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Archivi della categoria: Cinematografò

Specialando / il Listone Film 2021

27 domenica Mar 2022

Posted by Elisa G. in 2021, Cinematografò, il Listone

≈ 2 commenti

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Gardy consiglia, il Listone

2021 – un anno al cinema

207 scandisce il contatore su Letterboxd e qualcuno potrebbe anche essersi perso per strada. È stata un’annata di cinema davvero soddisfacente a livello quantitativo e qualitativo, nonostante si sia sviluppata in un momento personale e globale davvero caotico. Il 2021 mi ha regalato almeno due pellicole pronte ad entrare nel mio pantheon cinematografico e a fregiarsi del titolo di I bellissimi di Gardy. Nella memoria sarà sempre l’anno della mia prima, strana, emozionante Cannes, del trionfo di Venezia sulla storica rivale, del ritorno in sale vuote e malinconiche.

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First Cow: la svolta gentile della selvaggia frontiera americana

07 mercoledì Lug 2021

Posted by Elisa G. in 2021, Cinematografò, Recensionando

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animali carini, John Magaro, Kelly Reichardt, Toby Jones, western

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La locandina di First Cow

La frontiera americana, come ogni genesi, esercita un’influenza sostanziale rispetto a ciò di cui racconta le origini. Ogni grande impero ha bisogno di un mito fondativo, da riscrivere ogni volta che si presenti la necessità di cambiare la sua natura e allo stesso tempo affermare che è sempre stata quella, immutabile, sin dalle origini.
È da qualche tempo che c’è voglia di cambiare gli Stati Uniti, soprattutto nel genere western. Per cambiare ciò che l’America è oggi, bisogna inevitabilmente tornare ai cercatori d’oro, agli indiani, ai bisonti e agli avamposti di frontiera.
First Cow cerca le radici dell’America a partire dal presente, da una piccola rimanenza storica scoperta per caso da un cagnolino. Ci costruisce sopra una storia grandiosa ma di magnitudo irrilevante, perché il nuovo film della regista Kelly Reichardt si occupa di personaggi ai margini della Storia, almeno per chi l’ha scritta in precedenza.


Oltre alla mucca protagonista titolare del film – anche lei avventuriera a modo suo, dato che è il primo bovino a mettere zoccolo in Oregon – al centro della scena ci sono due figure che solitamente rimarrebbe ai margini. Una per i tratti somatici cinesi, l’altra per una fisicità e un’indole all’opposto di quella richiesta agli spregiudicati cacciatori di pelli e scalpi che spostano verso Ovest la “civiltà”.

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A Quiet Place II: oltre l’ambizione, la qualità da franchise

25 venerdì Giu 2021

Posted by Elisa G. in 2021, Cinematografò, Recensionando

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Cillian Murphy, Emily Blunt, fantascienza, i film con gli alieni e le astronavi, John Krasinski, Millicent Simmonds, umani fanno il mazzo ad alieni

Questo articolo è apparso anche su

La locandina di A Quiet Place II

Oggigiorno praticamente ogni film autoconclusivo cova l’ambizione non troppo segreta di trasformarsi in un prolifico franchise. In parecchi avevano storto il naso all’annuncio del sequel di A Quiet Place proprio perché ormai godersi un film in quanto autoconclusivo fino a portarlo al successo significa decretarne la fine repentina dell’autoconclusività, specie se tra i produttori c’è un esperto di universi espansi come Michael Bay.

Quella di A Quiet Place però non è mera presunzione: questo secondo capitolo prova che oltre l’ambizione c’è la qualità necessaria a proseguire una semplice storia horror d’invasione aliena, fornendo quel tanto di sviluppo richiesto a non trascinarsi stancamente al capitolo successivo, senza però strafare in senso opposto.

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Maschile singolare: l’orgoglio, il romanticismo e il diritto ai cliché

06 domenica Giu 2021

Posted by Elisa G. in 2021, Cinematografò, Recensionando

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Alessandro Guida, cinema italiano, Cinemozioni5, fatto con du lire, omoaffettività

Perché mo’ ci stanno pure i divorzi gay? Che ci volete rubare ancora, i mercoledì di Champions? sbotta Michela Giraud nei panni di sé stessa in un passaggio di Maschile singolare.
Una battuta che contiene in maniera inconsapevole la principale colpa del film e un sintomo dilagante nella rappresentazione queer su grande e piccolo schermo: la voglia di appropriarsi di un immaginario finora appioppato al femminile eterosessuale cisgender riguardante la sfera emotiva e romantica.
Se il traguardo è la parità di rappresentazione in quel romanticismo stereotipato e irreale da commedia romantica per donne (immaginario costruito da uomini), allora forse è il caso di rivedere il tragitto fatto sin qui.
Da donna eterosessuale amante del genere ma con una certa voglia di sbarazzarmi io stessa dei cliché della commedia romantica, mi viene da chiedermi: siete sicuri di volerle? Commedie dagli stilemi così duri a morire che il genere stesso è imploso su sé stesso per incapacità di rinnovarsi?

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Rifkin’s Festival: è l’ora di dire addio ai classici?

07 venerdì Mag 2021

Posted by Elisa G. in 2021, Cinematografò, Riflettendo

≈ 3 commenti

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gardy commenta, woody allen

Questo articolo è apparso originariamente su

Il nuovo film di Woody Allen ha il grande merito di avermi portato da tutt’altra parte, a riflettere ancora una volta su una delle Grandi Domande Cinematografiche. Il che vi dice già tutto quello che c’è da sapere su un film che ripete un copione che sappiamo a memoria, con minime varianti. Un critico va al Festival di San Sebastian con la moglie: lei spasima per un giovane regista, lui s’invaghisce di una bella dottoressa. Non siamo a New York ma si parla di New York, siamo in vacanza ma si parla di medici e strizza-cervelli, siamo a un Festival ma non si parla di cinema del presente, perché né il cinema né i Festival sono più quelli di una volta. C’è il momento Woody troll con la pseudo minorenne sgallettatata che si scopa il vecchio artista maniaco e panzone, perché sia mai che Allen ci risparmi. Si ride? Ogni tanto. Non è un picco nemmeno per il tardo Allen, che i suoi picchi (comunque lontanissimi dai film di due o tre decadi fa) li ha. Non qui. Nota positiva: Wallace Shawn è un ottimo alter ego alleniano, bravo a incarnare le sue nevrosi e fisicamente più credibile di altri tentativi recenti di trasfigurarsi su schermo.
Nel film il protagonista Mort rimpiange così tanto i bei film di una volta da finire per sognarli, in versione autobiografica e parodica. Questo è l’aspetto più interessante e non tanto per l’esecuzione, quanto per la scelta dei classici omaggiati e delle iconiche scene ricreate. Con tanto di risata sottolineata della platea dei proiezioni che ci tengono a far sapere che loro, che apprezzano Allen, hanno capito il riferimento.

Prima di continuare vi propongo un piccolo quiz, anonimo: qui trovate un form con le descrizioni delle scene parodiate.

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Your Name Engraved Herein e il queer universale

14 domenica Feb 2021

Posted by Elisa G. in 2020, Cinematografò, Recensionando

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amori adolescenziali, Chang Jia-han, Kuang-Hui Liu, omoaffettività, Taiwan, Wang Bo Te

È la confusione e la superficialità che circondano Your Name Engraved Herein ad aver reso interessante ai miei occhi questo lungometraggio queer, a cui sono arrivata grazie a una cortese segnalazione. Presentato qua e là come il primo film apertamente queer della storia cinematografica taiwanese, mi ha da subito generato qualche perplessità. Film compatrioti che si muovono su registri simili ne ricordavo pure io, che di cinema del sud est asiatico so pochissimo (Wikipedia conferma che ci sono parecchi precedenti).
L’arcano lo risolve il comunicato stampa di fine novembre di Netflix, che si è aggiudicata i diritti di distribuzione internazionali e presenta il film come “il maggiore incasso di sempre per un lungometraggio queer a Taiwan”. Campione d’incassi nel 2020 – anno in cui Taiwan è la prima tra le nazioni della regione a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso – e una delle due pellicole di quell’annata a sfondare la soglia psicologia dei 100 milioni in valuta locale d’incasso. Forse pecco un po’ di dietrologia, ma trovo abbastanza significativo che, quando si parla di una piccola nazione asiatica (specie una con una tradizione cinematografica nazionale ben delineata come Taiwan), si dia per assodato che si possa arrivare al 2020 sfornando il primo film LGBTQ+ in assoluto.

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Il Listone / Tutti i film di Venezia 77

16 mercoledì Set 2020

Posted by Elisa G. in 2020, Cinematografò, il Listone, Recensionando, Specialando

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Ahmad Bahrami, Alex Gibney, Ana Rocha de Sousa, Andreï Konchalovsky, Ann Hui, Bruce Labruce, Carlo S. Hintermann, Chaitanya Tamhane, Chloé Zhao, Christos Nikou, Claudio Noce, Daniele Lucchetti, Emma Dante, Gardy consiglia, Gia Coppola, Giuseppe Pedersoli, Hilal Baydarov, Jasmila Žbanić, Jing Wang, Julia von Heinz, Kiyoshi Kurosawa, Kyle Rankin, Luca Guadagnino, Majid Majidi, Małgorzata Szumowska, Michał Englert, Michel Franco, Mona Fastvold, Nathan Grossman, Park Hoong-jung, Pedro Almodovar, Quentin Dupieux, Regina King, Rodrigo Sepúlveda, Roger Michell, Susanna Nicchiarelli, Venezia 77

In rigoroso ordine di visione, con tanto di voto in stellette, riporto gli appunti volanti presi a caldo al Lido, all’uscita dalle proiezioni dei film di Venezia 77. Quali film mi sono piaciuti e quali, tutto il concorso (Leone d’Oro incluso), qualche incursione tra Giornate degli Autori, sezione Orizzonti e Fuori concorso, al netto di un paio di film in cui ero presente ma il sonno mi ha vinto.

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Approfondendo / Pablo Larraín, il decostruttore di miti

19 mercoledì Ago 2020

Posted by Elisa G. in Approfondendo, Cinematografò

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gardy commenta, Pablo Larraín

Rivedendo Neruda di Pablo Larraín a qualche mese di distanza dalla seconda o terza visione del suo Jackie ho notato una somiglianza che mi sfuggì quando vidi entrambi per la prima volta a cavallo tra il 2016 e il 2017, l’incredibile annata in cui il regista cileno regalò al cinema due splendidi film biografici che nessun altro avrebbe potuto girare, allora e oggi.
In un momento di notevole splendore per le vite iconiche narrate al cinema, in cui il vecchio racconto biografico per immagini mutava pelle e da agiografia dettagliata diventata fotografia di un fugace periodo (anni, mesi, talvolta giorni) che sintetizzassero in un istante un’intera vita, Larraín s’inoltrò nel post moderno, nell’ipermoderno. Il regista s’insinua laddove sogno, storia e propaganda (quella a cui guarda con gelida chiarezza sin da No – I giorni dell’arcobaleno) si fondono e creano una bugia che plasma un volto dietro la maschera.
[il pezzo contiene SPOILER rilevanti sulla trama dei film citati]

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Specialando / il Listone Film 2019

15 domenica Mar 2020

Posted by Elisa G. in 2019, Cinematografò, il Listone

≈ 2 commenti

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Céline Sciamma, Gardy consiglia, il Listone, Luca Guadagnino, Marielle Heller, Martin Scorsese, Matteo Rovere, Pedro Almodovar, Sébastien Marnier, Yorgos Lanthimos

A seguire i dieci libri che più ho amato e che più mi sono rimasti nel cuore o nella mente tra quanto ho visto e commentato nel 2019. Come sempre anteponete a tutta la selezione e al commento un bel secondo me.

Previously on Listoni Film ◇ [2018] [2017] [2016] [2015] [2014] [2013]
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Cineriassuntone settimanale #3 / Jojo Rabbit e Richard Jewell

19 domenica Gen 2020

Posted by Elisa G. in 2020, Cinematografò, Recensionando

≈ 1 Commento

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Alfie Allen, biopic, Clint Eastwood, Jon Hamm, Kathy Bates, momento patriottico bandiera inclusa, nazisti cattivissimi, Olivia Wilde, Oscar 2020, Paul Walter Hauser, Rebel Wilson, Roman Griffin Davis, Sam Rockwell, Scarlett Johansson, Taika Waititi, Thomasin McKenzie

JOJO RABBIT di Taika Waititi
Il piccolo Jojo ha 10 anni ed è un fervente fanatico nazista nella Germania vicina alla disfatta della Seconda guerra mondiale. Essendo mingherlino e irriso dai giovani della città, Jojo si accomopagna a un amico immaginario con le fattezze del Führer. Quando però scopre che la madre nasconde una ragazzina ebrea in un’intercapedine del muro, Jojo sarà costretto a confrontarsi con una realtà molto differente dalla propaganda nazista.
La prova provata che alle volte tirare fuori dal cappello un film riuscito non è nemmeno lontanamente abbastanza. Sinceramente sono un po’ scettica sulle nomination di peso che questo crowd pleaser ha raccolto, tra cui quella per miglior film. Bisogna certo riconoscergli di riuscire a fare un’operazione comica non scontata per un film così trasversale, accessibile e commerciale. Senza Taika Waititi al timone (regia, sceneggiatura e interpretazione di Hitler) palesemente questo film non si sarebbe fatto, o quantomeno non si sarebbe proposto con successo a un pubblico così ampio. Continua a leggere →

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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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