Tag
Billy Crudup, Callie Hernandez, Carmen Ejogo, D.W. Harper, Danny McBride, Demián Bichir, fantascienza, Guy Pearce, i film con gli alieni e le astronavi, James Franco, John Logan, Katherine Waterston, Michael Fassbender, Ridley Scott, scienziati che combinano casini micidiali, spiegazioni cazzare, WTF!?
La saga di Alien ha le caratteristiche giuste per diventare un franchise? I produttori sembrano pensare di sì, dato che da qualche tempo spingono per renderla transmediale, ricamarci intorno sequel, prequel e persino un giorno dedicato, Alien’s Day, rincorrendo i successi di Star Wars e di Star Trek.
Dopo la visione di Prometheus e di Alien: Covenant però sono convinta che Alien non abbia le caratteristiche ideali per sottoporsi a questa trasformazione senza gravi conseguenze. Ovviamente a mancargli non è la qualità: raramente si è vista una saga fondata da 2 film così diametralmente opposti (da una parte l’apertura intimista e mistica di Scott, dall’altra il gigantismo e la verve di Cameron), capaci di risultare alieni, appunto, memorabili nel panorama cinematografico dell’epoca. Come mantenere questa sferzata d’inaspettato e rivoluzionario se l’abc del franchise e degli universi espansi è ripetizione, consolidamento, canonizzazione? Come sottolinea Peter Bradshaw su The Guardian, a differenza del suo titolo Covenant risulta sin troppo familiare, in maniera sgradevole e allarmante.