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avvocatese, biopic, father issue, Idris Elba, Jeremy Strong, Jessica Chastain, Kevin Costner, Michael Cera, Oscar 2018, tratto da una storia di poco falsa, un profondo senso di giustizia
Ispira persino un po’ di divertita tenerezza constatare l’assoluta trasparenza dell’operazione Molly’s Game, il film con cui lo sceneggiatore contemporaneo per antonomasia Aaron Sorkin decide di dirigere un copione scritto di suo pugno in maniera letterale, esordendo alla regia. Il meccanismo è ben oliato, quasi un automatismo di scrittura: cerca il tratto da una storia vera giusto, un profilo biografico straordinario e iconico, quello che gli statunitensi definiscono larger than life.
Poi scrivilo e riscrivilo piegandolo ai messaggi e alle riflessioni che intendi farci sopra, anche se la vicenda iniziale non era poi così automaticamente riferibile a quello che gli arguti dialoghi sorkiniani ora alludono e ora urlano.
Solo che stavolta al centro della vicenda scritta da uno degli autori più criticati per le sue controverse figure femminili c’è una protagonista di sesso femminile.
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