Tag
adolescenti problematici, chiamare le cose col loro nome, dramma familiare obbligatorio, film col dramma dentro, Gente che Cammina, Gillian Anderson, Kacey Mottet Klein, Léa Seydoux, Ursula Meier
Sister è il classico piccolo film davvero notevole che uno finisce per perdersi a fronte di un’intera annata cinematografica cui star dietro. Insomma, se ne parlò parecchio bene ai tempi (era Berlino, mi pare), però Ursula Meier non è esattamente un nome che aumenta la priorità di recupero. Ai tempi non lo era nemmeno la bionda glaciale di “Mission Impossibile: Ghost Protocol”, quella che poi abbiamo amato e per cui abbiamo sofferto nel capolavoro di Kechiche. Léa Seydoux e la curiosità di capire se ci fosse del potenziale attoriale anche prima dello splendido film su Adéle mi hanno riportato sui miei passi. Risultato: una performance stupenda della nostra, tra il genuinamente inquieto e il vividamente spiazzante, ricca di quell’autenticità con cui Sofia Coppola consegnava alla notorietà planetaria una Scarlett Johansson ancora inconsapevole del suo fascino.