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Alba Rohrwacher, Alexandre Desplat, Autocompiacimento registico, Bebe Cave, c'e' anche un po' d'Italia, Cannes, Cannes 2015, Christian Lees, Costumismi, delicate palette cromatiche, fantasy, fotografia leccatissima, Guillaume Delaunay, John C. Reilly, Jonah Lees, Massimo Cantini Parrini, Massimo Ceccherini, Matteo Garrone, Salma Hayek, Shirley Henderson, Stacy Martin, Toby Jones, Vincent Cassel
È difficile dare un giudizio a caldo sul nuovo film di Matteo Garrone in concorso a Cannes 2015: non è un’apertura paracula, quanto piuttosto un avvertimento. Nell’affollatissima proiezione stampa di Milano di oggi all’ultima transizione su nero di chiusura ci sono stati parecchi secondi di silenzio, mentre più o meno tutti facevamo i conti con una pellicola che innanzitutto spiazza e ancor di più considerando i precedenti del regista di Gomorra e Reality, decisosi improvvisamente a fare un tuffo nel fantastico più fiabesco con un adattamento di tre novelle tratte da Lo Cunto de li Cunti, opera fondativa del genere di Giambattista Basile, un corpus di una cinquantina di fiabe a cui tutti i grandi nomi europei che associate alla parola hanno attinto a piene mani, fino ad arrivare a questa interpretazione garroniana.