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Alessandra Mastronardi, Anton Corbijn, Berlinale 65, c'e' anche un po' d'Italia, coat porn, Dane DeHaan, delicate palette cromatiche, il disperato urlo silenzioso della fangirl in incognito, Joel Edgerton, Lauren Gallagher, nessuno mi capisce, omoaffettività, Robert Pattinson, Ship Sheep, shippabbestia, tratto da una storia di poco falsa
Il problema dei grandi miti del cinema è che ogni volta che li riporti sul grande schermo devi ricordare allo spettatore perché sono diventati tali. Bionde fatali e giovani ribelli, non importa chi sia il tuo bersaglio: se li prendi dal lato umano e decidi di ripercorrere la strada che li ha trasformati da uomini a miti, non devi mai dimenticarti di mostrare il loro potenziale e il contesto che ha permesso loro di esplodere.
Il nuovo film di Anton Corbijn, Life, prende la strada del flash biografico, raccontando una settimana della vita della stella nascente di Hollywood, James Dean, e del giovane fotografo convinto di aver scorto in lui l’icona di una generazione da consacrare.
Il problema è che perde da qualche parte parte la sua motivazione, il suo perché.