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Bong Joon-ho, cannes 2019, Cho Yeo-jeong, Choi Woo-shik, commedia nera, dramma familiare obbligatorio, Kang-ho Song, Lee Jung-eun, Lee Sun-kyun, Park So-dam
Il nuovo film di Bong Joon-ho valeva la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2019, la prima in assoluto vinta dallo strepitoso cinema sud coreano? Sì, con qualche riserva.
Quel che è certo è che dopo la precedente parentesi occidentale più o meno dignitosa di Snowpiercer e Okja, il regista coreano è tornato a lavorare con attori e maestranze connazionali, tirando fuori un film all’altezza delle sue opere migliori, quasi che all’estero si diverta con lezioni di stile (e genere) e toni ingentiliti, mentre quanto c’è da fare sul serio e andarci giù duro, nessun posto è meglio di casa.
In merito a questa vittoria, qualche giornalista italiano tra il nostalgico e il retrogrado ha tirato fuori tutta la stizza di cui era capace per lamentarsi della lunga scia di Palme d’Oro che – con la sola eccezione altoborghese The Square – negli ultimi anni hanno immancabilmente raccontato tante sfaccettature di una sola realtà: quella della povertà contemporanea, che si attacca addosso alle persone con metodi vecchi e nuovi, marchiandole indelebilmente.