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Archivi tag: Bruce Dern

Recensionando / The Hateful Eight

07 domenica Feb 2016

Posted by Elisa G. in 2015, Cinematografò, Recensionando

≈ 8 commenti

Tag

Autocompiacimento registico, Bruce Dern, c'e' anche un po' d'Italia, Channing Tatum, COLLO, Dana Gourrier, delicate palette cromatiche, Demián Bichir, Ennio Morricone, fotografia leccatissima, Jennifer Jason Leigh, Kurt Russell, Michael Madsen, Oscar 2016, Oscars, Quentin Tarantino, Samuel L. Jackson, social justice, Tim Roth, Walton Goggins, western, Zoë Bell

hateful8_!Rieccoci qui a parlare di un film di Quentin Tarantino, l’ottavo film di Quentin Tarantino, uno che non solo ormai gioca in una lega a sé, ma che quella lega se l’è costruita con le sue mani e la sua decina scarsa di film, collaborazioni e mediometraggi. Prima importante precisazione e successivo parere: grazie a Leone Group e Rai Cinema, la proiezione stampa si è svolta il lingua originale e in gloriosa pellicola Ultra Panavision 70 mm, con tanto di combo Overture + primo tempo + intervallo + secondo tempo + programma cartaceo. Questo non (solo) per farvi schiattare d’invidia ma per mettere da subito in chiaro che l’operazione, oltre che a consentire un momento di fruizione cinematografica super-nostalgia d’altri tempi , ha un suo notevole perché e, se ne avete l’opportunità, vale davvero la pena e i vostri denari.

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Recensionando / Nebraska

02 domenica Mar 2014

Posted by Elisa G. in 2013, Cinematografò, film PESO, Recensionando

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Tag

Alexander Payne, Autocompiacimento registico, Bob Odenkirk, Bruce Dern, Cannes 2013, delicate palette cromatiche, father issue, film PESO, Gerontofilia, June Squibb, momento patriottico bandiera inclusa, Oscar 2014, Oscars, Stacy Keach

neb1Forse Nebraska non sarebbe finito tra i candidati come miglior film in compagnia di “Philomena” se giusto l’anno precedente Haneke non avesse così potentemente sdoganato il tema geriatrico, aggiungendolo al lungo elenco di soft spot a cui l’Academy non riesce a rimanere indifferente. La discriminante però rimane sempre il cast chiamato ad affrontare una storia in bilico, che può risultare sia un toccante road movie familiare di rifondazione del rapporto padre e figlio sia una sviolinata sullo spirito dell’America preservato dagli stati più trascurati di cui non si sentiva il bisogno. Dato che dietro la camera da presa c’è Alexander Payne, il film è diventato automaticamente il da me più temuto tra i nove nominati alla categoria che mi impongo ogni anno di recuperare integralmente. Alex, senza rancore, ma sai essere pesantissimo anche quando non parli di anziani.
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SFF lover, pro reviewer, every day shipper.

Elisa Giudici, talvolta Gardy, sempre io.

Malvagia, misteriosa ed esotica, ho finito per fare del mio recensire a tempo perso un lavoro, tranne qui, dove continuo a perdere tempo dietro a cinema, letteratura e televisione.

Elargisco aggettivi e rintraccio sottotesti dalla nebbie padane, sognando tappeti rossi, viaggi interstellari, drammi vittoriani e statuine dorate.

Il mio animale totemico è un fottuto cervo metaforico (FCM).

Se "ci shippo qualcuno?" è la vostra domanda, questo blog è la risposta.

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