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Cynthia Wade, Ellen Page, Hans Zimmer, Josh Charles, Julianne Moore, lesbiche vestite male, lesbofilm, Michael Shannon, omoaffettività, Peter Sollett, risata schecca raggelante, Steve Carell, tratto da una storia di poco falsa
Sono innumerevoli i motivi per cui vale la pena produrre, realizzare e vedere un film. Alle volte prevale la nona musa, altre l’intrattenimento e infine ci sono storie che vale la pena raccontare, quelle a cui dobbiamo la formula tratto da una storia vera e l’epilogo narrato con brevi didascalie e foto sui titoli di coda: Freeheld ricade decisamente in quest’ultimo gruppo.
Questa storia si è già guadagnata un Oscar nel 2008, grazie al cortometraggio documentario girato da Cynthia Wade per raccontare e ricordare la battaglia di Laurel Hester, agente di polizia a Ocean County, New Jersey. L’intento qui è stato quello di trasformare il documentario in fiction, un formato di nicchia in uno accessibile al grande pubblico, che magari occhieggiasse anche all’Academy, dati i temi trattati.
Purtroppo però si è scelto di valorizzare la storia nella maniera canonica e stereotipata che ci aspettiamo di fronte alla tripletta malattia, omosessualità e diritti negati sin dai tempi di Philadelphia, facendo ricadere il film nel gorgo di una banalità e di uno stereotipo che proprio non dovrebbero appartenergli.
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