent Cantet con L’Atelier e Thomas Lilti con Ippocrate.

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Recensionando / Tuo, Simon

31 giovedì Mag 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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Alexandra Shipp, amori adolescenziali, Greg Berlanti, hipsteria portami via, Jennifer Garner, Josh Duhamel, Katherine Langford, Keiynan Lonsdale, omoaffettività, temi d'amore tra i banchi di scuola

Se è vero che ogni generazione deve avere almeno una commedia scolastica statunitense di culto da citare (e anche più d’una) e qualche decina di tentativi falliti che ricorderà solo la sottoscritta in quanto non me ne perdo uno, cosa ci dice della cosiddetta generazione Z Tuo, Simon? Difficile a dirsi perché, oltre al comprensibile aggiornamento fashionista dei “giovani” protagonisti liceali che diventano la versione migliorata e danarosa delle aspirazioni stilistiche degli adolescenti, di davvero nuovo nel film scritto e diretto da Greg Berlanti in realtà si vede davvero poco.
Non che il film non abbia palesi aspirazioni di un certo tipo, di scavalcare almeno il limite più bieco e trascurato di certe pellicole young adult che ci siamo sciroppati mi sono sciroppata di recente: la cura nella scrittura da parte dello sceneggiatore e produttore che dai tempi di Dawson’s Creek si occupa di “adolescenti” è evidente. La scelta di aderire fedelmente al canone di questo filone è volontaria e in qualche modo persino politica.
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Recensionando / La truffa dei Logan

30 mercoledì Mag 2018

Posted by Elisa G. in 2017, Cinematografò, Recensionando

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Adam Driver, brruuuuummmm, Channing Tatum, COLLO, Daniel Craig, film col colpo grosso, guardie e ladri, Hilary Swank, Katherine Waterston, Katie Holmes, Rebecca Blunt, Riley Keough, Sebastian Stan, Seth MacFarlane, Steven Soderbergh

Non è nemmeno più interessante rilevare come Steven Soderbergh riesca a cavar fuori in tempi record (meno di 40 giorni di riprese) un film che cammina sulle sue gambe e che della sua dimensione alternativa a Hollywood fa una risorsa e un vanto. Dopo il fiasco e le pressioni per non realizzare il notevole Behind the Candelabra il tuttofare workaholic di Hollywood prima ha divorziato col cinema, annunciato che più avrebbe girato un film, poi si è messo a produrre questo e quello. Come ampiamente immaginavamo, l’addio è durato una manciata di mesi. Una pausa obbligata per altri, per lui che è abituato a calendari da una decina di progetti l’anno, dirigendo, montando, producendo e musicandone almeno un paio, un’eternità.
Dopo aver preso attentamente le misure dello spazio al di fuori dagli studios con pellicole più o meno riuscite ed esagerate, l’uomo dietro al successo della saga di Ocean’s è tornato con La truffa dei Logan, il film meno sottile possibile per indicare un modello produttivo e dire: ecco l’alternativa.

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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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