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adolescenti problematici, coming of age, Greta Gerwig, hipsteria portami via, Laurie Metcalf, Oscar 2018, Saoirse Ronan, Timothée Chalamet
C’è qualcosa di potentemente speculare e un po’ paraculo nel modo in cui Lady Bird e Chiamami col tuo nome – due dei film più amati dal pubblico in corsa agli Oscar 2018 – dialogano idealmente tra loro.
Sicuramente si sono già spesi fiumi d’inchiostro e di byte per comparare due film che a livello narrativo e a livello registico fanno spesso scelte simili, talvolta identiche (cfr. la scena della madre che recupera il figlio/la figlia in condizioni di naufragio emotivo).
Se del film di Guadagnino si è a lungo discusso proprio in merito al calcolo che sta dietro un’operazione che appare personale e sentita ma come sappiamo gli è capitata per le mani quasi di risulta, raramente ho visto mettere in dubbio la genuinità del sentito dietro a quella che è quasi un’autobiografia dell’adolescenza della sua esordiente regista. Da estimatrice di Greta Gerwig di vecchia data (quando era “solo” la musa di Noah Baumbach e la reginetta del cinema indie statunitense) io invece ho più di qualche dubbio in merito.
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