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adolescenti problematici, Ari Folman, Autocompiacimento registico, Cannes, Cannes 2013, dramma familiare obbligatorio, fantascienza, film PESO, Harvey Keitel, Jon Hamm, ma anche no, Paul Giamatti, Psicologia e Psicosi, Robin Wright, se capisce e non se capisce, WTF!?
Quando vedo che film come “The Congress” di Ari Folman vengono tollerati e persino apprezzati, sento le mie convinzioni vacillare. Siamo d’accordo che il bello è soggettivo ed è una questione di gusti e tutto quello che volete voi, ma vedere espanso questo concetto sino a inglobare un film tanto sconclusionato e inutile mi fa venir voglia di cercarne gli estimatori a uno a uno con la lista dei film che hanno snobbato e sbeffeggiato, indicandoli e chiedendogli “cosa ha di meglio l’ultimo Folman di questo e quello?”.
Lo dico da una posizione più che interessata e disponibile verso un mondo futuribile e tecnologicamente contraddittorio come quello presentato in questa pellicola. Talvolta però essere un estimatore del genere non può che far balzare all’occhio il cattivo utilizzo (per non dire l’inutile scomodare) dei canoni del genere.
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