Cineriassuntone settimanale / 19 ottobre 2017
21 sabato Ott 2017
Posted 2017, Cinematografò
in21 sabato Ott 2017
Posted 2017, Cinematografò
in18 venerdì Nov 2016
Posted 2016, Cinematografò, Recensionando
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Aaron Taylor-Johnson, Amy Adams, anche i ricchi piangono, Andrea Riseborough, Armie Hammer, Autocompiacimento registico, Ellie Bamber, hair porn, Isla Fisher, Jake Gyllenhaal, Laura Linney, Michael Shannon, Michael Sheen, thriller, Tom Ford, venezia 73
Paradossalmente un film poco più che mediocre e problematico come Animali Notturni prova che Tom Ford ha davvero la stoffa del cineasta (e forse per fine post la smetto anche con questi pun intended sartoriali) e può solo migliorare, una volta che riuscirà a scendere a patti con le sue idiosincrasie.
Per stavolta però, per il suo secondo giro sulla giostra del cinema autoriale, deve accontentarsi di una sufficienza stiracchiata.
Con il finale pasticciato che si ritrova e parecchi spezzoni di difficile gestione, Animali Notturni appare come un successo solo per chi come la sottoscritta, sventuratamente, ha avuto a che fare anche con il romanzo originale e sa in quale guaio si è volutamente andato a cacciare Tom Ford.
08 domenica Feb 2015
Posted 2014, Cinematografò, Recensionando
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Alejandro González Iñárritu, Andrea Riseborough, Autocompiacimento registico, Costumismi, Edward Norton, Emma Stone, Emmanuel Lubezki, father issue, film PESO, fotografia leccatissima, lesbo en passant, Michael Keaton, Naomi Watts, Oscar 2015, Oscars, Psicologia e Psicosi, teatro, Venezia 71, Zach Galifianakis
Essere davvero bravi in quello che si fa, essere compiaciuti dal saperlo. L’ultimo film di Alejandro González Iñárritu, che si prepara ad affrontare la notte degli Oscar da testa di serie, è l’esempio perfetto di questo assunto. Negli anni ho preso l’abitudine di dividere i registi di fascia alta in due grandi gruppi: quelli molto bravi e desiderosi di far bene e quelli molto bravi e desiderosi di far notare al proprio pubblico quanto stiano facendo bene.
Solitamente si usa un lungo pianosequenza, un movimento di macchina ardito ed inaspettato, una scena così clamorosa che sembra quasi una pausa di narrazione dal film in cui il regista sussurra allo spettatore “ecco, adesso prendiamoci cinque minuti in cui ti mostro di cosa sono capace”. Sfruttando le possibilità del digitale, Birdman espande questo momento di estetica e potenza espressiva per tutta la sua durata.
20 lunedì Gen 2014
Posted 2012, Cinematografò, Recensionando
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adolescenti problematici, Alexander Skarsgård, Andrea Riseborough, Andrew Stern, Henry Alex Rubin, internet è il NEMICO, Jason Bateman, Jonah Bobo, la forza salvifica dell'Ammmore, ma anche no, Michael Nyqvist, Paula Patton
Per dovere di completezza, per mettervi in guardia e per togliermi la soddisfazione di massacrare un film senza l’angoscia di fare torto a qualcuno. Perché diciamolo, Disconnect è una porcata fatta e finita. Un film con un cast amplissimo in cui almeno un nome che vi interessa lo trovate, votato a una storia composta da tante microtrame che finiscono per intrecciarsi tutte insieme in un messaggio che più o meno suona com’è solitario e triste il mondo in cui Internet mina i rapporti umani, signora mia!
Nell’anno in cui gente del calibro di Spike Jones indaga la sfera più intima e personale condivisa con un sistema operativo in “Her”, in Italia approda con tutta calma una pellicola che per profondità riflessiva e intento moraleggiante potrebbe tranquillamente essere scritta dagli autori di un contenitore pomeridiano di cronaca spiccia sulla tv generalista italiana. Paura eh?
10 mercoledì Lug 2013
Posted 2012, Cinematografò, film PESO, Recensionando
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Aidan Gillen, Andrea Riseborough, BBC, Cliwe Owen, Domhnall Gleeson, film col dramma dentro, film PESO, Gillian Anderson, James Marsch, shadow dancer, Tom Brabdy, tristezza a palate, uno spia l'altro pure
Già quando vi raccontavo di quel mezzo disastro di “Oblivion”, avevo postulato che Andrea Riseborough era un’attrice da tenere d’occhio. Da qui a stalkerarla impunemente ad ogni uscita italiana il passo è stato breve. Specie se le rarefatte uscite italiane di qualità di titoli europei rendono quest’impresa così abbordabile e concentrata nella stagione estiva.
Ovviamente la presenza di una rediviva Gillian Anderson ha molto contribuito al mio alzare le chiappe dalla sedia per andare a sedermi al cinema, indubbio. Scusa Clive Owen, ma questo giro la compagine femminile è infinitamente più interessante.
Come, mi sto dimenticando di James Marsch, celebratissimo regista di “Man on Wire” (che non ho ancora visto ma mi hanno ripetuto talmente tante volte quanto sia bello che ne sono intimamente convinta anche io)? Un motivo ci sarà.
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12 venerdì Apr 2013
Posted Specialando
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Andrea Riseborough, Danny Boyle, Eran Creevy, figa-macchinone-esplosioni, film coi pugni nelle mani, film con Mark Strong, Imogen Poots, Jaime Bell, James McAvoy, Jon S. Baird, Mark Strong, Psicologia e Psicosi, Rosario Dawson, single manly tear, Svuncio, Trance, Welcome to the Punch
Se c’è un fattore che può indurmi a correre al cinema a vedere un film, quello è la presenza di James McAvoy, da sempre invischiato in film più o meno decorosi in cui a un certo punto fa azzurreggiare gli occhi e versa una emozionante single manly tear. Ovviamente dall’uscita di “Xmen First Class” la lista dei motivi per cui un film con McAvoy va tenuto d’occhio si è ulteriormente allungata.
Fototestimonianza metropolitana.
Il nostro però ultimamente, causa nascita di un figlio, aveva rallentato il ritmo, gettandoci nel panico. Ora però il Regno Unito si prepara a fronteggiare un’invasione di film mcavoy-centrici, che non si sa bene se e quando approderanno anche da noi.
Eccoli, nel dettaglio.
10 mercoledì Apr 2013
Posted 2013, Cinematografò, Recensionando
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Andrea Riseborough, fantascienza, fotografia leccatissima, i film con gli alieni e le astronavi, Joseph Kosinski, Melissa Leo, Morgan Freeman, Nikolaj Coster-Waldau, Olga Kurylenko, Ronald R. Reiss, Tom Cruise, voice over molesto
Secondo alcuni la fantascienza starebbe vivendo un periodo d’oro al cinema. Personalmente invece ritengo che uno sparuto numero di pellicole d’azione/thriller con qualche elemento fantascientifico e un paio di vere perle dalla produzione piuttosto risicata siano riuscite a balzare agli onori della cronaca, permettendo ad alcuni “registi di genere” di cimentarsi con budget e progetti dalle proporzioni più rilevanti.
Joseph Kosinski teoricamente rientrerebbe in questo novero. D’altronde quando il tuo scopritore è Fincher e con le tue prime sequenze IMAX impressioni i piani alti della Disney, attrai l’attenzione di tutti.
Già il passaggio successivo però non è così logico: come è riuscito Kosinski a ottenere dalla Universal Pictures 120 milioni di dollari per girare una sua storia breve (12 pagine) poi trasformata in graphic novel e presentata in forma di ashcan copy (una forma grezza che permette di tutelare il proprio diritto d’autore sulla storia originale) in qualche migliaio di copie al Comicon di San Diego del 2010? Specie dopo il mezzo fallimento di un titolo che si vende da solo come “TRON:Legacy“, intendo.
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