Tag
Abu Bakr Shawky, Ali Abbasi, Alice Rohrwacher, Asghar Farhadi, Camille Vidal-Naquet, Cannes, Cannes 2018, Ciro Guerra, Debra Granik, Eva Husson, gardy commenta, Gaya Jiji, Guillaume Nicloux, Hirokazu Kore-eda, Jafar Panahi, Jaime Rosales, Jean-Luc Godard, Jia Zhangke, Joe Penna, Julio Hernández Cordón, Kirill Serebrennikov, Lars von Trier, Lukas Dhont, Pawel Pawlikowki, Ryūsuke Hamaguchi, Sergey Loznitsa, Spike Lee, Stéphane Brizé, Stefano Savona, Wanuri Kahiu
Ahhh, il sole, il mare, la Croisette. E io, ancora una volta ancorata alla ridente pianura Padana, lontana fisicamente ma vicina psicologicamente e “socialmente” a quanti il Festival quest’anno punisce con proiezioni stampa sostanzialmente azzerate. Che per quanto gli accreditati sappiano essere fingardi e spoileratori, non se lo e ce lo meritiamo, questo vedere i film e leggere i commento nel cuore della notte, dopo la prima mondiale post red carpet di Cannes 71.
Insomma, un altro anno di Cannes all’insegna del mai-una-gioia, stavolta pure per chi è in Croisette, in un’annata che tra polemiche in-fi-ni-te, programmi con poco fattore wooow e continue voci di declassamento di quello che (per ora) è il primo festival cinematografico mondiale per importanza.
In un mondo migliore e più giusto, io vi potrei proprio recensire i film dal Palais. In un mondo più semplice, questo recappone di impressioni, voci e umori dalla Croisette sarebbe aggiornato giornalmente: si fa quel che si può, voi quando passate di qui, dateci un’occhiata: sopra e sotto, perché il post è in evidenza ma continueranno ad arrivare aggiornamenti sul resto. Ovviamente espressioni di affetto e di spam da qui al 19 maggio alimenteranno la mia voglia di essere costante e completista.
[AGGIORNATO AL 15 MAGGIO]