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Anton von Lucke, Cyrielle Clair, Ernst Stötzner, François Ozon, I was distracted by the gay, Marie Gruber, melodramma, Paula Beer, piangerone, Pierre Niney, venezia 73
Sgravato dal peso di dover tirar fuori il suo miglior film di sempre con Nella Casa ma forse un po’ indeciso sul da farsi con Giovane e Bella e Una Nuova Amica, François Ozon si rifugia nel suo genere d’elezione – il melodramma – e finisce per essere il bello e trascurato di Venezia 73.
Lo fa con una maturità narrativa ed estetica frutto dei tanti film, riusciti o meno, che si è messo alle spalle, ma anche di una storia che maneggia e manovra alla perfezione, così come le aspettative del suo pubblico.
Frantz è insomma la prova che a differenza di altri registi innamorati della sensualità e dell’ambiguità (cfr. il nostro Ozpetek), François Ozon è capace di guizzare da un genere all’altro, reinventandosi senza diventare schiavo delle proprie ossessioni o delle aspettative del suo pubblico, che anzi sfrutta a suo favore. Quando però torna nei territori del melodramma, riesce a tirar fuori cose davvero magnifiche.
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